Un miscuglio di termini in inglese, neologismi e latitismi, il tutto a condire un burocratese ostico già di per sé. Così finisce sotto la lente dell’Accademia della Crusca, per la precisione del suo gruppo “Incipit”, una circolare del Ministero datata 5 agosto che spiega alle scuole le misure anti-contagio da covid.
Si parte dal titolo: “Indicazioni strategiche ad interim per la preparedness e readiness ai fini della mitigazione delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico (a.s. 2022-2023)”. E qui si segnano con la matita rossa “i termini tecnici preparedness e readiness, sconosciuti alla quasi totalità degli italiani e di non facile interpretazione anche ricorrendo a dizionari inglesi, uniti al latinismo burocratico ad interim (con probabile allusione al fatto che si tratta di norme provvisorie, suscettibili di modifica)”, scrivono nella nota gli accademici.
Stando alla norme della buona comunicazione, chiara e comprensibile, la circolare presenta molte lacune. Il gruppo dell’Accademia si unisce così all’invito fatto dalla studiosa Licia Corbolante “a fare di meglio”, “rivolto ai ministeri coinvolti, invitandoli, semplicemente, a usare la lingua italiana. Facciamo notare che quello esaminato non è un documento interno per addetti ai lavori, ma un elenco di azioni che dovranno essere applicate in tutt’Italia da dirigenti scolastici e insegnanti. Lo specialismo esagerato e immotivato, con conseguente ricorso a prestiti non adattati e a calchi approssimativi dall’inglese, non trova in questo caso alcuna giustificazione plausibile, e la critica deve essere netta e severa”.
Il gruppo Incipit si occupa di esaminare e valutare neologismi e forestierismi “incipienti”, scelti tra quelli impiegati nella vita civile e sociale, ed è impegnato a consigliare l’utilizzo della lingua italiana. È costituito da Michele Cortelazzo, Paolo D’Achille, Valeria Della Valle, Jean-Luc Egger, Claudio Giovanardi, Claudio Marazzini, Alessio Petralli e Annamaria Testa.
Le segnalazioni (e i consigli) del gruppo Incipit
Sono tante le annotazioni che il gruppo pone alla pubblica amministrazione. Dal termine “booster” usato (e abusato) quando si parla e si scrive di vaccino. “In italiano – scrivono gli studiosi – in questi casi, la letteratura medica usa fin dalla prima metà dello scorso secolo la parola richiamo”.
Oppure, rivolgendosi all’Agenzia delle Entrate, punta il dito alla sezione “Comunicazioni relative all’Invito alla Compliance”.“Se l’intento, lodevole, è venire incontro all’utente per promuovere un rapido disbrigo in via bonaria della pratica – osserva il gruppo – perché bloccare questa via con un termine oscuro? La sezione si potrebbe chiamare più vantaggiosamente in italiano, visto che deve comunicare con utenti italiani, per esempio, Verifica concordata”. Facile, no?