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“Le Willis” l’opera sconosciuta di Giacomo Puccini al Teatro del Giglio di Lucca

Il 7 giugno verrà eseguita l’opera con la quale il giovane Puccini partecipò al concorso di composizione dell’editore Sonzogno

Wellber

Martedì 7 giugno al Teatro del Giglio di Lucca sarà eseguita per la prima volta, dopo l’unica rappresentazione del 1884, l’opera giovanile di Giacomo Puccini: “Le Willis” con la quale il ventiseienne e ancora sconosciuto compositore si presentò al concorso di composizione indetto dall’editore Sonzogno.

Il giovane Puccini partecipò al concorso ma non vinse e non ricevette neppure una menzione.

L’opera venne poi rappresentata al Teatro del Verme di Milano – sostenuta da alcuni mecenati privati – il 3 maggio 1884.

La stampa dell’epoca riportò ampie discussioni sulle circostanze della bocciatura de Le Willis a partire dalla narrazione della consegna frettolosa del lavoro mal redatto ed incompleto.

Tra le voci che suscitarono un insolito interesse del pubblico, quella che interpreta la vicenda come una manovra di Giulio Ricordi (all’epoca rivale della Sonzogno), noto per il suo acume critico, per portare il giovane compositore sotto la propria egida.

Il concerto

Il maestro Omer Meir Wellber dirigerà la Filarmonica Toscanini, il soprano Selene Zanetti interpreterà Anna, il tenore Kang Wang, Roberto e il baritono Vla-dimir Stoyanov, Guglielmo Gulf.

Il Coro è quello della Camerata Musicale di Parma diretto da Martino Faggiani.

L’edizione critica de Le Willis, curata da Martin Deasy, è frutto di un’ampia recensione delle fonti sopravvissute ed è stata ricostruita a partire dalle due parti del manoscritto di Giacomo Puccini conservate presso la Morgan Library & Museum di New York e l’Archivio Ricordi di Milano.

Le Willis di Puccini verrà realizzata in forma semiscenica, con figuranti, un danzatore e un corpo di ballo.

La regia è stata affidata a Filippo Ferraresi, al suo esordio nella regia d’opera dopo diversi anni a fianco di Romeo Castellucci e nelle file del Cirque du Soleil e dopo aver debuttato al Piccolo di Milano con una sua produzione nella stagione in corso.

Queste le parole del Direttore Artistico del Teatro del Giglio, Maestro Jonathan Brandani: “Il Teatro del Giglio è orgoglioso di poter presentare a Lucca per la prima volta in tempi moderni Le Willis, ovvero la prima versione dell’opera più comunemente conosciuta come Le Villi. Le Willis è la primissima opera lirica di Giacomo Puccini, che il nostro concittadino scrisse proprio a Lucca nei mesi autunnali del 1883 per partecipare al noto Concorso Sonzogno. Sono quindi molto felice che il primo segno tangibile del mio mandato artistico possa essere quello di riportare nella nostra città la prima opera lirica di Puccini nella sua versione originale, presentata in questa occasione in forma semiscenica. Si tratta di un’operazione molto importante che, oltre a rafforzare ed am-pliare il rilievo delle collaborazioni artistiche del Teatro del Giglio, permetterà al pubblico – per la prima volta dal 1884 – di ascoltare quest’opera pucciniana. E proprio a Lucca, dove tutto ebbe inizio.”

“Credo che tutta la potenza di quest’operaafferma il regista Filippo Ferraresi – risieda nella dimensione magica delle fiabe. Mi è parso quindi opportuno ragionare sulla potenza della fiaba per dare vita all’idea visiva, sul suo lato antropologico e archetipico. Ma anche nella sua fatalità che è vicina a quella della tragedia greca. Alla fiaba non interessa essere conci-liatoria la fiaba non è giusta, la sua bellezza è consustanziale alla sua violenza. E tutto ciò è evidentissimo nella musica di Puccini: bellezza e violenza. Ma cosa può dirci tutto ciò nei tem-pi di oggi? Credo che la risposta giri intorno a questo pensiero: torniamo a raccontarci delle storie, anche quelle violente anche quelle in cui ci sono punizioni. Contro le “stories” di Insta-gram in cui tutto è nato con un filtro di buonismo, in cui nessuno grida pietà perché tanto tutto ciò che si fa o si dice va bene. Torniamo a suonare le trombe del fato. Ma cosa si vedrà in scena? È chiaro che la grande parete di vetro sarà la protagonista assoluta. Il gioco fra il dentro e il fuori con la complicità di un giugno italiano sarà interessantissimo da sfruttare. E poi il cerchio. Simbolo warburghiano, emblema della perfezione del ritorno di tutte le cose, serpente che si mangia la coda. “Gira, gira, danza, gira!” grida il coro dei paesani. Ed ecco che in scena un derviscio rotante inizia la sua danza vorticosa. Non si fermerà più per tutta la du-rata dell’esecuzione trascinandosi in un nuovo turbine fisico e mentale, ipnotico come alcune arie di Puccini”.

 

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