Cresce, a ritmo contenuto, l’economia toscana. Luci e ombre, come sempre, nel rapporto Irpet presentato nelle sede della giunta regionale a Firenze: bene l’export, il turismo e il mercato del lavoro; in difficoltà la moda. Il Pil resta comunque su terreno positivo: la previsione per i prossimi anni parla sempre di crescita, stabile ma lenta: +0,8% nel 2024 e 2025, +1,2% nel 2026, in linea con quella nazionale.
“In un momento in cui a livello nazionale si parla di crisi, di inizio di un periodo recessivo, l’economia toscana tiene, naturalmente con luci e qualche criticità – è la sintesi del presidente della Regione Eugenio Giani – Le luci sono il buon andamento di settori come il turismo, che davvero sta esplodendo di settori legati all’esportazione, penso alla gioielleria, all’agroalimentare, penso a una serie di settori legati alla meccanica dove l’innovazione rende competitiva l’economia toscana. Penso al dato importante del lavoro, perché possiamo definire la realtà toscana una realtà nella quale si sta vivendo sostanzialmente una tendenza verso la piena occupazione”. Poi ci sono le ombre: “La moda – continuna Giani – vive un’indubbia situazione di crisi, non a caso abbiamo aperto due tavoli di crisi, quello specifico delle concerie e della pelletteria per il comprensorio del cuoio, e quello più generale della moda nel contesto del tessile”, mentre sul piano del lavoro “è vero che ormai siamo in una situazione, per chi lo vuole, di piena occupazione, però la criticità è il lavoro precario, è il livello dei salari, e sempre più la necessità del salario minimo si sente come impellente”
Un’economia a due velocità
Bene il turismo che ha visto un aumento delle presenze straniere (+17,6%) e dei pernottamenti complessivi (+8,8%), con una crescita dei mercati extra europei e delle strutture extra alberghiere. Le presenze sono tornate ai livelli del 2019, con la componente straniera a far da traino. Andamento opposto per l’industria: il calo dell’indice di produzione nel 2023 è stato del 3,3% (2,1% in Italia) e nel primo trimestre 2024 del 4,9% (3,5% in Italia), imputabile all’andamento negativo del comparto moda, specialmente pelletteria, cuoio e calzature.
Le esportazioni invece segnano per il 2023 il +3,3% (-1,4% Italia) e nel 2024 il +6,3% (-1,9% Italia) con un trend superiore a quasi tutte le altre regioni italiane. Entrando nel dettaglio si vede che il merito è di gioielleria, farmaceutica, macchinari e agroalimentare. Negativo il saldo per industria della pelle, calzature e filati e tessuti.
Occupazione in crescita
Il mercato del lavoro continua ad essere in crescita, nonostante il calo della popolazione in età lavorativa. Il tasso di attività nel 2023 ha toccato il 73,3%, superando quello del 2019, 71,8%. Stesso segno per il tasso di occupazione (dal 66,8% al 69,3%) e calo per quello di disoccupazione (dal 6,9% al 5,4%). Dal post pandemia il numero di dipendenti è sempre cresciuto: nel 2023 si è passati a +38 mila unità rispetto al 2022 e a +119 mila unità rispetto al 2019. Se diamo un’occhiata al numero di lavoratori con ammortizzatori sociali in rapporto agli addetti medi mensili, nell’ultimo trimestre 2023 sale e resta sopra 2,5 ogni 100 nel primo trimestre 2024. Nei comparti moda si arriva a 6 su 100 e a 10 su 100 nella lavorazione della pelle.
Migliora la percezione della condizione economica delle famiglie toscane. Secondo l’indagine Irpet, sono in miglioramento nel 2023 dato che, rispetto all’anno prima, la percentuale di persone che considerava la propria famiglia povera o molto povera è calata dal 16% all’11%. Scende anche quella di coloro che affermano che la propria famiglia arriva con difficoltà o grande difficoltà a fine mese, dal 60% al 40%. Permangono tuttavia elementi di fragilità, di cautela ed incertezza: un toscano su due non è ancora completamente soddisfatto della gestione del proprio bilancio familiare, uno su sei non saprebbe far fronte a una spesa imprevista di 800 euro, prevalgono coloro che prevedono un peggioramento delle prospettive del proprio tenore di vita.
Fattore di criticità è poi il declino demografico. Dal rapporto tra la popolazione 60-69 anni (in uscita dal mercato del lavoro) e quella in età 20-29 anni (in entrata) notiamo che se nel 1993 c’erano 88 anziani per 100 giovani, nel 2023 si passa a 143 anziani ogni 100 giovani e a 170 anziani ogni 100 giovani nel 2033. Numeri che incidono, negativamente, su welfare e spesa sanitaria