Un albero gigantesco sorge in piazza Signoria a Firenze e protende verso il cielo, per ben 22 metri, i suoi rami metallici. E’ l’opera monumentale di Giuseppe Penone, la più grande che sia mai stata collocata in uno spazio pubblico nel centro di Firenze, “spuntata” nel Dantedì, nell’anno che celebra i 700 anni dalla morte del Poeta.
Con la Divina Commedia questo abete ha un legame profondo perché è metafora del Paradiso: “l’albero che vive de la cima / e frutta sempre e mai non perde foglia” (vv. 29-30, Canto XVIII, Paradiso, Divina Commedia), come afferma Cacciaguida degli Elisei per descrivere all’incredulo Dante il luogo in cui si trova.
Un’opera d’arte che è sintesi del rapporto tra cultura e natura, tra tempo della storia e tempo presente
L’albero per Penone è immagine di una giovinezza e rivela attraverso la sua crescita a cerchi concentrici una forma essenziale: è saldamente piantato nella terra ma con i rami protesi verso il cielo. Il tronco e i rami sono stati realizzati in fusione di acciaio inossidabile, avvolta da un reticolo che conferisce all’installazione un senso ascendente: i 18 elementi che lo formano sono stati modellati in bronzo, con un procedimento di fusione da calchi di bambù.
Con “Abete”, Giuseppe Penone vuole sviluppare e raccontare la continuità tra cultura e natura, tra il tempo della storia e quello della vita, tra passato e presente, anche in un luogo evocativo come piazza Signoria a Firenze. “ Abete in Piazza della Signoria – ha detto Penone – indica lo sviluppo del pensiero che è simile alla spirale di crescita del vegetale”
L’installazione, curata dagli Uffizi in co-promozione con il Comune di Firenze e la collaborazione dell’associazione Arte continua, costituisce un’anticipazione di Alberi In-Versi, la mostra dedicata a Penone e celebrativa del tema dantesco che le Gallerie ospiteranno dal 1 giugno al 12 settembre prossimi, sempre nell’ambito delle celebrazioni dantesche previste per il 2021. Saranno esposti una serie di disegni dell’artista negli spazi delle Gallerie.
“Questo “albero dantesco”, che nell’intenzione dell’artista si rifà ai versi dell’Alighieri – ha detto direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt – mescola un’idea astratta della natura – non a caso in metallo – alla concretezza tutta petrosa del centro di Firenze”. E lancia già un sasso nel possibile stagno delle polemiche: “L’arte contemporanea in piazza della Signoria ha conosciuto dibattiti anche accesi, fin dai tempi del David di Michelangelo e dell’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli: questo è sempre stato un segno della vivacità dei fiorentini, che ora potranno meditare (e perché no, polemizzare) sui molti significati dell’installazione di Penone”.
Con il direttore Schmidt, all’inaugurazione dell’opera, c’erano anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il sindaco di Firenze Dario Nardella.
“E’ fondamentale ribadire la grande contemporaneità dell’Alighieri, intatta ancora oggi, attraverso l’opera di uno degli artisti italiani, Giuseppe Penone, che del contemporaneo più possono dirsi maestri”, ha detto Giani. “L’albero per sua natura volge lo sguardo verso il cielo, verso quelle stelle agognate da Dante, verso la salvezza. Quale migliore simbolo dunque, in questo anno drammatico, di una speranza di rinascita e di ripartenza dopo la pandemia?“, ha aggiunto poi il sindaco Nardella