A causa dell’isolamento necessario per debellare il contagio del Coronavirus i concerti si sono fermati in tutto il mondo, ma la musica no! I musicisti continuano a fare sentire le loro canzoni e la loro presenza a tutti noi attraverso il grande palcoscenico dei social.
‘La Chute contre la peste’ è questo il titolo della rassegna che ha preso il via sulla pagina facebook dell’Associazione culturale La Chute di Firenze. Tantissimi i nomi degli artisti che si sono candidati per partecipare da tutto il mondo: Howe Gelb dalla California, Hugo Race da Melbourne, il grande Riccardo Tesi e molti altri. Ecco la nostra intervista a Max La Rocca cofondatore dell’associazione e promotore dell’iniziativa.
Ciao Max! Com’è nata l’idea di questo ‘festival’ sulla vostra pagina Facebook?
È partito tutto abbastanza spontaneamente, il festival è una conseguenza del fatto che la nostra associazione organizza 60-80 concerti l’anno tra il Circolo Il progresso e San Salvi d’estate. Abbiamo una nostra rete di musicisti amici consolidata negli anni. All’inizio la volontà di questi piccoli live è venuta da loro, soprattutto dall’estero. il primo che ci ha contattati è stato Hugo Race, c’era la voglia di essere vicini a noi e a una realtà che sembrava ancora lontana.
Quindi sono stati gli stessi musicisti che vi hanno scritto?
Sì all’inizio c’era la voglia di dare un contributo in qualunque forma. Da lì poi c’è venuta l’idea di dare un format, di creare una piccola finestra. Dopo che abbiamo pubblicato i primi video si è creata una sorta di catena di solidarietà. Una cosa molto bella anche perchè spontanea, appunto. Noi abbiamo creato il ‘La Chute contre la peste’ citando due libri di Camus. I video sono delle ‘cartoline’ con un messaggio che una persona manda all’altra senza poterla raggiungere fisicamente, come si faceva in tempo di guerra.
Cosa ne pensi dell’ondata di persone che si sono messe a suonare e cantare dal balcone, c’è chi li odia, chi lì ama
Secondo me si ribadisce il fatto che la musica viene snobbata da tutti durante l’anno, alla musica non viene dato un valore, o almeno non un valore monetario, la musica non la paga più nessuno. Spesso si dimentica il valore sociale che ha la musica, questo lo dimostra anche il fatto che tranne ai grandi eventi, ai piccoli o medi eventi come quelli che organizziamo noi a volte c’è un buon pubblico, altre volte no. Si preferiscono altre forme di socialità. Ma in casi estremi come questo tutti hanno bisogno della musica. Secondo me bisognerebbe ridare valore alla musica come elemento di tessuto sociale, che nell’ambito culturale poche altre discipline anno. La musica più del cinema, più del teatro, arriva immediatamente alle persone. Questa ‘bulimia di live’ che c’è adesso sui social non so quanto faccia bene alla musica dal vivo. Immagino sia partita per sopperire a una mancanza, ma non so quanto tutto questo farà venire voglia alle persone di venire a vedere la musica dal vivo dopo, non lo so quanto aiuterà.
Pensi che il Coronavirus cambierà il modo di andare ai concerti?
Credo che ci sia stato un danno nell’immediato e forse ci sarà anche un danno a medio-lungo termine. Non so quanto questa situazione sta agendo e agirà sotto pelle alle persone nel futuro. Nel nostro lavoro chiediamo alle persone di unirsi, di creare una socialità, un contatto, una vicinanza.
Quindi secondo te il virus cambierà anche la socialità?
Io penso che una volta finito torneremo a fare quello che facevamo prima, nello stesso modo. Io mi auguro che questa ‘cosa’ che lavora nella testa delle persone non faccia scattare una paura recondita che impedisca di andare in una sala con 50 persone come al Progresso. I comportamenti sociali fanno presto a sedimentarsi, se facciamo due o tre mesi così poi riabituarsi non sarà facile. Però io conto sulla sopravvivenza, l’istinto più forte è stare insieme agli altri, confido in questo.
Come vedi la prossima estate?
Noi ci eravamo mossi, avevamo date per L’estate a San Salvi, vedi parlo già al passato. Aspettiamo un segnale, parte del lavoro l’abbiamo già fatto, cose belle, torna in concerto Robyn Hitchcock. Preghiamo di poterlo fare. Però siamo già abbastanza a ridosso, tra un mese è maggio.