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L’edizione livornese dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert: un volume ripercorre l’avventura editoriale e storica

Il libro di Gabriele Benucci, che sarà presentato il 7 agosto, è dedicato alla storia della ristampa dell’opera che venne realizzata nella città labronica tra il 1770 e il 1778

Gabriele Benucci e l’edizione livornese dell’Encyclopédie

Si intitola “L’edizione livornese dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert” il libro di Gabriele Benucci, uscito per Edizioni Erasmo, che ripercorre la storia della ristampa della celebre opera francese che venne realizzata nella città labronica ormai oltre 250 anni fa. Un’impresa editoriale che per il valore storico, culturale e imprenditoriale ancora oggi è importantissima per Livorno e venne realizzata tra il 1770 e il 1778, l’ultima delle tre edizioni in folio (il formato di stampa di maggiori dimensioni) dopo quella di Parigi (1751–1772) e di Lucca (1758–1776).

Il libro di Gabriele Benucci verrà presentato mercoledì 7 agosto alle 11 presso la sala conferenze della Biblioteca Labronica di Villa Fabbricati a Livorno, alla presenza del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, del sindaco di Livorno Luca Salvetti e dell’assessore alla cultura Simone Lenzi.

Livorno nel Settecento: città cosmopolita e liberale

A metà Settecento e per tutta la seconda parte del secolo, Livorno era sicuramente uno dei porti più importanti del Mediterraneo e una città caratterizzata da cosmopolitismo, liberismo e grande vivacità economica: un ambiente ideale per la terza edizione dell’Encyclopédie e per l’editoria in generale. È in questo contesto che prese vita questa terza e ultima edizione in folio, la cui storia editoriale viene ripercorsa nel libro di Benucci che mette in luce le motivazioni culturali ed economiche, i personaggi, le sfide e gli ostacoli che la caratterizzarono nel rapporto e nel confronto con le due precedenti edizioni parigina e lucchese.

L’edizione livornese dell’Encyclopédie

L’Encyclopédie livornese, Pietro Leopoldo e lo stampatore Giuseppe Aubert

In virtù dello status di porto franco e del governo illuminato di Pietro Leopoldo, Livorno acquisì una funzione fondamentale: quella di veicolare la penetrazione delle nuove idee, in particolare  all’Inghilterra prima e dalla Francia poi. Soprattutto a partire dagli inizi degli anni Sessanta del XVIII secolo, l’attività editoriale cominciò ad avere in città uno sviluppo consistente e le stamperie arrivarono a produrre opere la cui qualità eguagliò, se non addirittura superò, quella delle più reputate officine tipografiche di altre città della Penisola, facendo di Livorno uno dei centri più attivi della produzione e del commercio librario.

Anche l’edizione enciclopedica livornese dovette sfidare la messa all’Indice da parte della Chiesa di Roma, ma ebbe dalla sua parte il Granduca Pietro Leopoldo, il “principe filosofo”. Niente però sarebbe stato possibile senza la caparbietà, il fiuto per gli affari in campo editoriale e l’amore per la conoscenza e le idee provenienti d’oltralpe di Giuseppe Aubert, lo “stampatore letterato” che fu ideatore e principale artefice dell’edizione di Livorno. L’opera di questa originale figura di stampatore-letterato, uno dei più intelligenti ed abili imprenditori dell’editoria italiana del Settecento, si delinea in tutti i suoi aspetti attraverso l’importante corrispondenza che egli intrattenne con il gruppo del Caffè, con Cesare Beccaria e con i fratelli Alessandro e Pietro Verri.

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