Nei rintocchi della Martinella ancora oggi riecheggia quel senso di ribellione che portò Firenze alla Liberazione. Il 79° anniversario di quell’11 agosto è stato celebrato proprio a partire dal suono della campana della Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio.
A seguire la deposizione di una corona di alloro da parte delle autorità civili, religiose e militari al monumento ai caduti di tutte le guerre, in Piazza dell’Unità italiana. Fino alle celebrazioni ufficiali sull’arengario di Palazzo Vecchio.
Per la prima volta in veste di presidente della Regione è intervenuto anche Eugenio Giani. Insieme a lui il sindaco Dario Nardella, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e la presidente provinciale Anpi Firenze e membro della segreteria nazionale Vania Bagni.
“Queste celebrazioni – ha detto Giani – non vogliono ricordare ciò che accadde 79 anni fa con retorica, ma con sentimento autentico e vivo. Una memoria come fattore importante per guardare al futuro con giusti valori, con speranza. Una Regione che ha nel suo dna questa giornata, a partire dal Gonfalone dove campeggia il Pegaso che è anche il simbolo scelto dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e dal suo presidente, Carlo Ludovico Ragghianti, colui che assunse il governo provvisorio della città proprio l’11 agosto del ‘44. Così come fece anche la Regione, nel 1970, accostandolo ai suoi colori millenari, il bianco e rosso”.
“79 anni fa Firenze fu la prima, tra le grandi città italiane, a liberarsi da sola – ha proseguito Giani -. Firenze si caratterizzò come l’anima di una liberazione che interessava tutta l’Italia. Qui il popolo italiano si ribellava al nemico rifiutando il fascismo e trovando la strada per la democrazia. Oggi è una data che vuol ricordare il duro prezzo pagato da Firenze e dai suoi abitanti, e del suo primato per cercare ad ogni costo la propria libertà. Tutto questo – ha concluso – deve continuare a vivere, deve restare nella memoria ed essere trasmesso ai nostri figli. Per far capire a cosa portò la deriva fascista”.
Il primo museo diffuso della Resistenza
Perchè il ricordo di quei giorni e i gesti eroici di chi lottò per la Liberazione non vengano dimenticati il sindaco Dario Nardella ha annunciato una novità per il 2024. “Voglio annunciare un nuovo progetto, che nasce da una idea del partigiano Silvano Sarti. Quello di creare il primo museo diffuso della Resistenza italiana. Sarà un collettore di ciò che è stata la Resistenza a Firenze, dagli eventi accaduti nei quartieri alla valorizzazione dei fatti meno noti. Lo inaugureremo il prossimo 25 aprile” ha annunciato l’iniziativa per l’80/o anniversario della Liberazione di Firenze.
Ha aggiunto Nardella, “nelle 11 sedi delle biblioteche cittadine e in una sala a Palazzo Vecchio metteremo in risalto questo straordinario patrimonio di memoria. Questa è l’idea concreta, non astratta della cura della memoria. È un progetto molto concreto“.
Nardella: non dimenticare radici della Costituzione
“Vorrei ricordare l’attuale capo dello Stato Mattarella che non ha mai fatto mancare la sua voce per ricordare che la Costituzione italiana è democratica, repubblicana e antifascista. Non possiamo dimenticare da dove nasce la nostra Costituzione. Non facciamoci abbindolare da chi sostiene che ci sia stato un fascismo buono che è diventato cattivo a causa del nazismo, non è così. Il legame tra fascismo e nazismo è legame storico e indissolubile” ha sottolineato il sindaco di Firenze.
“Non è vero che ricordare queste date sia diventato uno stanco rituale e questo luogo pieno lo conferma – ha sottolineato -. Dieci anni fa decidemmo di spostare le celebrazioni dell’11 agosto in piazza della Signoria dal Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio: oggi posso constatare che non saremmo entrati nel Salone dei Cinquecento. Qui c’è un desiderio di dignità, democrazia, libertà. C’è il desidero di coloro che hanno dato tutto, persino la vita, per il proprio Paese. A tutti loro va oggi il nostro ringraziamento“.
Il ricordo di chi lottò per la Liberazione
Il sindaco di Firenze ha ricordato il partigiano ‘Marco’ Leandro Agresti e tutti si sono alzati in piedi: “C’è una sedia vuota con una rosa, era la sua sedia – ha affermato -. Mancherà moltissimo alla nostra città. Desidero rivolgergli un saluto di infinita riconoscenza e gratitudine“.
Il sindaco ha citato anche “il partigiano Aligi Barducci, il partigiano ‘Potente'”. E ancora “Uomini di chiesa come il cardinale Elia Dalla Costa, uomini come Piero Calamandrei, il sindaco Giorgio La Pira, donne che hanno sacrificato tutto per la Liberazione di Firenze. Tra le tante donne ricordo la staffetta partigiana Teresa Mattei. E poi uomini dello sport come Gino Bartali, uomini del mondo dell’arte e della cultura come Carlo Ludovico Ragghianti“.