Non è solo geotermia, natura e Medioevo, non è solo stradine lastricate da esplorare , chiassi strettissimi, ombre che regalano ristoro, fiori appoggiati sul selciato, piccole pennellate colorate di profumi e bellezza. Castelnuovo Val di Cecina racconta anche altre storie di contemporaneità e di riscatto, ad appena pochi passi dal borgo appoggiato sulla collina come un grappolo d’uva.
Storie che raccontano come il legno di recupero possa vivere una seconda vita. Una scelta di rinascita anche per Celeste Uccheddu che il legno lo ascolta e lo rispetta, affascinata da quella “materia viva” che continua il suo ciclo di esistenza anche quando le radici non sono più ancorate a terra. Così qualche anno fa decide di aprire una segheria mobile in questo borgo toscano della provincia di Pisa, terra di mezzo tra il senese e il grossetano.
Tutto parte dall’azienda di famiglia, dal padre impegnato dagli anni Novanta nel settore della selvicoltura e dalla passione di Celeste per l’arredamento. “Ho pensato che le attrezzature già le avevamo quindi ho ordinato un supporto da mettere alla motosega per trasformare tronchi di recupero, piante morte e franate in tavole grezze e altri oggetti di arredamento”, racconta l’imprenditrice mentre indica enormi lastre di legno dalle forme più svariate. Ognuna racconta il proprio vissuto, la propria identità. I nodi, gli anelli, le fibre, il colore che si fa più evidente in certi punti, più tenue e delicato in altri. E poi le radici contorte trasformate in fantastiche forme d’arte che si reinterpretano in una testata del letto, un tavolo, un quadro.
Ci contattano persone che hanno piante ormai seccate intorno a casa, sanno che noi possiamo dargli una nuova opportunità
All’inizio Celeste ha recuperato e lavorato solo legno locale, poi la ricerca si è allargata in altre zone d’Italia. “Siamo partiti da Massa Marittima, Follonica, Volterra ma ormai veniamo chiamati anche fuori dalla Toscana. Ci contattano persone che hanno piante ormai seccate intorno a casa, sanno che noi possiamo dargli una nuova opportunità e anche un valore economico visto che le acquistiamo. Se si trovano fuori dalla nostra regione facciamo abbattere gli alberi da aziende della zona, poi lavoriamo il legno qua, a Castelnuovo”.
Lavorare il legno mi ha fatto capire che i limiti si possono superare
Celeste per far conoscere la sua segheria al femminile ha utilizzato fin da subito i social. All’inizio – spiega – non è stato semplice inserirsi un in comparto professionale prettamente maschile. Una “diffidenza” solo iniziale, sfociata poi in una fiducia duratura. “Abbiamo clienti che ormai ci seguono e acquistano da noi da anni, da quando abbiamo iniziato. Lavorare in legno mi ha fatto capire che davvero i limiti si possono superare”.
Sempre sui social l’imprenditrice racconta la favola del legno, degli ulivi, del cedro del Libano che veniva messo a dimora nelle ville storiche durante l’Ottocento o ancora la sequoia, l’abete, l’olmo. “Proprio l’olmo muore per la grafiosi in tutta Italia”, ricorda Celeste. “Noi lo recuperiamo e lo trasformiamo in tavole. Cerco di metterci veramente l’amore e attaccamento. Le mie tavole le coccolo, le vedo prendere forma fino a lasciarle andare via per la loro strada”, aggiunge poi con gli occhi che si illuminano parlando del suo progetto di recupero che da un’idea è diventato solidità.
La lavorazione del legno è stata una sfida anche fisica, un lavoro faticosissimo che regala emozione
“Quella della lavorazione del legno è stata anche una sfida fisica, un lavoro faticosissimo che regala emozione. Vedere come un tronco diventa elemento di arredo è una grandissima soddisfazione, è come un cerchio che si chiude”.
Oggi Celeste collabora con interior designer, architetti, artigiani ma il suo sogno di far rivivere tronchi che altrimenti sarebbero stati destinati a diventare legna da ardere, cippato o ancor peggio abbandonati nei campi, vuole spingersi oltre i semilavorati.
“L’obiettivo è quello di creare elementi di arredo finiti. Se mi guardo indietro vedo che il mio percorso è stato complesso e so dove voglio arrivare perché non ho intenzione di fermarmi. Ho acquistato un piccolo fondo commerciale nel borgo e lì vorrei creare la nostra piccola esposizione, il nostro showroom”.
Celeste Uccheddu ha le idee chiare. La spingono la passione, la creatività e la sensibilità tutta femminile nel comprendere il legno, rispettarlo, coltivandone la storia passata e scrivendone un’altra, fuori suolo, dove quella materia così affascinante potrà riprendere la propria strada di vita, diventare elemento di una casa, uno studio, un hotel. Trovare un nuovo luogo dove mettere radici immaginarie e generare nuova sfolgorante bellezza. Il legno in fondo racconta storie d’eternità.