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La sfida di Simone Graziano e Clap! Clap! unire i ritmi dell’Africa al pianoforte

Venerdì 2 giugno al Teatro Marchionneschi di Guardistallo per la prima volta sarà presentato il progetto inedito dei due artisti, a cura di Toscana Produzione Musica

Simone Graziano e Clap! Clap!

Dal cilindro di Toscana Produzione Musica esce un nuovo progetto musicale che unisce 𝑭𝒓𝒐𝒏𝒕𝒂𝒍 𝒊𝒍 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒕𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒈𝒖𝒊𝒅𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒂 𝑺𝒊𝒎𝒐𝒏𝒆 𝑮𝒓𝒂𝒛𝒊𝒂𝒏𝒐, uno dei migliori pianisti e compositori emersi recentemente nel panorama italiano, e 𝑪𝒍𝒂𝒑! 𝑪𝒍𝒂𝒑! produttore e performer di fama internazionale.

La sfida sarà quella di far incontrare i ritmi irresistibili di Clap! Clap! con il pianoforte di Simone Graziano e la formazione jazzistica dei Frontal sul terreno comune della grande madre Africa, un territorio, un magma musicale multiforme e stratificatissimo che non cessa di ispirare musicisti e compositori da ogni parte del mondo.

Il risultato di questo incredibile esperimento sarà presentato per la prima volta venerdì 2 giugno al Teatro Marchionneschi di Guardistallo. 

Frontal è composto da alcuni tra i migliori talenti del jazz nostrano quali Gabriele Evangelista al contrabbasso e Stefano Tamborrino alla batteria. La band presenta una front line davvero eccezionale che può vantare il chitarrista olandese Reinier Baas, tra i più rappresentativi musicisti della nuova generazione del jazz europeo e Dan Kinzelman al sax tenore, americano naturalizzato in Italia, voce originalissima del sassofono contemporaneo.

Clap! Clap!, nome d’arte Cristiano Crisci, racchiudendo ispirazioni e stili disparati sulla pista da ballo della sua mente, da più di un decennio si è affermato come uno dei produttori di musica elettronica più audaci d’Italia. La sua musica è una miscela unica di danza globale e suoni senza tempo che attingono dalla natura, dalla musica tradizionale, dalle registrazioni sul campo e dall’elettronica di centri moderni come Chicago e Londra.

Ecco la nostra intervista a Simone Graziano

Com’è nata questa collaborazione con Clap! Clap! ?

Io sono un suo grande fan, l’ho scoperto nel 2017 con il disco A Thousand Skies. Ho iniziato ad ascoltarlo senza sapere assolutamente niente di chi fosse. Sono andato abbastanza in fissa, l’ho ascoltato tantissimo senza sapere che abitava a un chilometro da casa mia. Nel 2019 ho realizzato il disco Sexuality dedicato ai pigmei del centro Africa. Lui aveva fatto la stessa cosa con un disco su varie etnie africane. L’idea di lavorare insieme è nata per puro caso parlando con Maurizio Busia (direttore artistico di Toscana Produzione Musica insieme a Francesco Mariotti), lui mi disse che sarebbe stato fantastico unire questi due lavori sull’Africa. Così abbiamo iniziato a lavorare mandandoci vari materiali, un lavoro di composizione comune. Abbiamo tirato su un repertorio che ha come base l’Africa, una sfida totale per noi.

Negli ultimi anni l’Africa sembra essere sempre più un terreno privilegiato di ispirazione per gli artisti occidentali, penso per esempio a Damon Albarn. Come mai secondo te?

Storicamente nel jazz l’Africa è proprio la matrice, il ritmo, lo swing viene da lì. Per noi che frequentiamo il jazz da una vita è il pane quotidiano. A un certo punto nella mia vita ho voluto capire qualcosa di più. Il viaggio che abbiamo fatto nel mondo dei pigmei per me è stato fondamentale per capire che cos’è il concetto di ritmo africano. Mi ha aiutato molto un libro degli anni ’70 di Simha Arom che si chiama “African Polyphony and Polyrhythm” che è un’analisi del mondo ritmico africano fatta in maniera eccezionale tanto che la prefazione è fatta dal compositore György Sándor Ligeti, che dice “non c’è niente nella mia vita che mi abbia condizionato di più di questo libro”.

Per chi conosce la tua musica e i ritmi di Clap! Clap! questo progetto è un po’ un’incognita, non è facile immaginarvi suonare insieme, cosa puoi anticiparci?

Anche noi dobbiamo ancora ascoltarlo, per ora abbiamo fatto un lavoro virtuale, nel senso che esiste, ma ancora non è un vero e proprio disco, è materiale live, a noi interessa suonarlo dal vivo. E’ una scelta forte, per adesso non abbiamo la premura di fare un disco vero e proprio ma piuttosto di portare live questa collaborazione. La sfida è proprio vedere se dal vivo questa cosa funziona. Siamo abituati a suonare molto liberi, e anche Clap! Clap!, ma lui è un producer, ci ha mandato delle cose che dovranno incastrarsi con le nostre. Sulla carta ci sembra veramente tutto bello, spero che lo sarà anche dopo i cinque giorni di residenza al Teatro Marchionneschi di Guardistallo. 

Tu sarai anche al Festival Musart di Firenze per un concerto all’alba mercoledì 26 luglio che si preannuncia già indimenticabile

I concerti all’alba sono veramente una cosa che adoro fare, mi è capitato di farne uno a Fano in piena pandemia nel 2020. Mi ricordo che uscii dall’albergo alle 4.30 per strada e c’era una miriade di persone. Un viale pieno di gente che io pensavo uscisse dalle discoteche della città per tornare a casa. Invece appena mi sedetti al pianoforte me li ritrovai tutti che mi aspettavano per vedere il concerto, parlo di 4-5000 persone, è stata una delle esperienze onestamente più belle che ho fatto in vita mia, forse era tutto amplificato anche dal covid. Mi piacciono particolarmente i concerti all’alba perchè riesco a far tacere il mio super-io durante la performance, essendo “rincoglionito”, non ho sovragiudizio che spesso ti castra mentre suoni. Un’orario così presto la mattina influisce sia su di me che suono, che su chi mi ascolta, la relazione che si instaura è senza filtri, molto intima.

Simone Graziano – © Angelo Trani

 

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