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La violenza sulle donne è un problema culturale: Serena Spinelli e Alessandra Nardini

Nella Giornata contro la violenza sulle donne le due neo-assessore parlano degli strumenti messi in campo dalla Regione contro questa piaga sociale

Alessandra Nardini e Serena Spinelli

L’assessora alle politiche sociali e l’assessora alle politiche di genere della Regione Toscana hanno aperto e chiuso con i loro interventi la presentazione del Dodicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana realizzato dall’Osservatorio sulla violenza di genere.

Alessandra Nardini, assessora regionale alle politiche di genere ha dichiarato: “Vorrei provare a spiegare ancora una volta che la violenza contro le donne è una piaga sociale che può colpire chiunque indipendentemente dall’età, dalla provenienza, dal livello di studi e dalla condizione economica e per questo è ancora più pericolosa. Se si vuole combattere la violenza prima delle azioni repressive deve esserci un grande sforzo culturale. Io credo che la parola chiave in questa lotta sia la cultura e l’educazione a partire dalle più piccole e dei più piccoli. Sono importanti i progetti nelle scuole che promuovono la parità, l’uguaglianza e i diritti. Molte spesso invece lavorando con le nuove generazioni si percepisce quanto siano radicate paure e pregiudizi. Gli stereotipi di genere permeano la società. Il grande cambiamento culturale di cui abbiamo bisogno parte proprio da qua, dall’educazione per formare donne consapevoli e uomini rispettosi.

Penso anche a quanto sia fondamentale l’indipendenza economica, promuovere l’empowerment femminile e l’occupazione delle donne è fondamentale anche come strumento contro la violenza sulle donne. La violenza contro le donne spesso avviene tra le mura domestiche, vede assistere bambine e bambini che non hanno possibilità di aiutare le madri. Io credo che alle donne debbano essere garantiti gli strumenti per poter essere indipendenti. Per sostenere l’occupazione femminile noi vogliamo intercettare i fondi che arriveranno dall’Europa per usarli per politiche attive del lavoro.

La strada da fare è ancora lunga, le reti attive sui territori stanno facendo e hanno fatto un lavoro incredibile anche durante il lockdown. Noi anche quest’anno abbiamo riattivato la promozione del numero 1522 grazie al quale le donne possono conoscere gli strumenti per uscire dalla violenza. Sapere di non essere sole è fondamentale perchè gli uomini maltrattanti tendono a isolare la vittima. Far conoscere i servizi che operano sul territorio è fondamentale. Adesso c’è anche un’app che permette di chiedere aiuto in modo silenzioso e discreto che è fondamentale in un momento come questo in cui è necessario stare in casa. Sono orgogliosa del Codice rosa, un progetto che è nato 10 anni fa a Grosseto e poi si è diffuso in tutta la Toscana. La Toscana deve essere un baluardo di diritti, uguaglianza e parità, per farlo abbiamo bisogno di far capire che questa è una battaglia non solo delle donne ma di un Paese che vuole definirsi civile. La battaglia la vinciamo se la combattiamo tutti insieme rompendo i muri del silenzio.”

XII Rapporto violenza di genere

Serena Spinelli assessora regionale alle politiche sociali ha dichiarato: “Questo straordinario paese ha ancora da fare un lavoro molto grande, un lavoro soprattutto culturale. Avere la forza e la possibilità di denunciare la situazione di violenza in cui si vive è un tema molto complesso. Abbiamo molta difficoltà a capire che la violenza sulle donne è una violenza, abbiamo ancora molti stereotipi che ci condizionano e che fanno sì che le donne non si riconoscano vittime di violenza. Si deve fare molto anche in termini di linguaggio. La modalità in cui le donne vengono raccontate in televisione è ancora ancora molto distante da una narrazione non stereotipata.

Un episodio che mi ha colpito che ho letto sulla stampa locale ha raccontato che una maestra di quelle che amano il loro lavoro, ha provato a fare un progetto, farsi raccontare una storia scambiando i ruoli, le bambine fatte dai bambini e viceversa. Ha scritto che quando le bambine interpretano i bambini lo fanno con una grande serietà, i bambini invece ridacchiano. Questo ha scatenato un’aggressione incredibile sulla stampa che ha tirato fuori la teoria del gender. L’insegnante ha fatto un lavoro per superare gli stereotipi, ma questo ha generato un tam tam mediatico.

I dati del Dodicesimo rapporto sulla violenza di genere ci devono spingere a lavorare per prevenire la violenza, è una battaglia non solo delle donne, va combattuta da tutti. Io provo a dire a mia figlia che deve decidere di essere quello che vuole essere e stare dove vuole stare, perchè non ha un’intelligenza inferiore agli uomini. Una volta sono stata ripresa da un collega per aver fatto un intervento a suo giudizio eccessivamente ‘frizzantino’. Quando avremo la possibilità di essere frizzantine, pacate, lacrimevoli, quando tutto questo non verrà concepito come un intervento ‘da donna’, ma da assessore o da dirigente o da mamma forse questo paese avrà fatto un passo in avanti. Gli obiettivi si condividono e si affrontano insieme.”

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