La pandemia di Covid-19 ha colpito duramente l’economia della Toscana. Secondo l’usuale rapporto annuale della Banca d’Italia nel 2020 il calo del prodotto toscano è stato di oltre il 9%, più intenso rispetto alla media del Paese.
Il lockdown e il blocco delle attività produttive non essenziali hanno avuto gravi ripercussioni su settori da sempre importanti nella nostra regione, come la moda e le attività collegate al turismo, soprattutto straniero e delle città d’arte. La riduzione del Pil si è attenuata nei mesi estivi per poi intensificarsi a fine anno, in concomitanza con la seconda fase del contagio e con l’introduzione delle nuove misure restrittive. Un quadro che però è andato a migliorare nel 2021, grazie al piano vaccinale e all’allentamento delle misure restrittive.
Colpite le imprese più piccole e internazionali e il terziario
Le imprese hanno subito una significativa riduzione del fatturato, soprattutto le più piccole e quelle più internazionalizzate. Nelle imprese industriali il calo del fatturato è stata del 6% , con una diminuzione è stata più intensa nel terziario (-12%).
A danneggiare le imprese toscane è stato anche il drastico calo dell’export, da sempre volano dell’economia regionale: le vendite all’estero hanno registrato una contrazione intensa (-6,2%), in particolare nei comparti di moda e meccanica, seppure nel complesso più contenuta rispetto alla media italiana.
Il comparto turistico è stato tra i più colpiti: nel 2020 le presenze turistiche si sono più che dimezzate rispetto al 2019, con un record negativo di -80,7% segnato dall’area fiorentina, mentre è andata meglio la costa.
La dinamica negativa del fatturato ha riguardato anche il settore edile (-5%), che si è ripreso nella seconda parte dell’anno. Anche il mercato immobiliare ha subito una battuta d’arresto: il numero di compravendite di case dopo cinque anni di crescita nel 2020 è diminuto dell’8%. Chi ha acquistato un’abitazione però ha scelto i comuni minori rispetto ai capoluoghi di provincia e metrature più ampie, forse cercando spazi più vivibili dopo i mesi di lockdown vissuti tra le quattro mura.
Diminuiscono gli occupati, colpite soprattutto le lavoratrici
Gli effetti della crisi innescata dalla pandemia si sono abbattuti di conseguenza anche sul mercato di lavoro. Il calo degli occupati (-1,3 %) ha colpito maggiormente la componente femminile (-2,2%), anche perché la perdita di posti di lavori è stata più marcata nel settore turistico e dei servizi, dove le donne sono maggiormente impiegate. Colpito anche il lavoro autonomo (-2%) e, i servizi, in particolare commercio, alberghi e ristorazione (-4,8%). Il calo nell’occupazione dipendente si è concentrato nella componente a tempo determinato, ridotta di quasi un quinto.
Per la prima volta dal 2014 è tornata a crescere la quota dei Neet, i giovani non occupati e non in istruzione o formazione, che nel 2020 ha raggiunto il 17%.
La buona notizia è che nei primi quattro mesi del 2021 le nuove attivazioni di contratti di lavoro sono tornate a crescere.
Meno lavoro significa anche meno reddito e meno spese delle famiglie, si è interrotta così in Toscana una fase di crescita in atto da oltre cinque anni. Nel 2020 il reddito disponibile è calato di circa il 2,8 % rispetto al 2019 mentre i consumi si sono ridotti dell’11,9%. La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e la povertà sono aumentate durante la pandemia, accrescendo i divari socio-economici; gli interventi pubblici hanno tuttavia contribuito ad attenuarne l’incremento.
Più credito alle imprese e personale per la sanità
Per quanto riguarda i finanziamenti all’economia, nel 2020 il credito bancario in Toscana è tornato a crescere (3,1% in dicembre) riflettendo il forte recupero dei finanziamenti alle imprese (4,3%), che si è consolidato anche nel primo trimestre del 2021. Una dinamica dovuta in buona parte dalle politiche di sostegno adottate per contrastare la carenza di liquidità, principal-mente tramite la concessione di garanzie pubbliche sui prestiti alle PMI.
Infine sul fronte della spesa pubblica, nel 2020 per contrastare la pandemia sono aumentate le spese in sanità: il costo del servizio sanitario regionale è aumentato del 5,5%, dovuto tutto all’emergenza sanitaria. In un anno il personale sanitario è aumentato di oltre 7mila unità, di cui il 40% infermieri e il 20% medici, la metà dei quali assunti a tempo indeterminato. Un dato negativo invece arriva dall’attività di prevenzione, che a causa della pandemia ha subito un forte rallentamento i cui effetti si vedranno solo in futuro: nel 2020 infatt, tra gennaio e settembre, gli screening si sono ridotti del 40%.