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Lamante dal Rock Contest ai palchi di tutta Italia: “L’amore ci libera da noi stessi, per me questa è la libertà più grande”

Sabato 19 ottobre al Glue Alternative Concept Space di Firenze in concerto la cantautrice veneta scoperta dal Rock Contest di Controradio, che porterà live il suo primo disco “In memoria di”

Giorgia Pietribiasi in arte “Lamante” è una delle cantautrici più viscerali e interessanti del panorama musicale italiano.

Scoperta dal Rock Contest nel 2022 ha pubblicato nel 2024 il suo primo album “In memoria di” prodotto da Taketo Gohara, che ha racconto il consenso immediato di critica e pubblico.

Giorgia ha vissuto una vita fuori dal comune, da nomade, ma sempre con il cuore a “casa” nella musica. Fin da giovanissima ha cominciato a suonare, scrivere canzoni e documentare la sua vita.

Con il brano “L’Ultimo Piano” ha partecipato alla 34a edizione di Musicultura Festival, nella quale ha conquistato il premio Nuovo Imaie.

Il suo sound si muove tra il folklore veneto legato alle sue radici familiari e l’Africa, Giorgia ha definito l’unione di questi due emisferi musicali come “Tribale Matriarcale”.

I testi fondono la memoria della sua famiglia con gli eventi collettivi, nelle sue canzoni la storia si unisce in maniera inestricabile ai suoi ricordi personali. 

Lamante sarà in concerto sabato 19 ottobre al Glue Alternative Concept Space di Firenze.

Ecco la nostra intervista a Lamante

Ciao Giorgia! Il tuo primo disco “In memoria di” è un disco legato al passato, ai ricordi, alla tua famiglia, ma anche a quello che è accaduto prima che tu nascessi. Secondo te la memoria ci aiuta a vivere meglio oppure condiziona il nostro presente?

Bella domanda. C’è una frase di uno scrittore palestinese che ho letto che dice che peggio dell’oblio c’è la tanta memoria. Perché a volte può diventare una condanna. Per tanti anni ho pensato che la storia della mia famiglia e le dinamiche familiari che ho vissuto avrebbero potuto condizionare la mia vita. Invece poi ti accorgi che puoi liberarti da questa cosa e che anzi ricordare le cose passate può aiutarti a evolvere, a modificare dinamiche che prima di te ci sono sempre state.

L’amore è il sentimento più rivoluzionario che può esserci in Occidente, qui nel “primo mondo”, perché ci permette di liberarci da noi stessi

So che hai iniziato a fare musica da piccolissima, ti ricordi la prima volta che hai preso in mano la chitarra?

Mio padre era un chitarrista, quando ero piccola provava continuamente a mettermi in mano la chitarra e io dicevo sempre di no, perché era una cosa che volevo decidere io. Ho questo ricordo che avevo intorno a circa sei anni e mezzo, ero a casa e a un certo punto ho deciso che avrei suonato la chitarra. Mi ricordo che cercai mio padre che era nel suo studio, gli chiesi di insegnarmi a suonare e lui rimase scioccato. ci siamo seduti e abbiamo imparato una canzone di Battisti.

Ho letto varie interviste in cui racconti il tuo rapporto con il produttore Taketo Gohara, da quello che ho capito è nata una vera e propria amicizia. Ho letto che lui ti ha fatto scrivere 75 pezzi, che fine hanno fatto tutte le canzoni che non sono finite nel disco?!

Sono in una playlist su SoundCloud e però probabilmente rimarranno lì, perché Taketo per il prossimo album vuole altri 100 pezzi! Per me lui è un maestro, un padre della musica, un mentore, non so nemmeno come definirlo. Ha capito il mio progetto, quello che volevo dire ancora prima che lo capissi io. Per me è un visionario.

In un’intervista hai raccontato che Taketo ti ha insegnato a fidarti delle persone

Mi ha insegnato a fidarmi delle persone soprattutto perché, artisticamente parlando, è molto difficile per me lasciarmi andare all’altro, creare qualcosa insieme ad altre persone. Il mio è sempre stato un progetto molto individuale, Lamante è un progetto solista. Andare in uno studio di registrazione e affidarmi alla visione di un’altra persona, e poi accorgermi che riusciva a vedere qualcosa dei miei pezzi più di quanti li vedessi io, mi ha permesso di potermi fidare di lui e di capire che è possibile costruire insieme.

Una volta hai detto che l’amore è anticapitalista

(Ride) Penso che sia il sentimento più rivoluzionario che può esserci in questo momento in occidente, qui nel “primo mondo”, perché è un sentimento che ci permette di liberarci da noi stessi. In occidente viviamo delle vite estremamente individualiste, a misura di quello che noi siamo, ci circondiamo di tutto ciò che ci piace, e non riusciamo più a rapportarci con ciò che è altro. L’amore per forza di cose ti porta a relazionarti con un’altra persona e quindi devi lasciare andare pezzi di te per poter entrare nell’altro. Penso che l’amore sia un sentimento “da perdente”, nel senso che il concetto di libertà che abbiamo oggi è restare fedele a se stessi e fare ciò che si vuole, una cosa con cui non sono assolutamente d’accordo. Mio nonno che era un contadino, ha imparato che cosa vuol dire “perdere” dal primo momento in cui è nato. Quando è morto non ho mai visto una persona così in pace come lui, perché questo esercizio di “perdita”, è una grandissima forza, uno dei più grandi insegnamenti che ho potuto acquisire.

Quando ho ascoltato il tuo disco la prima volta ho percepito l’urgenza con cui queste canzoni sono uscite, nel senso che queste canzoni dovevano uscire, non so come spiegartelo. Ho avuto la sensazione di una necessità ineliminabile di doverle cantare da parte tua. So che definisci la tua musica “Tribale Matriarcale” ti chiederei di spiegarci cosa significa per te

È vero c’è un’urgenza incredibile in quei pezzi, dovevano uscire. “Tribale Matriarcale” è un gioco di parole perché io provengo da una parte da una famiglia contadina, dall’altra da una famiglia operaia. In entrambe le famiglie ci sono state delle figure di donne che nella storia del Veneto sono state importanti. Le Mondine nella cultura contadina erano donne che andavano a lavorare la terra e cantavano per non sentire la fatica. Nella mia famiglia ci sono state anche donne che hanno partecipato alle lotte operaie, negli anni ’70 scendevano in piazza per reclamare i loro diritti. Io mi sento estremamente legata a queste figure, io dico sempre che mia nonne e le donne della mia famiglia “scream-mavano” meglio di me (Ride). Hai presente lo scream in “Non chiamarmi bella”, quando dico “Ti mangio”, loro urlavano meglio di me. I loro canti non erano cantati, erano urlati, erano canti di lotta. Tra l’altro a Schio c’è stata una delle poche brigate tutte al femminile, una delle poche in Italia. Da questo viene ‘matriarcale’, tribale perché questa parola mi richiama tantissimo la carnalità, l’umana necessità non saprei come spiegartelo meglio di così.

La prima volta che ti ho vista su un palco è stato al Rock Contest nel 2022, da allora mi sembra che siano cambiate tante cose, che esperienza è stata per te partecipare a questo concorso?

Per me è stato un momento importantissimo, quando quest’anno ho rivisto in tour Giuseppe Barone di Controradio che è venuto a sentirmi al festival La prima estate, per me è stata una grandissima emozione. Se penso al Rock Contest posso dire che per me c’è stato un prima e un dopo. Grazie al Rock Contest ho conosciuto Locusta, e tutta una serie di persone che ad oggi ruotano intorno al mio progetto e che mi hanno permesso di fare il tour, di avere questo riscontro con il mio album che senza il concorso chissà quando sarebbe arrivato.

Cosa vuol dire essere libera per te?

Questa è una bella domanda, bisogna ragionare sul concerto di potere. Per quanto mi riguarda la lotta non è contro un genere, ma contro il potere in sè, è il nemico. Nel video “In memoria di” si legge “Neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se vince”. Per me il concetto di libertà è riuscire ad uscire dalle dinamiche di potere. Prima abbiamo parlato d’amore, penso che l’amore sia un sentimento che ci rende liberi, perché ci libera da noi stessi. Per me è questa la libertà più grande.

Lamante

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