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La Trasfigurazione di Pier Francesco Foschi torna a nuova vita: concluso il restauro in Santo Spirito

Il dipinto molto grande è stato smontato dall’altare, tolto dalla cornice e spostato in un cantiere creato ad hoc all’interno della chiesa per proteggere l’opera

Sì è concluso il restauro della Trasfigurazione, un’importante pala realizzata da Pier Francesco Foschi (1502-1567) e conservata nella cappella Capponi d’Altopascio della Basilica di Santo Spirito a Firenze.

Il dipinto molto grande è stato smontato dall’altare, tolto dalla cornice e spostato in un cantiere creato ad hoc all’interno della chiesa, per proteggere l’opera che così non ha subito particolari cambiamenti climatici o sollecitazioni, dovute al trasporto in un laboratorio esterno.

Il progetto di conservazione e restauro dell’opera, insieme a quello della cornice originale, intagliata e dorata, dalla pregevole fattura, è stato commissionato dalla Galleria dell’Accademia di Firenze a Kyoko Nakahara, per quanto riguarda la superficie pittorica della tavola, e a Francesca Brogi, in collaborazione con la Bottega d’Arte Maselli di Gabriele Maselli, per la cornice, sotto la Direzione Lavori e l’Alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato (SABAP-FI), in accordo con il Priore della Basilica, Padre Giuseppe Pagano.

“Grazie al restauro, un omaggio all’artista caduto ingiustamente nell’oblio, la Trasfigurazione – ha dichiarato Cecilie Hollberg Direttrice della Galleria dell’Accademia – ha recuperato l’originale freschezza e ci ha riservato delle sorprese riguardo le modalità operative del Foschi, di cui sono state, anche, rivenute, sulla superficie pittorica, le impronte digitali. Attraverso l’analisi dei pigmenti, è stato possibile capire meglio la tavolozza dell’artista e le caratteristiche della sua pittura, contraddistinta da effetti di raffinato cangiantismo. Nel corso della movimentazione della Resurrezione, un’altra grande pala che il Foschi realizzò per la stessa Chiesa di S. Spirito, eccezionalmente esposta in mostra, abbiamo individuato invece il monogramma-firma del pittore, finora non conosciuto”.

Pier Francesco Foschi e la Basilica di Santo Spirito

La Trasfigurazione è una delle tre pale di Foschi che sono ancora nella Basilica di Santo Spirito e che già Vasari ricorda in questo luogo, pur senza precisarne i soggetti, fin dal 1550.

Il dipinto era stato commissionato dal facoltoso mercante fiorentino Piero di Giovanni Bini nel corso del 1545 e completato al più tardi entro il 1546.

L’opera, ornata di una cornice monumentale ascrivibile alla bottega di Baccio d’Agnolo, fu collocata sull’altare della Cappella Bini nel transetto sinistro, ma nell’Ottocento venne trasferita nella Cappella Capponi d’Altopascio, dove tuttora si trova.

Il pittore mette in scena una vera e propria visione, in cui la raffinata scelta cromatica impreziosita di effetti cangianti, le lunghe e ascetiche figure dei Profeti fluttuanti accanto allo squarcio luminoso tra le nubi e gli Apostoli, sgomenti ai piedi del Cristo, fanno del dipinto uno dei vertici della produzione di Foschi, alla metà del Cinquecento.

Le altre due pale, ubicate nei primi due altari, a destra e a sinistra, entrando nella Basilica, raffigurano la Concezione della Vergine e la Resurrezione.

Foschi viveva nel quartiere di Santo Spirito, le tre opere furono eseguite a distanza di pochi anni e i soggetti raffigurati sono tutti in relazione con i misteri di Santo Spirito, a cui la chiesa è dedicata.

Il restauro della Trasfigurazione

La tavola si trovava in una buona condizione da un punto di vista strutturale. La superficie pittorica appariva piuttosto opaca, offuscata dall’accumulo di depositi di origine atmosferica e di nero fumo di candele, con una pesante patina di natura diversa. L’opera aveva subito una pulitura pregressa molto grossolana e drastica, presumibilmente nel secolo XIX, se non prima.

Era stata alterata da alcuni ritocchi situati sui panneggi dei santi e da una ridipintura sulle nuvole, all’altezza del braccio alzato di San Pietro, per nascondere il degrado causato presumibilmente dal fumo di candela.

Sono state effettuate varie indagini diagnostiche non invasive: la tecnica di fotografia in VIS – IR riflesso – IR falso colore, l’analisi spettroscopica FORS (Spettroscopia in riflettanza con fibre ottiche) e la XRF (Fluorescenza Raggi X).

Come prima operazione è stata effettuata la disinfestazione anossica, in quanto sia la tavola sia la cornice hanno subito un’ingente infestazione di insetti xilofagi, seguita poi dalla disinfestazione preventiva. Il dipinto è stato successivamente sottoposto all’intervento di pulitura.

La cornice in legno intagliato nello stile del manierismo fiorentino, dorata a foglia d’oro con la tecnica a guazzo, è quella originale. Il restauro è consistito sostanzialmente nell’intervento di pulitura della superficie dorata e dello stemma policromo/dorato con la rimozione degli strati di depositi atmosferici e dello spesso strato di ‘patine’ scure.

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