La montagna toscana e le sue aree interne hanno ora una occasione in più di rilancio: il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Oggi ci sono le risorse per investire su questi territorio, contrastare lo spopolamento e valorizzarli al meglio. Si parla di un territorio dove vivono 1,140 milioni di toscani, 600mila nelle aree montane, distribuiti in 156 comuni. Le aree interne coprono 16.550 chilometri quadrati dei 23 mila della regione, ovvero oltre il 71 per cento. Negli ultimi quaranta anni quei territori si sono però spopolati, perdendo l’11 per cento dei residenti. I numeri li ha forniti l’Irpet che ha aperto i lavori degli Stati generali della montagna, la giornata organizzata da Regione Toscane e Anci Toscana nell’ambito di Dire e fare, al Teatro della Compagnia di Firenze.
Saccardi: “Progetti subito pronti per non perdere i fondi”
“Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza ha messo a disposizione le risorse che saranno indispensabili per investire nei territori montani per contrastare lo spopolamento e valorizzarli. Ma per accedervi dovremmo avere progetti pronti e esecutivi altrimenti le perdiamo – la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi –. Ecco perché dovremo lavorare a incrementare il personale tecnico in dotazione delle varie amministrazioni locali, senza il quale i progetti non si fanno. La carenza di personale tecnico nei Comuni ci costringe a impiegare chi c’è per le esigenze più urgenti ma meno strategiche. E non possiamo più permettercelo”.
Stessa riflessione sul personale adibito alla gestione e manutenzione dei boschi, per il quale la Regione impegna 14 milioni di euro destinati a oltre 450 operai in Toscana che “sono già pochi – ha sottolineato la vicepresidente – e che più volte capita siano impiegati per funzioni diverse da quelle relative al core business legato alle foreste”.
Una speranza sempre più concreta è quella dei giovani imprenditori. “C’è un ritorno innegabile alla campagna e all’economia che su di essa poggia da parte delle giovani generazioni che vedono l’agricoltura come tecnologia oltre che come tradizione. Per questo siamo al fianco dei giovani e della loro progettualità con bandi e opportunità e di fatto la Regione ha deciso di incrementare le risorse a disposizione del pacchetto giovani del Piano regionale di sviluppo”, ha annunciato Saccardi.
Un percorso di partecipazione lungo sei mesi
Gli Stati generali della Montagna sono il culmine di un percorso intrapreso da Anci Toscana da diverso tempo: 18 incontri in sei mesi, coinvolgendo ben 151 sindaci
“Oggi AnciToscana – ha detto Matteo Biffoni, presidente Anci Toscana e sindaco di Prato – arriva a questo appuntamento con uno straordinario risultato di partecipazione e coinvolgimento dei Comuni montani della nostra regione. Quello che emerge dalla voce dei sindaci è la necessità di investire nella montagna, per offrire servizi scolastici, sanitari, digitali, infrastrutturali che permettano di colmare il divario con le città e permettano a chi vive questi territori di vivere, lavorare, studiare, spostarsi”.
La prima sfida è contrastare lo spopolamento. Giani: “Infrastrutture, connettività e servizi”
Quella demografica è sicuramente la prima sfida. L’essere periferici, gli spostamenti più lenti e la minore disponibilità di servizi sul posto hanno costituito un disincentivo in questi anni a vivere nelle aree più periferiche della Toscana. L’obiettivo oggi è tornare a investire in maniera massiccia per far ritornare montagna ed aree interne ad essere luoghi appetibili, anche per i giovani.
“Valorizzare quei luoghi e contrastarne l’abbandono demografico comporta anche infrastrutture, connettività e digitalizzazione, ed investimenti in campo sanitario e scolastico – dice il presidente della Toscana Eugenio Giani – Quando diciamo che puntiamo su una Toscana diffusa vuol dire una Toscana delle città d’arte così come dei borghi incastonati fra le montagne. Vuol dire una regione dagli scenari straordinari che contengono un patrimonio da valorizzare. Per farlo ci vogliono investimenti e progetti mirati che siano in grado di intercettare le risorse a nostra disposizione. Solo così possiamo dare avvio alla riqualificazione e al recupero in questi luoghi e magari di strutture e aree oggi dismesse”.