Per due fine settimana consecutivi, sabato 16, domenica 17 e sabato 23 e domenica 24 novembre arriva per la prima volta a Firenze, all’interno del progetto “Oltre le mura / Beyond the Walls” a cura di Fabbrica Europa, la performance itinerante “Muoio come un paese” di e con Gemma Hansson Carbone.
Lo spettacolo nasce dal testo omonimo scritto dall’autore greco contemporaneo Dimitris Dimitriadis, pubblicato nel 1978 a pochi anni dalla fine della dittatura dei colonnelli.
“Sono ormai quasi dieci anni che studio il testo di Dimitriadis– ci ha raccontato Gemma – ed è un testo molto particolare che all’epoca secondo me non fu compreso. È quasi come se fosse l’allegoria di una civiltà al collasso. Dimitriadis descrive un paese in cui non nascono più figli, tutto si sgretola, le maglie dell’ordine e del vivere civile si allentano sempre più perentoriamente e indissolubilmente in un gioco al massacro, in cui non si capisce più cos’è reale e cos’è inventato.Ci troviamo in un contesto bellico, in cui c’è la costante minaccia di un’armata nemica che presto ci invaderà. È come se raccontasse la confusione che viviamo noi adesso, ha purtroppo un’attualità allarmante. È un testo che si applica a tutti i tempi, a tutte le epoche e a tutti i paesi. Sono due anni che lo porto in giro per il mondo e ogni volta aderisce perfettamente al tessuto storico e geografico in cui mi trovo. La storia umana si ripete”.
Si tratta di un esperimento pensato dall’artista per evocare la presenza e l’avvento dell’Angelo della Storia che racconta le ultime cruente vicende del Paese, esponendole con l’obiettività di chi osserva lo svolgersi degli avvenimenti fuori dal corso naturale del tempo.
“L’Angelo della Storia è una figura bellissima che teorizzò il filosofo Walter Benjamin nel suo omonimo saggio Angelus Novus. – ha proseguito Gemma – Questa ispirazione gli venne guardando un quadro di Klee in cui l’Angelo è in una posizione particolare. Ha le spalle rivolte al futuro, è immobile e guarda il passato con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Non riesce a spostarsi, è condannato al presente, a guardare quello che è stato e a sentire il vento nel progresso alle spalle. Per me è stato una guida nell’affrontare questo testo molto difficile, sia come attrice che come regista. L’Angelo è una figura fuori dal tempo e fuori dallo spazio, che ti prende e ti trascina in un viaggio fantascientifico e multidimensionale mostrando i luoghi in cui vivi da un altro punto di vista.”
L’arte ha il potere di cambiare le nostre vite?
“Sì, l’arte cambia le nostre vite, non è una questione di potere, lo fa. – ha risposto Gemma Hansson Carbone – Il potere dell’arte è il potere di porre non solo l’artista ma anche chi osserva l’opera d’arte, che sia teatro, cinema o musica, in un contesto creativo. L‘opera d’arte, per me, è quella cosa che viene creata e che da allo stesso tempo la possibilità di creare, non di consumarla. In questo senso io posso dire che l’arte ci cambia la vita perché ci pone di fronte a una potenzialità che non è solo umana, è divina, comprende tutto l’umano ed è oltre l’umano. Ci pone nella condizione unica di essere creatori noi stessi, perché spinge a pensare, ad assumere una posizione precisa rispetto alla realtà, smantella un ordine già definito, un percorso prestabilito. È un qualcosa fuori controllo che ci permette di generare il nuovo, qualcosa che prima non c’era. L’arte ha un potere genesiaco totale, non puoi essere indifferente di fronte a questo miracolo.”
l’arte ci pone nella condizione unica di essere creatori noi stessi, perché spinge a pensare, ad assumere una posizione precisa rispetto alla realtà, smantella un ordine già definito, un percorso prestabilito
La tappa fiorentina del progetto ha visto Gemma Hansson Carbone impegnata anche con due percorsi laboratoriali che hanno coinvolto i partecipanti in esercizi di recitazione corale e narrazione, per una rielaborazione creativa di memorie e riflessioni legate al territorio.
“I laboratori sono sempre occasioni bellissime di contatto e di incontro con le persone e la comunità – ci ha raccontato Gemma – Abbiamo iniziato a lavorare con i ragazzi sul senso di partecipazione del politico, anche sulla propria identità, su come ci si posiziona rispetto alla storia, il flusso di questo grande fiume che negli ultimi tempi sembra travolgerci. È sempre bello lavorare con i giovani perché vengono fuori prospettive di speranza, di presenza pura, con una bella energia e generosità. Il secondo laboratorio invece si è tenuto con gli over-sessanta dell’Isolotto, persone che hanno visto nascere il quartiere e che mi hanno raccontato le battaglie della comunità e il fervore politico dagli anni ’60 in poi. Le loro memorie hanno creato un quadro un po’ amaro rispetto al presente, ma con uno sguardo bellissimo sulla città. Firenze ha una storia moderna e contemporanea ricchissima, una geografia di incontri, vissuti, lotta, partecipazione e trasformazione sociale. Un punto di vista molto interessante rispetto alla storia dell’Italia”.
Lo spettacolo “Muoio come un Paese” andrà in scena: sabato 16 novembre alle ore 16:00, domenica 17 novembre alle ore 11:00 al PARC Performing Arts Research Centre, mentre sabato 23 e domenica 24 novembre alle ore 16:00 presso Il Lavoratorio.