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La festa del papà nei giorni degli abbracci negati

Il coronavirus non cancella la festa del papà, che in Toscana continuiamo a chiamare ‘babbo’. Una festa anomala, che anticipa la primavera (e la rinascita). Il miglior regalo? Tempo, cura, attenzione. E, perché no?, magari anche una donazione

Niente cravatte o dopobarba. Forse una bottiglia di vino o qualche frittella comprata al supermercato o all’alimentari sotto casa. Nulla di più. Stavolta i babbi di Toscana, così come tutti gli altri, non riceveranno il convenzionale regalo. Ma crediamo che non se ne faranno un problema. Non in questi giorni, non durante il coronavirus.

L’isolamento ha imposto nuove regole sociali e relazionali. Anche durante ricorrenze e feste come quella di oggi. Ai regali si preferirebbe un abbraccio, ben più carico di affetto e di significato. Ma anche un gesto piccolo e scontato come stringersi forte, oggi, appare fuoriluogo.

Qualcuno può farlo. Si possono ancora abbracciare i figli che trascorrono l’isolamento coi propri padri. Non possono farlo quelli che abitano distanti né coloro che svolgono lavori a rischio, come ad esempio i sanitari. Per tutti quanti, però, c’è una speranza da condividere: quella che manifesta l’amore attraverso la responsabilità dei piccoli gesti.

Per molti padri questo 19 marzo rappresenta il migliore momento in cui, senza fretta o altri impedimenti, è possibile raccontare e raccontarsi. È il momento giusto in cui poter parlare dei valori, della resilienza, del senso più profondo della cittadinanza. È il momento di spiegare ai propri figli che rispettare le regole significa rispettare se stessi e gli altri in un colpo solo.

La festa del papà – che nella maggior parte di Toscana continua a essere chiamato ‘babbo’ – si festeggia oggi, 19 marzo, perché questo è il giorno in cui si crede sia morto Giuseppe, padre (putativo) di Gesù. Il giorno dedicato al santo patrono di falegnami e carpentieri fu stabilito per la prima volta nel 1621 da Papa Gregorio XV. Oggi quel giorno arriva anticipando di poco la primavera che, per sua natura, è identificata come la stagione della rinascita. Un’aspettativa che mai prima d’ora è stata più bramata e condivisa.

La nuova fioritura non passa dalla negazione di un regalo scontato e convenzionale o da un abbraccio rimandato a chissà quando. La rinascita trova nella morte il suo contrario; ed è proprio la vita che, con responsabilità, difendiamo e preserviamo con coscienza.

Allora perché non regalare ai babbi un po’ del nostro tempo? Perché non regalare loro l’ascolto, l’attenzione e piccole attenzioni che puntano dritte alla vita che oggi sentiamo minacciata dalla pandemia? Possiamo inviare ai padri un video-messaggio, affinché lo conservino e lo riguardino facendo riaffiorare ogni volta un luccichio languido negli occhi. Possiamo regalare un libro per il loro kindle; uno di quei titoli che ha significato qualcosa per noi figli.

Oppure, cosa assai poco banale, possiamo regalar loro una donazione. Sono tante le raccolte avviate nell’ultima settimana, perché tanti sono i bisogni. Ecco il piccolo gesto che mancava, quello che può rendere speciale un anomalo giorno di festa.

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