La Toscana ha davanti a sé una sfida epocale: rafforzare il suo scheletro di infrastrutture e viabilità e attivare la transizione ecologica verso una mobilità davvero sostenibile. I fondi a disposizioni sono tanti: da una parte i due cicli di programmazione, quello regionale di sviluppo e i fondi europei 2021-2027, dall’altra la nuova opportunità che viene dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il documento di monitoraggio del Priim-Piano regionale integrato infrastrutture e mobilità presentato all’auditorium Sant’Apollonia di Firenze tira le fila di tutto questo e delinea la direzione che la Toscana sta sta prendendo, delle nuove importanti arterie ai tanti imponenti investimenti in procinto di partire: tranvie, treni, trasporto pubblico locale e strade.
L’importanza strategica dello “snodo Toscana”
Nero su bianco, in circa 300 pagine di documento, si delinea la regione che sarà ma soprattutto emerge l’importanza dello “snodo Toscana” nel sistema nazionale. Lo dice chiaramente il presidente Eugenio Giani: “L’appello generale che io faccio agli enti nazionali, da Fs ad Aspi, è quello di prendere in seria considerazione la Toscana, perché la sua modernizzazione infrastrutturale è una modernizzazione infrastrutturale per tutta Italia”. “Siamo in uno dei luoghi in cui si va e si ritorna, siamo nel cuore dell’asse strategico dei collegamenti Nord-Sud Italia”, ha affermato Giani, sottolineando però come “gli interventi stradali non sono aiutati né dal Pnrr né dai fondi strutturali europei”. Una “impostazione ideologica” dell’Europa: “Sono il primo a sostenere la rivoluzione ambientale che deve portare a una mobilità sostenibile, però siccome ci preoccupiamo per il 2035 di ottenere le emissioni zero su tutto quello che solca le nostre strade, io avrei un atteggiamento più largo. Quando avremo tutti i mezzi a trazione elettrica o a idrogeno, noi avremo bisogno eccome di strade“, aggiunge Giani.
Investimenti e occupazione: i numeri della ripresa
La misura la dà l’assessore alle Infrastrutture Stefano Baccelli, che snocciola i numeri che descrivono la strategia futura della Regione su infrastrutture e mobilità: “Irpet ha calcolato che nel nostro piano integrato della Toscana, realizzate nel gioco di squadra complessivo tra Rfi, autorità portuali enti locali, sono previsti investimenti per 9 miliardi di euro nel decennio 2020-2030 e questo significa 15.000 persone in piu’ al lavoro all’anno, in tutto 150.000″. A questi si aggiungono “750 milioni del Pnrr per 2.000 lavoratori in più ogni anno per i prossimi 5 anni. Questo dà la misure dell’impegno, dell’opportunità straordinaria ma anche del fatto che dobbiamo migliorare tutti, essere piu’ semplici, piu’ efficienti, migliorare la nostra capacita’ progettuale e di attrarre nuovi investimenti, bisogna uscire migliori da questa partita fondamentale che è il Pnrr”.
Le priorità
Le opere strategiche importanti sono molte, alcune le ha ricordate il presidente Giani. “L’asse ferroviario interno della Toscana, ovvero il sottoattraversamento dell’alta velocità a Firenze che realizzeremo non col Pnrr, ma con l’accordo di programma fra Regione, Stato e la Holding ferrovie”, ma comunque “da realizzare nei tempi con cui il Pnrr va a realizzare le altre opere, ovvero entro il 2026”. Poi “la mobilità sostenibile che sta nel Pnrr, con le nuove linee del sistema tranviario dirette a Bagno a Ripoli e a Campi, il collegamento rapido metro tram fra Firenze e Prato e i collegamenti con Sesto e Calenzano”.
“La società Autostrade – ha proseguito Giani – sta poi predisponendo in queste ore l’apertura del collegamento fra Barberino e Calenzano perché si possa avere la terza corsia fra Firenze, Prato e Pistoia e contemporaneamente risolvere il nodo di Peretola. L’altra grande priorità – ha aggiunto – è la Tirrenica, lotti 4 e 5, per cui ci sono i soldi in finanziaria, e poi l’aggiudicazione dei lavori per la Darsena Europa di Livorno, con il fondale fino a 20 metri”. C’è poi “la necessità di arrivare in 50 minuti da Siena a Firenze e il collegamento Siena-Firenze passa attraverso la doppia binarizzazione di Granaiolo-Empoli e di Poggibonsi-Siena. C’e’ il collegamento fra Pistoia e Lucca per l’asse dorsale ferroviario su a nord”.
E poi c’è la Toscana diffusa, quella delle aree più periferiche “dove l’accessibilità costituisce un elemento essenziale. Un elemento fondamentale – ricorda l’assessore Baccelli – è rappresentato dalla manutenzione e dalla messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti, a cominciare dalla rete viaria, per la quale la Toscana, in questi anni, ha destinato importanti risorse a favore degli Enti locali e per cui sono previste risorse nazionali e comunitarie”. Sulla rete delle strade regionali, la Regione (a seguito dell’acquisizione dal 2016 dalle Province delle competenze in materia di viabilità regionale) ha avviato a gara 37 opere per oltre 140 mln, tra cui 10 opere con lavori avviati. “Importanti opere tra cui quelle relative alla Fi-PI.LI, alla SR 71 Umbro Casentinese- Romagnola, alla SR2 Cassia, alla SR 69 di Valdarno ed altre ancora, finanziate anche grazie al Piano operativo infrastrutture”.
Da non dimenticare, poi, le grandi opere ferroviarie, come potenziamento della Prato-Bologna con profilatura di 40 chilometri i gallerie. Per quanto riguarda il Tpl, ha sottolineato ancora Baccelli, “c’è stato un grande sforzo da parte dell’amministrazione regionale durante tutto il periodo dell’emergenza sanitaria nella gestione del servizio, al fine di garantire la mobilità quale diritto essenziale ai cittadini. Sono stati predisposti circa 200 bus aggiuntivi al giorno nel periodo scolastico 2020-2021, 320 in più tra gennaio e giugno 2021. E poi l’avvio del servizio unico regionale da parte del nuovo gestore avvenuto dal 1° novembre”.
La transizione ecologica: lo sviluppo sostenibile passa dalla mobilità
Il filo rosso che lega tutti i progetti, a prescindere dalla fnte di finanziamento, è la sostenibilità. “Non possiamo parlare di sviluppo sostenibile senza parlare di mobilità – ha detto l’assessora all’Ambiente, Monia Monni – Ripensare anche la mobilità dovrà essere fondamentale, considerato che il settore dei trasporti è responsabile di un quarto delle emissioni inquinanti e climalteranti. Ma le interconnessioni non finiscono qua: penso ad esempio al tema della mobilità elettrica”. Diventa però necessario cambiare il metodo di produzione di quell’energia elettrica. “In quest’ottica – continua – il tema della transizione energetica diventa strategico. Pertanto stiamo lavorando ad un nostro Piano per la transizione energetica che avrà come obiettivi la produzione di 2500 MWe dal solare e il potenziamento della geotermia, distribuendo le quote di produzione ai Comuni, senza impattare sul paesaggio e avere una distribuzione socialmente corretta”.
L’approfondimento su Pnrr e infrastrutture: l’intervista all’economista Andrea Giuricin