A Firenze per la prima volta c’è una presidente donna tra i tassisti di Confartigianato Taxi Firenze ed è di padre algerino e madre fiorentina. Karima Sylvia Bouyahia, che vive a Firenze dal 1994, parla quattro lingue e è stata eletta al vertice dell’associazione in un momento difficile a causa del Covid e del crollo delle presenze di turisti. Nei prossimi mesi si troverà a gestire le problematiche di due cooperative e ben 724 taxi fiorentini.
Ecco la nostra intervista
Mia madre è fiorentina, – ci ha raccontato Sylvia – venivo a Firenze ogni anno da piccola. Mi sono stabilizzata definitivamente a Firenze nel ’94 avevo 24 anni ma avevo già una bella esperienza alle spalle. In Algeria lavoravo all’ambasciata italiana ad Algeri. Durante il ‘decennio nero’ quando c’è stata in Algeria l’esplosione del terrorismo islamico, avendo sempre avuto una vena politica, ero nei movimenti laici e questo non era visto bene. Quindi a un certo punto sono stata minacciata di morte e sono dovuta andare via. Ho finito gli studi in Francia e poi sono venuta a Firenze. C’era già mio fratello da un paio di anni e ho cominciato a lavorare un po’ dappertutto. Prima ho lavorato allo Space Elettronic, poi sono passata a lavorare in banca alla Cassa di Risparmio di Firenze e ci sono rimasta cinque anni tra il ’95 e il 2000. Poi mi sono sposata, è nata la mia bambina e nel 2001 ho trovato un altro lavoro in un’azienda in cui sono rimasta 15 anni. Poi questa azienda è fallita e io mi sono ritrovata senza lavoro. A 47 anni non era facile trovare di nuovo lavoro, ho sentito dire che c’era questo concorso per diventare tassista. Ho passato il concorso ma è stata un’epopea. Perchè dal momento in cui vinci hai un mese di tempo per portare i soldi per la licenza. Una licenza costa 175 mila euro. Comunque alla fine ce l’ho fatta e ho cominciato a lavorare con una macchina elettrica.
Non è un lavoro un po’ pericoloso per una donna?
Me la fanno tutti questa domanda, viene spontanea. E’ un lavoro che nasce per gli uomini, anche se a Firenze siamo il 30% di donne a lavorare sui taxi, ma è vero che di notte poche lo fanno. Se resti in centro non ci sono particolari problemi. Succede a volte che prendi qualcuno nel taxi che comincia a fare lo stupido, è successo tante volte ma io non fo discorsi, mi fermo e lo faccio scendere. Dò un solo avvertimento. Di notte spesso salgono ‘pischelli’, io ho una certa età quindi di solito non rompono. Mi sono successi due casi di uomini più maturi, che hanno allungato le mani, ma io prima che degenerasse la situazione mi sono fermata e gli ho chiesto di scendere. Ha sempre funzionato. Una mia collega a gennaio scorso è stata rapinata, le hanno puntato la pistola alla testa. Erano le sei del mattino, una brutta esperienza. Lei è stata molto coraggiosa, è risalita sul taxi il giorno dopo.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
Tante cose. La prima è che io sono una chiacchierona, parlo veramente con il mondo nel mio taxi. Arrivano persone da ogni parte, io acquisisco informazioni pazzesche da queste persone. Io parlo, parlo, parlo. Ho la fortuna di parlare 4 lingue, non ho barriere. La popolazione locale adesso è la maggior parte del lavoro, con loro, spesso anziani, a volte siamo anche un po’ psicologi. E’ un lavoro che mi dà la libertà di scegliere quando lavorare, lavoro per conto mio quindi organizzo da sola i miei orari. Inoltre siamo una grande famiglia con i colleghi, ci troviamo sempre a pranzo insieme. E’ un lavoro che ti dà la possibilità di incontrare tantissima gente. Noi siamo un po’ la carta d’identità della città, spesso raccogliamo anche le critiche, le lamentele. C’è uno scambio ininterrotto tra noi e i clienti, noi siamo un tramite tra la popolazione e le istituzioni.
Questo non è un momento molto facile per i tassisti a causa del Covid, com’è la situazione?
La situazione è disastrosa, abbiamo avuto un piccolo picco di turisti a fine agosto e inizio settembre ma adesso sono già andati via. Ora c’è da affrontare l’inverno e sarà veramente dura. Adesso ai posteggi la media di attesa per una chiamata è di 100 minuti. Si fanno 4-5 corse il giorno e sono locali, sono corse da 10 euro. Siamo veramente alla canna del gas. L’inverno cala sempre il lavoro ma di solito abbiamo una bella stagione alle spalle che ci aiuta a superarlo. Faremo appello alle istituzioni, noi non chiediamo l’elemosina, chiediamo lavoro. Vorremo voucher per le fasce più disagiate della popolazione, anche perchè i nostri taxi sono molto più sicuri degli autobus. Ogni due mesi noi laviamo i taxi col vapore e il presidio ospedaliero per uccidere muffe, virus e batteri. Ogni giorno dopo il turno abbiamo un kit che disinfetta tutto l’abitacolo. Inoltre abbiamo il divisorio tra conducente e passeggero. Soprattutto per le fasce più a rischio noi siamo il mezzo più sicuro.
La nomina a presidente ti ha sopresa?
No, facevo già parte del direttivo di Confartigianato taxi, a livello sindacale sono sempre stata attiva. I miei colleghi hanno continuato a darmi fiducia e hanno ufficializzato questa nomina. Io non mi aspettavo tutto questo trambusto mediatico, io come ho lavorato negli ultimi mesi lavorerò anche domani. Con il Covid l’attività sindacale si è triplicata, quindi non ho mai smesso di esserci anche in videoconferenza quando c’era il Lockdown. Siamo sempre in prima linea per trovare soluzioni concrete per aiutare la categoria. Siamo più di 700 taxi e ogni licenza ha una famiglia dietro. In più due cooperative in cui lavorano altre 70 persone.