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Lavoro sicuro: Prato ricorda la tragedia del Teresa Moda e intitolerà uno spazio alle vittime

Nell’undicesimo anniversario del rogo alla fabbria in cui persero la vita sette operai il convegno di oggi ha fatto il punto sul progetto di Regione e Comune per la legalità e la sicurezza sul lavoro

Il convegno “Lavoro sicuro” a Prato

Nell’undicesimo anniversario del tragico rogo alla fabbrica-dormitorio Teresa moda a Prato, in cui persero la vita sette operai di origine cinese, oggi si è tenuto a Prismalab il convegno “Lavoro sicuro”, che ha visto la partecipazione delle autorità civili e degli esperti per riflettere sulle politiche e delle azioni attuate dalla Regione e dal Comune di Prato per portare legalità e sicurezza nelle aziende a conduzione cinese, e sul percorso che resta da fare per raggiungere pienamente l’obiettivo.

“Penso che i tempi siano maturi per intitolare uno spazio pubblico alle sette vittime del Teresa moda del 1° dicembre 2013 – ha detto la sindaca di Prato Ilaria Bugetti lo vogliamo fare per non smettere mai di ricordare quella tragedia sul lavoro e di combattere quel sistema malato basato su illegalità e complicità. Sarà l’omaggio della città di Prato a questi sette uomini e donne sacrificati sull’altare della moda a basso costo; sarà l’orgoglio di aver avuto la capacità, la forza e la perseveranza di reagire a questa tragedia per dimostrare che il distretto tessile è un’altra cosa, Prato è un’altra cosa”.

Oltre 19mila imprese controllate dal 2014, 28 milioni di euro di sanzioni

Oltre al prefetto Michela La Iacona, al procuratore capo Luca Tescaroli e al vescovo Giovanni Nerbini, era presente il presidente della Toscana Eugenio Giani che ha rinnocato l’impegno della Regione sul fronte dei controlli. “Noi abbiamo un bilancio positivo del progetto Lavoro sicuro che è riuscito a mettere in sinergia tutte le istituzioni – ha detto Giani – certo, questo significa costi ma con le sanzioni della prima fase il progetto si è ampiamente ripagato da solo. Una volta creato questo meccanismo di deterrenza si tratta di non farlo venire più fuori, conseguentemente ecco la necessità di un impegno economico che la Regione ha messo, continua a mettere e sosterrà sempre. Questo è un esempio che è servito per creare lo stesso meccanismo anche per altri settori. Il lavoro di squadra tra le istituzioni ci consente di fronteggiare anche le novità del mondo dello sfruttamento del lavoro”.

Il dottor Renzo Berti, responsabile regionale del progetto “Lavoro sicuro”, ha presentato i risultati di dieci anni di controlli a tappeto degli ispettori Asl e della polizia municipale nelle ditte a conduzione cinese delle province di Firenze, Prato e Pistoia. Un maxi piano reso possibile dall’assunzione di 74 ispettori Asl di cui una cinquantina dedicati a Prato. Dal 2 settembre 2014, giorno di inizio del progetto, sono state controllate 19.924 imprese. Il trend di regolarità è cresciuto esponenzialmente passando su Prato dal 20,2% del 2014 al 63,6% del 2024 (area Asl Tc da 32,5% a 63,5%).

I dormitori in fabbrica sono pressoché spariti e gli impianti sono sostanzialmente a norma. Lo mostrano gli indicatori di efficacia che sui dormitori abusivi passano dal 9,7% della prima fase al 2,5% dell’attuale, la quinta. Motivo per cui i sequestri sono passati dal 5,4% allo 0,1%. Gli impianti elettrici non a norma nel 2014 avevano un indicatore di irregolarità del 18,1% che scende all’1,1% del 2024. Dunque, il miglioramento c’è ed è netto, ma per stabilizzarlo è necessario proseguire. L’attuale quinta fase si concluderà il 31 dicembre 2025. Tra l’altro il progetto si autofinanzia perché in questi dieci anni gli imprenditori fuori regola hanno pagato sanzioni per quasi 28 milioni di euro.

Nel suo intervento, il procuratore capo Luca Tescaroli, ha manifestato apprezzamento per le sinergie che sono state attuate sul territorio per combattere l’illegalità economica e ha lanciato una proposta volta a rafforzare gli strumenti che gli enti pubblici hanno al momento a disposizione per combattere lo sfruttamento. Si tratta di estendere agli stranieri la legge sui collaboratori e sui testimoni di giustizia che al momento si applica solo agli italiani. In questo modo le vittime di sfruttamento e in generale chi è coinvolto in questa piaga sociale, avrebbero più tutele nel denunciare.

 

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