La nuova frontiera delle protesi è la sensibilità alle temperature, una rivoluzione per le mano robotiche che porta la firma della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “Per la prima volta, siamo davvero vicini a restituire l’intera gamma di sensazioni alle persone amputate” commenta Silvestro Micera, autore senior della ricerca condotta con École Polytechnique Fédérale de Lausanne e pubblicata sulla rivista Med.
Più forte di ogni spiegazione scientifica è la testimonianza del paziente. “Quando uno dei ricercatori ha posizionato il sensore sul proprio corpo, per me è stata un’emozione fortissima. Ho potuto sentire il calore di un’altra persona con la mia mano fantasma. È stato come riattivare una connessione che avevo perduto”. A parlare è Fabrizio, un uomo di 57 anni con un’amputazione transradiale, che è riuscito a distinguere e ordinare manualmente oggetti a temperature differenti. È riuscito a percepire anche il contatto corporeo con un’altra persona, sempre grazie alla protesi sensorizzata di mano in grado di fornire un feedback termico realistico e in tempo reale.
Partendo dalle precedenti scoperte sulle sensazioni termiche fantasma, che stimolano punti specifici del braccio residuo, i ricercatori hanno sviluppato un nuovo approccio che consente agli amputati di percepire e rispondere alla temperatura trasmettendo informazioni termiche dal polpastrello della protesi all’arto residuo. Una tecnologia che usa un’elettronica di largo consumo, che può essere integrata nelle protesi disponibili in commercio e che non richiede un intervento chirurgico.
La fase di sperimentazione è stata eseguita presso il Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio (Bologna) con la collaborazione dell’Inail. Il team di ricerca ha testato la capacità della persona amputata di distinguere tra oggetti di temperatura e di materiali diversi. In particolare, il paziente è stato in grado di discriminare tra tre bottiglie indistinguibili contenenti acqua fredda, a temperatura ambiente e calda con un’accuratezza del 100%, mentre, senza il dispositivo, la sua accuratezza si fermava al 33%. È anche migliorata la sua capacità di classificare con precisione e rapidità cubetti di metallo di diverse temperature.
La tecnologia sviluppata dal team della Scuola Superiore Sant’Anna e École Polytechnique Fédérale al momento è stata testata in laboratorio. Il prossimo passo sarà quello di rendere il dispositivo pronto per l’uso domestico. “Questo studio – conclude Micera – apre la strada a protesi di mano più naturali, offrendo agli amputati una percezione più ricca e naturale”.