Le opere di Jenny Saville, una delle più grandi pittrici viventi considerata erede della cosiddetta “Scuola di Londra” e di maestri del calibro di Bacon, Freud e Andrews, arrivano a Firenze a confronto con i maestri del Rinascimento.
Al Museo 900, ma anche nel Salone dei 500 di Palazzo Vecchio, al Museo dell’Opera del Duomo, al Museo degli Innocenti e a Casa Buonarroti: saranno esposte un centinaio di opere in un incontro tra antico e contemporaneo.
Che cos’hanno in comune i corpi ‘estremi’ ed esagerati di Jenny Saville con le sculture di Michelangelo simbolo della perfezione nell’arte?
Se il giovane Michelangelo è divenuto il più grande scultore della sua epoca per aver dato vita a una statua monumentale: il David, campione di bellezza maschile secondo la cultura neoplatonica, Jenny Saville, al contrario, ha raggiunto la fama grazie alle enormi raffigurazioni di corpi femminili nudi, ritratte in posa su sgabelli o riverse, che esibiscono forme sessuali procaci come a rivendicare anche loro una bellezza forse fuori dal canoni stabiliti dalla società ma non per questo meno vera o reale.
Quello di Jenny Saville è un nuovo Umanesimo che rimette al centro della ricerca artistica l’essere umano con tutti i suoi difetti, le sue imperfezioni e la sua fragilità.
Jenny Saville accanto a una delle sue opere – © Ela Bialkowska
“La mostra di Jenny Saville, con la sua fisicità prepotente ed esibita, con la sua carnalità esasperata, con le figure abbrutite, affaticate dalla vita e dalle sue avversità, sembra creare una frattura con la potenza composta delle sculture e degli affreschi cinquecenteschi che custodiscono la maestosità del Salone dei Cinquecento” ha detto il sindaco Dario Nardella.
“L’esperienza che ho fatto a Firenze – ha detto Saville – è stata bellissima. Tutte le persone con le quali ho lavorato mi hanno fatto rendere conto, ancora una volta, di quanto gli italiani siano un grande popolo”.
La pittrice ha spiegato “che ‘dialogare’ con Michelangelo è stato meraviglioso, l’ho sempre considerato il più grande maestro dell’arte, capace di esprimere l’arte al massimo: adesso lui fa parte di me stessa, è dentro di me”. Questo progetto, ha aggiunto, “ha avuto inizio a Venezia quando ho incontrato Sergio Risaliti, che mi ha invitato a venire a Firenze. Io c’ero stata da adolescente con mio zio, artista e storico dell’arte. È stato grazie a lui che ebbe questa visione dell’arte”. Una menzione speciale per Casa Buonarroti, “la mia casa ideale, il mio luogo del cuore”.
Le opere in mostra
Nelle sale del Museo Novecento sarà esposta una serie cospicua di dipinti e disegni, circa un centinaio di opere di medio e grande formato che coprono un ampio arco di tempo, che va dagli inizi degli anni Duemila fino a questi ultimi mesi.
Nel loggiato esterno del museo sarà aperta una vetrina affacciata sulla piazza per rendere visibile sia di giorno che di notte un dipinto di grande formato esposto sopra l’altare all’interno della ex chiesa dello Spedale, un ritratto monumentale di Rosetta II (2000-06), una giovane donna non vedente che si confronta con il Crocifisso ligneo di Giotto sospeso al centro della navata di Santa Maria Novella, ben visibile fin dall’esterno del sagrato quando il portale della basilica domenicana si trova aperto.
Nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio viene esposta l’opera monumentale di maggior risonanza, Fulcrum (1998-99), che consacrò definitivamente Jenny Saville con la sua prima mostra personale alla Gagosian Gallery nel 1999. Il grande dipinto di Saville entra dialetticamente in antitesi con gli affreschi creati dal Vasari per celebrare le vittorie dei fiorentini riuniti nel Salone delle Battaglie. Il Salone è arricchito da gruppi scultorei con le Fatiche di Ercole (1562-1584) di Vincenzo de’ Rossi, nonché dal Genio della Vittoria (1532-34) di Michelangelo, straordinario esempio di contrapposto anatomico e di non finito.
L’appassionato e coinvolgente dialogo di Saville con le opere e le iconografie di Michelangelo raggiunge l’acme al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Qui, nella sala dove si conserva la Pietà Bandini tra le ultime ‘fatiche’ del ‘divino’ Buonarroti, sarà esposto un disegno di grande formato a cui l’artista londinese ha iniziato a dedicarsi dopo un sopralluogo a Firenze due anni fa.
Jenny Saville, Gestation, 2017
Il corpo del Cristo della Pietà michelangiolesca, fortemente disarticolato nella sua posa, l’espressione amorevole di Nicodemo, che cela l’autoritratto dell’artista stesso e che sostiene il peso del Messia, lo strazio contenuto della Madre, trovano nel disegno Study for Pietà di Saville un naturale contraltare animato dagli intensi sguardi dei personaggi che sorreggono un giovane ragazzo, vittima forse della barbarie politica o ideologica, magari un migrante, un antagonista o un martire del terrore.
Allo stesso modo, la concezione della figura femminile in relazione alla maternità è racchiusa nei due dipinti presentati nella Pinacoteca del Museo degli Innocenti. Tra la Madonna col Bambino di Luca della Robbia e la Madonna col Bambino e un angelo opera giovanile di Botticelli si colloca il grande quadro The Mothers di Jenny Saville, di forte impatto evocativo, rivela il fulminante cortocircuito atemporale di questa tematica.
Nelle sale di Casa Buonarroti, luogo della memoria e della celebrazione del genio di Michelangelo, i disegni di Jenny Saville Study for Pietà I e Mother and Child Study II presentano un omaggio consapevole e per nulla anodino ai disegni e ai bozzetti michelangioleschi. I dipinti Aleppo e Compa
Jenny Saville, Prism, 2020