La chimica per aiutare ad autenticare un’opera d’arte, come un Picasso. Una tecnica innovativa che grazie alla ricerca dell’Università di Pisa è già realtà ed è diventata utile per studiare i dipinti e individuare i falsi. Non solo occhi esperti, dunque, ma in campo ci sono tecniche innovative, analisi di laboratorio all’avanguardia fino all’uso dell’intelligenza artificiale.
Lo studio ora è stato pubblicato dall’editore Springer del gruppo Nature e curato dalle professoresse Ilaria Degano e Maria Perla Colombini del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Ateneo pisano insieme a Austin Nevin del Courtauld Institute of Art di Londra. Il libro, intitolato Analytical Chemistry for the Study of Paintings and the Detection of Forgeries, fa il punto sulle metodologie scientifiche più innovative dove la chimica ha un ruolo chiave.
Le competenze pressoché uniche delle ricercatrici sono già state utili per aiutare ad autenticare un Picasso, come racconta la professoressa Ilaria Degano, e lo hanno fatto “paragonando la composizione del legante usato con quella, nota in letteratura, di alcuni materiali pittorici provenienti dagli archivi delle case produttrici che il pittore utilizzava. Tramite questo confronto abbiamo potuto verificare che non solo i materiali erano compatibili con l’epoca di produzione presunta del dipinto, quindi non c’era niente che fosse stato sintetizzato, prodotto, commercializzato, brevettato dopo, ma addirittura che c’era una corrispondenza molto precisa del profilo composizionale”.
Le richieste però sono innumerevoli, in particolare “siamo interpellati per opere di impressionisti – continua Degano – ed è capitato più di una volta di identificare dei pigmenti organici che sono stati brevettati e commercializzati dopo la data di morte del pittore presunto autore del quadro; pertanto, in questi casi abbiamo dovuto dare al committente la cattiva notizia della non compatibilità del materiale con la datazione dell’opera”.
Come la chimica aiuta l’arte
Comparare i materiale, le vernici, i pigmenti delle opere attraverso un’indagine storica che diventa scientifica grazie alle tecniche più innovative. Una metodologia utilizzata già nel caso del Picasso e documentato in uno studio del 2019 sul Journal of Cultural Heritage. Ma non solo, nel volume della Springer viene presentata una panoramica completa e aggiornata delle metodiche non invasive e microinvasive: si va dalle fotografie in vari range di radiazione, come infrarosso e raggi X, all’imaging multi e iperspettrale sino all’intelligenza artificiale per analizzare lo stile delle pennellate o alla datazione al radiocarbonio e allo studio degli isotopi.
“I falsi rappresentano un problema scoraggiante per storici dell’arte, musei, gallerie e curatori che affrontano sfide nel determinare l’autenticità dei dipinti – conclude Maria Perla Colombini – il valore delle opere e ’abilità crescente dei falsari evidenzia la necessità di sviluppare procedure scientifiche affidabili per identificare i falsi. Data la complessità dei singoli casi è comunque sempre necessaria la convergenza di varie discipline per un approccio metodologico basato sulla valutazione storico-artistica, curatoriale, estetica, tecnica e scientifica”.