Il bronzo di Donatello raffigurante Giuditta e Oloferne torna protagonista della Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio dopo l’intervento di restauro conservativo realizzato grazie al sostegno di Friends of Florence.
A distanza di tanti anni dall’ultimo restauro e da un successivo intervento di manutenzione eseguito nel 2004, il bronzo appariva gravemente offuscato da uno strato di pulviscolo atmosferico che nel corso degli anni si era depositato sulle sue superfici per effetto dell’attrazione elettrostatica e della proprietà adesiva del protettivo.
Il progetto di restauro si prefiggeva di ripristinare e migliorare la leggibilità dell’opera, perfezionando gli interventi eseguiti negli anni Ottanta del secolo scorso attraverso l’applicazione delle nuove strumentazioni e conoscenze nel frattempo acquisite, nonché di approfondire l’analisi degli aspetti tecnici del gruppo bronzeo e, dunque, delle peculiari modalità di lavoro del suo eccezionale autore.
Il progetto è stato articolato in due fasi, della durata totale di circa 10 mesi, con esecuzione delle opere affidata direttamente dal donatore dei fondi.
Da tempo la Fondazione Friends of Florence è impegnata nel sostegno di interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio fiorentino e toscano e ha già sostenuto alcuni lavori di restauro di opere delle collezioni di Palazzo Vecchio, come quello del 2019 sul Putto con delfino di Andrea del Verrocchio.
Il bronzo è stato svelatoalla presenza di Simonetta Brandolini d’Adda, presidente di Friends of Florence che ha dichiarato: “Siamo molto felici di aver sostenuto il restauro della scultura di Giuditta e Oloferne di Donatello, un’opera fondamentale non soltanto per la storia fiorentina, ma per l’arte e la cultura mondiale. In questo modo essa potrà continuare a mostrarsi alle generazioni presenti e future in tutta la sua potente bellezza”.
Giuditta e Oloferne: simbolo della libertà di Firenze
Il gruppo bronzeo raffigurante Giuditta e Oloferne (1457-1464) è una delle opere più note e celebrate di Donatello, per la sua potenza espressiva, per la maestria e la raffinatezza della tecnica di esecuzione, nonché per l‘avvincente storia delle vicissitudini che lo portarono a diventare un simbolo della libertà di Firenze.
Secondo l’ipotesi più accredita venne commissionata a Donatello da Piero de’ Medici intorno al 1457. Rimase interrotta a causa della partenza per Siena del suo autore, che con alcuni collaboratori la portò a termine tra il 1461 e il 1464, quando fu collocata nel giardino dell’antica residenza medicea di via Larga, l’attuale Palazzo Medici Riccardi, a fare da contrappunto al David bronzeo del medesimo scultore che già si trovava nel vicino cortile (oggi nel Museo Nazionale del Bargello).
Secondo l’omonimo libro della Bibbia, la giovane ebrea Giuditta salvò la propria città dall’assedio dell’esercito assiro tagliando la testa al suo generale Oloferne dopo averlo sedotto e fatto ubriacare. All’epoca Giuditta veniva generalmente rappresentata già trionfante sulla testa mozzata del suo nemico.
Donatello, con grande originalità, aggiunse la figura di Oloferne, realizzando così la prima opera isolata di grandi dimensioni dedicata a questo tema, e colse l’azione nel suo svolgimento, rappresentando l’eroina in una salda e fiera posizione eretta, con il braccio che impugna la spada pronta a sferrare il colpo finale.
L’opera rileggeva in chiave laica e politica il racconto biblico della giovane eroina, come attestavano due iscrizioni che recava nel basamento lapideo, andate perdute: la prima la qualificava come simbolo del trionfo dell’umiltà sulla superbia e della virtù sulla lussuria; la seconda conteneva la dedica di Piero de’ Medici che le attribuiva la funzione di modello di fortezza e libertà, incitando i cittadini a seguire l’esempio di Giuditta per la difesa della Repubblica fiorentina.
Le foto sono di Antonio Quattrone