Isola del Giglio luogo di introspezione e ricordi, ventre ancestrale nel quale ritrovare se stessi a contatto con una natura dirompente; avamposto dell’incontro tra l’uomo, il mare, la sua forza implacabile e la sua bellezza infinita. L’isola è stata immortalata nel film Premio Oscar nel 2014, come Miglior film straniero – e pluripremiato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argengo – La grande bellezza, di Paolo Sorrentino.
La storia raccontata nel film è nota al grande pubblico: descrive il decadimento di una Roma meravigliosa ma affossata e immobile, popolata da personaggi che, nelle sue famose terrazze, si auto-incensano e mettono in scena ogni sera farse e vuoti riti dell’alta borghesia, maschere consunte che tra ricordi, ironia, ricchezza, illusioni, si trastullano in feste sempre più trash e prive di senso.
E al centro della storia c’è lui, Jep Gambardella (Toni Servillo), giornalista napoletano che da giovane si era recato a Roma per cercare la “sua” grande bellezza ma che, dopo aver scritto il suo unico libro, “L’apparato umano”, si è perso nel dedalo di una città che fagocita, così bella da far perdere i sensi a chi la guarda (come il turista giapponese che sviene nelle prime inquadrature del film), che abbaglia e confonde.
Insieme a lui, a comporre il teatrino delle feste nelle terrazze romane, c’è Lello (Carlo Buccirosso), produttore di giocattoli che tradisce abitualmente la moglie Trumeau (Iaia Forte); Viola (Pamela Villoresi), ricca signora con un figlio malato di mente ; Stefania (Galatea Ranzi), scrittrice senza troppo talento, che ha sfondato grazie alla politica; infine Dadina (Giovanna Vignola), donna affetta da nanismo, l’editore del giornale per cui lavora. Ma arrivato alla soglia dei suoi sessantacinque anni, Jep si guarda allo specchio e capisce che è arrivato il momento di cercare di uscire dal circolo vizioso che lui stesso alimenta e produce, di ritrovare se stesso, la sua vena creativa e l’autenticità. Viene a conoscenza Elisa, una sua vecchia fiamma giovanile – forse l’unico vero amore che abbia mai avuto – appena deceduta, nel suo diario aveva dichiarato il suo amore eterno proprio a lui, Jep Gambardella.
Il giornalista si reca all’Isola del Giglio, per realizzare un reportage sul naufragio della Costa Concordia, proprio l’isola che aveva fatto da sfondo al suo amore giovanile. Il suo sguardo disincantato si posa sul relitto dell’enorme nave adagiata su un fianco, sul fondale del meraviglioso specchio d’acqua prospiciente l’isola dell’arcipelago toscano, che sembra simboleggiare proprio la decadenza della società della quale lui stesso è l’emblema vivente, per riflettere su di essa e forse prenderne le distanze.
Ma uscire dal circo decadente e dorato che si è costruito, non è facile per il protagonista e tutto sembra remare contro di lui: anche Ramona (Sabrina Ferilli), la spogliarellista dal cuore puro, con la quale aveva istaurato una relazione sentimentale, muore all’improvviso, e un altro personaggio positivo, il suo amico Romano (Carlo Verdone), decide di lasciare Roma.
Ma uno spiraglio di speranza si apre per sul finale del film: dopo un incontro con una suora missionaria cattolica nel terzo mondo, venerata come una santa (Giusi Merli), Jep Gambardella si reca di nuovo al Giglio, ed è qui che ha un flashback sul suo vecchio e autentico amore, grazie al quale rivede il volto della sua amata, sullo sfondo del faro gigliese di Capel Rosso: ricordandosi di Elisa forse ha ritrovato se stesso e potrà finalmente sperare di tornare a scrivere.