Attualità/

IT-alert, la sperimentazione del sistema di allarme pubblico parte dalla Toscana

Per la nostra regione il test si terrà mercoledì 28 giugno intorno alle ore 12

Mercoledì 28 giugno la Toscana sarà la prima regione italiana dove sarà testato IT-alert, il sistema di allarme nazionale realizzato dal Dipartimento della protezione civile, attraverso il quale sarà possibile informare la popolazione in caso di gravi emergenze. Alle ore 12 tutti gli smartphone delle persone presenti sul territorio toscano squilleranno e riceveranno un messaggio di test a cui seguirà un questionario con cui gli utenti potranno lasciare un feedback che permetterà al Dipartimento di migliorare ulteriormente questo servizio.

Questo sistema di allarme pubblico IT-alert è già stato sperimentato in due esercitazioni, una relativa all’isola di Vulcano, l’altra in occasione Sisma dello Stretto 2022. Dal 28 giugno inizia invece la sperimentazione nelle regioni, la prima è proprio la Toscana, con il test di mercoledì, seguirà poi la Sardegna il 30, la Sicilia il 5 luglio, il 7 luglio in Calabria e il 10 luglio in Emilia-Romagna. Entro la fine del 2023 verranno effettuati i test nelle altre regioni e nelle Province Autonome di Bolzano e Trento, mancanti in questo primo calendario. La sperimentazione durerà così fino a febbraio 2024.

Come funziona

IT-alert non è un sms e nemmeno una applicazione da scaricare sul proprio smartphone. È invece un messaggio basato sulla tecnologia cell-broadcast, modalità di comunicazione unidirezionale e generalizzata di brevi messaggi di testo prevista nelle attuali reti di telefonia cellulare. Grazie a questa tecnologia, i messaggi IT-alert possono essere inviati all’interno di un gruppo di celle telefoniche geograficamente vicine, capaci di delimitare un’area il più possibile corrispondente a quella interessata dall’evento, previsto o in corso. Per ricevere un messaggio IT-alert, il dispositivo deve essere acceso, carico e avere connettività telefonica, oltre a trovarsi nella zona interessata.

Il cell-broadcast funziona anche in casi di connessione limitata o in casi di saturazione della banda telefonica. In caso di emergenza sarà così possibile inviare agli smartphone che si trovano nella zona interessata dall’evento un messaggio di allarme, associato a un segnale sonoro diverso da quello delle classiche notifiche, dove sono contenute alcune informazioni relative al mittente che invia il messaggio, il motivo per cui è stato inviato e le azioni raccomandate. Azioni che già da ora possono essere approfondite grazie a Io Non Rischio, la campagna dedicata alle buone pratiche di protezione civile e ai rischi presenti nei territori in cui viviamo.

Per quali emergenze potrà essere utilizzato

Una volta che IT-alert entrerà in funzione, ricordiamo che al momento è ancora in fase di sperimentazione, sarà utilizzato per alcuni eventi di protezione civile definiti dalla Direttiva del 7 febbraio 2023, che sono: maremoto generato da un sisma; collasso di una grande diga; attività vulcanica, relativamente ai vulcani Vesuvio, Campi Flegrei, Vulcano e Stromboli; incidenti nucleari o situazione di emergenza radiologica; incidenti rilevanti in stabilimenti soggetti al decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105 (Direttiva Seveso); precipitazioni intense. Solo a sperimentazione ultimata, si deciderà per quali di questi eventi elencati il sistema diventerà operativo.

Attenzione però, la tecnologia e, in questo caso, i messaggi di IT-alert non esauriscono il compito di tutti noi. Resta al primo posto il ruolo del cittadino attivo, soprattutto di questi temi di protezione civile, con una cultura di prevenzione che riguarda l’informarsi sui rischi dei territori dove viviamo, lavoriamo e viaggiamo, conoscere i principali comportamenti di autoprotezione e seguire le indicazioni dai canali ufficiali delle istituzioni competenti.

Proprio in occasione della partecipazione alla prima conferenza regionale sull’acqua, il capo dipartimento della protezione civile, Fabrizio Curcio ha ricordato che: “Il sistema è tecnologico e la tecnologia ci aiuta, ma non ci risolve i problemi se non la inseriamo in un percorso più ampio. Un sistema di allarme pubblico consentirà al cittadino, in determinate situazioni quando gli eventi saranno prevedibili e comunicabili, di avere un collegamento diretto. Ma poi il cittadino deve sapere cosa deve fare, deve capire il perimetro di azione di questo sistema. Non è che il sistema tecnologico è di per sé salvifico“.  Per Curcio “dobbiamo essere molto chiari, dobbiamo far capire che è un’opportunità che il Paese ha ma deve essere inserita in un percorso più ampio di consapevolezza del rischio. Ci aiuterà sicuramente, ma non risolverà tutti i problemi“.

I più popolari su intoscana