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La storia di Carlo e Helen, dividono le spese della casa e sono meno soli: esperienze di coabitazione solidale

Persone con un’abitazione troppo grande, spesso anziani soli, aprono le porte a chi si trova in situazioni di difficoltà economica e sociale: ad oggi sono 401 casi a Firenze e dintorni grazie al progetto di Auser Abitare Solidale,  832 le persone coinvolte

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Carlo Papi è un anziano in buona salute rimasto vedovo, con una casa troppo grande per lui. Helen Fretel Espinoza Francis è una donna di 58 anni, operatrice socio sanitaria originaria del Perù in cerca di un alloggio non troppo caro. Ora dividono la stessa abitazione e si danno una mano vicenda: lui può contare su una presenza discreta e di supporto, lei di una compagnia e di una casa in cui vivere in autonomia senza dover dipendere dall’ospitalità dei figli.

È solo una delle 401 storie nate dalle coabitazioni attivate dal 2008 a oggi a Firenze e dintorni grazie al progetto di Auser Abitare Solidale, 832 le persone coinvolte. Il servizio prevede forme di condivisione abitativa in alloggi privati tra soggetti con fragilità, attraverso un percorso che si sviluppa in cinque tappe: selezione, incontro tra utenti, negoziazione delle condizioni della condivisione abitativa, gestione e monitoraggio delle relazioni.

La storia di Carlo e Helen

Carlo è entrato in contatto con i servizi sociali perché aveva bisogno di un aiuto nella pulizia della casa e da lì è iniziata questa sua nuova esperienza di vita. “Mi hanno presentato la possibilità di una coabitazione solidale: abbiamo provato ed è andata bene. Helen mi è sembrata subito una persona per bene e affidabile”, ha raccontato. “Io metto a disposizione una stanza, il bagno e la cucina in comune e in cambio ho un po’ di compagnia e un po’ di aiuto in casa e una presenza anche la notte, cosa che rassicura molto i miei familiari”.

Helen lavora e prima viveva con i suoi figli, “ne ho sei – dice –  ma poi sono nati i nipoti e in casa non ci stavamo più. Ora sono felice di questa nuova sistemazione”. Si sono trovati subito bene: “Carlo è una persona rispettosa e seria e gli do’ una mano se ha bisogno di qualcosa, preparo da mangiare andiamo a fare la spesa o lo accompagno a trovare gli amici che abitano vicino”.

Chi decide di coabitare stringe un patto abitativo basato sul rispetto. La coabitazione è a titolo gratuito a parte una quota delle utenze.

Ad aprire le porte di casa sono soprattutto anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti residenti in case diventate troppo grandi per le loro esigenze di vita e per le loro possibilità economiche. In rari casi gli ospitanti sono famiglie che necessitano di un aiuto o disabili. Gli ospiti sono persone sole o genitori single con figli che si trovano in situazioni di fragilità socio-economiche: ci sono  donne vittime di violenza, migranti, persone che hanno perso il lavoro, persone che hanno uno stipendio ma non trovano una casa e studenti.

“La coabitazione può essere un valido intervento di politica abitativa rivolta ad anziani autosufficienti che ancora vogliono essere indipendenti e vivere nei luoghi – la casa, ma anche il contesto di vicinato e di quartiere – che hanno fatto parte sinora della loro vita e che rappresentano un punto di riferimento emotivo e relazionale importantissimo per il loro benessere complessivo”, spiega Gabriele Danesi, presidente di Auser Abitare Solidale. “La condivisione abitativa può inoltre rappresentare un equo sostegno economico per l’anziano,vista la contrazione costante del potere di acquisto degli over 65, ma anche una valida opportunità per chi si trova temporaneamente escluso dal diritto alla casa. Non dimentichiamo inoltre che ottimizzare gli spazi abitativi esistenti costituisce poi un argine allo svuotamento delle città dai residenti”.

Chi è interessato ad avere più informazioni sul progetto o a candidarsi per una eventuale coabitazione, può rivolgersi ad Abitare Solidale, al numero 320-4317644 dal lunedì al sabato con orario 9-20 o scrivere alla mail abitaresolidaleauser@gmail.com[/mark+

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