Dal girasole del Canada dai caratteristici fiori gialli all’albero delle farfalle con i suoi boccioli fucsia che giunge dalla Cina, la globalizzazione dei prati è realtà anche in Toscana. In Toscana sono 580 le specie aliene presenti, di cui 51 invasive.
A dare l’allarme sui rischi che le specie autoctone corrono arriva, ultimo in ordine di tempo, uno studio pubblicato su Nature Communications. Un attacco alla biodiversità che si compie quotidianamente soprattutto lungo i fiumi e sulle sponde dei laghi dove le specie aliene botaniche trovano terreno fertile.
A provocare conseguenze gravi all’ecosistema, in modo del tutto involontario, l’uomo che nel corso dei secoli ha introdotto esemplari alloctoni da terre esotiche spesso con ragioni effimere. Le specie aliene si sono ambientate rapidamente nel Belpaese.
Talvolta questo è avvenuto con leggerezza come nel caso dell’Indaco Bastardo (l’amorpha fruticosa) giunta dal Nord America nel 1700 per le siepi ornamentali e inselvatichita a partire dal 1850 e oggi diffusa anche lungo l’Arno. Una specie, per paradosso, molto amata dalle api italiane che producono un miele pregiato dai suoi fiori.
“L’arrivo di piante alloctone in paesi diversi da quelli di appartenenza è oggi sempre più frequente per l’incremento delle reti di trasporto e di scambio e per gli effetti associati ai cambiamenti climatici” sottolinea una ricerca di Arpat Toscana.
Per rispondere a questo fenomeno che “comporta frequentemente alterazioni riguardo il numero, la presenza e la scomparsa delle specie autoctone spesso sostituire da quelle alloctone più aggressive e facilmente adattabili, si cerca di studiare soluzioni“.
Si va da programmi efficaci di controllo all’eradicazione e gestione di questi ultimi organismi che “insediandosi comportano la trasformazione degli ecosistemi biologici con conseguente perdita della biodiversità, ripercuotendosi anche su settori economici come l’agricoltura”.