Il capolavoro più grande di Liu Bolin è quello di essere diventato uno degli artisti contemporanei più famosi nel mondo nel momento in cui come un mago o un’illusionista è sparito.
Bolin è infatti conosciuto per le sue performance mimetiche. Soprannominato “l’uomo invisibile”, ha fatto del camouflage il suo tratto distintivo.
L’artista dipingendo il suo corpo e rimanendo immobile come una scultura vivente, fonde perfettamente il suo corpo con l’ambiente alle sue spalle e infine si fa fotografare.
Dopo aver portato le sue performance a Milano, Venezia, Verona, Roma e Caserta Liu Bolin è arrivato anche a Firenze dove fino al 18 settembre nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio sarà esposto il progetto “Hiding in Florence”.
In tutti sei straordinari scatti realizzati dall’artista per rendere omaggio a Firenze, culla del Rinascimento, da sempre una delle grandi mete del Grand Tour anche contemporaneo.
Nel progetto fiorentino sono stati coinvolte le maggiori istituzioni storiche e culturali che contribuiscono quotidianamente alla valorizzazione di un patrimonio ormai universale: Piazza della Signoria, le Gallerie degli Uffizi, la Biblioteca Marucelliana e lo stesso Palazzo Vecchio, che ospita la mostra.
“Lavorare al progetto ‘Hiding in Florence’ è stata un’esperienza unica dove ho potuto vivere tutta la forza e la potenza dell’arte rinascimentale in una città come Firenze dove la cultura e l’arte sono rimaste preziose e importanti per secoli”, ha detto Liu Bolin. “Questo lavoro è stato per me una grande opportunità soprattutto perché mi sono confrontato con grandi artisti del passato come Giorgio Vasari, Antonio Canova, Pieter Paul Rubens e altri maestri che hanno reso Firenze una delle città più affascinanti del mondo”.
Liu Bolin: un’arte politica
L’arte di Liu Bolin è in realtà anche una strategia di sopravvivenza e nasconde un segreto. Tutto nasce nel 2005 quando il Souja Village International Ars Camp di Pechino, uno dei luoghi dove presero il via le prima esperienze di arte contemporanea in Cina e dove aveva lo studio lo stesso Bolin, fu raso al suolo.
L’artista si vide così costretto a riorganizzare il suo lavoro trasferendo lo studio direttamente in strada, nel mondo e le opere sulla sua pelle. Era il 17 novembre quando per la prima volta Bolin si mimetizzò tra le macerie di quello che per lui era un luogo di vita, di gioia e di creatività.
Nacque così il progetto “Hiding The City” in cui l’artista compiva un gesto di resistenza e di ribellione contro le autorità.
La sua attività camaleontica, il suo sparire, rendersi invisibile nell’ambiente che lo circonda è l’unico modo per poter proseguire la sua arte. Si è letteralmente “nascosto” nei suoi quadri, trasformandosi in arte. Bolin sparisce nella bellezza per sopravvivere.
Un evento doloroso è diventato la scintilla che ha portato a un nuovo sguardo sul mondo.
La sfida tecnica di Liu Bolin
Ogni singola fotografia di Liu Bolin è un processo complesso che prende vita da un insieme di tecniche diverse. L’artista inizia scattando una foto dell’ambiente sul quale vuole intervenire scegliendo una specifica prospettiva.
Successivamente lavora prima al computer e poi con colori e pennelli, insieme ai suoi collaboratori, per riprodurre sul suo corpo con un accurato body-painting una porzione di realtà.
In seguito c’è la fase prettamente performativa, nella quale Bolin diventa esso stesso “statua” che si inserisce nell’ambiente. Ultimo passo per la realizzazione dell’opera finale è lo scatto con la macchina fotografica e la post-produzione.