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I La Crus aprono il Festival delle Colline, Giovanardi: “Noi per la musica eravamo disposti a tutto”

Martedì 2 luglio presso la Villa Medicea di Poggio a Caiano la storica band presenta “Proteggimi da ciò che voglio”, l’album della definitiva reunion, candidato alle Targhe Tenco come miglior disco del 2024. Ecco la nostra intervista al cantante e anima del gruppo Mauro Ermanno Giovanardi

La Crus foto di Gianluca Mingotto

Sono una delle band storiche della scena rock indipendente italiana, hanno alle spalle una carriera lunga trent’anni e un disco fresco di stampa che ne ha sancito la reunion, per la prima volta dal 2008.

Stiamo parlando dei La Crus che apriranno il Festival delle Colline martedì 2 luglio presso la Villa Medicea di Poggio a Caiano presentando il loro ultimo lavoro discografico “Proteggimi da ciò che voglio”, disco tra i cinque finalisti delle Targhe Tenco come Miglior album dell’anno, il cui titolo è ispirato a un’opera dell’artista statunitense Jenny Holzer.

Sul palco i La Crus si presenteranno con una formazione inedita, dal sound potente e ricercato, per una scaletta in cui non mancheranno i successi del passato: Mauro Ermanno “Joe” Giovanardi (voce e armonica), Cesare Malfatti (chitarre e campioni), Chiara Castello (tastiere e cori), Marco Carusino (basso e chitarre) e Leziero Rescigno (batterie).

In apertura si esibirà la band tutta toscana dei Cassandra.

Ecco la nostra intervista a Mauro Ermanno Giovanardi

Ciao Mauro! Il vostro disco si intitola “Proteggimi da ciò che voglio” sai che cercando online ho scoperto che è una frase di Pablo Picasso, lo sapevi?

No non lo sapevo, l’idea di riprendere i Truisms della Holzer è stata di Alex. Tante persone mi hanno anche detto che si intitola così una canzone dei Placebo, ma non è a quella che stavamo pensando quando abbiamo scelto il titolo.

Oggi si fa musica con una motivazione completamente diversa dalla nostra. Per noi fare musica voleva dire mettersi un’uniforme addosso, per la musica eravamo disposti a tutto

Il disco segna la vostra reunion “ufficiale”, come mai avete preso questa decisione?

Ci siamo sciolti nel 2008, poi Gianni Morandi ci chiese di andare a Sanremo con “Io confesso” come La Crus, anche se era un mio pezzo. È stata la reunion più veloce della storia della musica perché ci siamo riformati solo per i cinque giorni del festival. Poi ho avuto la direzione artistica di un festival ad Ancona che si chiama La Mia Generazione”. Il primo anno per una sezione dedicata al rapporto tra musica e cinema ho chiamato i Marlene Kuntz. L’anno dopo abbiamo riproposto un lavoro dei La Crus, dovevamo fare solo un paio di date, poi alla fine ce ne hanno chieste dieci. Ma dal punto di vista della scrittura eravamo fermi al 2008.

Per questo nuovo album avete chiamato a collaborare molti amici: Carmen Consoli, Vasco Brondi, Colapesce e Dimartino, mi ha colpito moltissimo il featuring con Slavoj Zizek, ci avete parlato direttamente? Sono molto curiosa…

Abbiamo scritto al suo editore e nel giro di due giorni ci ha dato l’ok per utilizzare un brano che avevamo tirato giù da YouTube. Quindi non abbiamo parlato con lui direttamente, ma è stato gentilissimo, poi ci ha scritto che era contentissimo. A noi sembrava giusto per quel pezzo.

Voi definite le vostre canzoni “polietiche” cioè tra politiche ed etiche. Ma è ancora possibile fare politica con la musica oggi in Italia?

A noi interessava mandare un messaggio senza metterci l’eskimo. L’idea era fare un disco con tematiche sociali che riguardano il lavoro, il tempo, ma sviluppandolo senza dargli un vestito troppo retorico. Volevamo essere più poetici possibili denunciando allo stesso tempo la condizione dell’uomo contemporaneo occidentale. 

E com’è questa condizione? Non bella mi pare…

Io spero sempre nell’asteroide che ci stermini come i dinosauri, ce lo meritiamo soprattutto noi occidentali. Il modello credo che stia implodendo per davvero. Per cui è una situazione per niente facile. Sono convinto che noi europei prima o poi dovremmo pagare dazio. Abbiamo soggiogato da un punto di vista politico, militare, culturale, economico, il 70% della popolazione mondiale, prima o poi in qualche modo dovremmo farci i conti.

Come vedi la situazione della musica italiana? Tra gruppi storici come Marlene Kuntz, Diaframma, CCCP e i giovani trapper dove ti collochi?

Fondamentalmente da sempre la musica è lo specchio di questo preciso momento storico, di questa società, per cui se esistono queste cose vuol dire che fanno parte del nostro costume. Personalmente sono poche le cose che mi piacciono. Oggi si fa musica con una motivazione completamente diversa dalla nostra. Per noi fare musica voleva dire mettersi un’uniforme addosso, per la musica eravamo disposti a tutto. 

Perché parli al passato?

Perché i giovani che fanno musica oggi non hanno per niente questa concezione. Per noi fare i soldi era l’ultima cosa, per noi era importante urlare che non facevamo parte della massa. Adesso mi sembra che invece si faccia di tutto per essere omologati. Per noi l’importante era fare qualcosa di nuovo, che non assomigliasse a niente. In questo momento storico le Major mettono sotto contratto le cose che assomigliano al disco o il singolo che ha funzionato il mese scorso. Che poi secondo me è una cosa solo italiana, perché all’estero esiste la Trap ma non c’è solo quella, continua ad esistere anche tutto il resto. E’ triste pensare che potresti fare il disco più bello del mondo, ma la prima cosa che un discografico guarda è quanti numeri fai sui social. 

Per te cos’è la musica oggi?

E’ sempre la stessa cosa, avere la possibilità di raccontarsi. Ci sono momenti di depressione in cui mi chiedo se ne vale ancora la pena, poi faccio dei concerti in cui mi arrivano bordate d’amore e di affetto e dico okay forse sì, però questo aspetto benefico non dura tanto. E’ durissima cercare di fare cose che non siano dentro gli standard e modelli canonici di questo momento storico. Internet e i social hanno cambiato tutto, hanno tirato fuori un sacco di cattiveria e rancore che prima io non vedevo. Forse aveva ragione Umberto Eco che diceva che prima le cazzate restavano dentro il bar. Adesso i social hanno dato la possibilità a tutti di dire tutto, ma non tutti possono parlare di tutto.

I biglietti – posto unico 18 euro – sono disponibili su www.ticketone.it (tel. 892.101) e nei punti Box Office Toscana (www.boxofficetoscana.it/punti-vendita – tel. 055.210804).

La Crus foto di Gianluca Mingotto

 

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