Sostenere l’insediamento e consolidare la presenza di investimenti esteri in Toscana. E’ questo l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato oggi a Firenze fra Regione, Confindustria Toscana e Confindustria nazionale, che lavoreranno insieme per rafforzare la presenza di imprese straniere sul territorio.
Un impegno su cui la Toscana è da sempre impegnata, tanto che è stata la prima regione in Italia a dotarsi di un ufficio – Invest in Tuscany – dedicato ad attrarre gli investitori internazionali.
“Ci aspettiamo buoni esiti per la Toscana e la sua economia da questo protocollo – commenta il presidente della Regione, Enrico Rossi – nel lavoro svolto in questi anni abbiamo puntato sulla qualità della relazione che la Toscana è in grado di offrire a chi viene a investire dall’estero. In molti casi è stato il contatto diretto, fattivo, concreto che ha fatto la differenza. E quando parlo di relazioni, intendo i l complesso dei soggetti e delle opportunità che possono favorire insediamento e sviluppo: dall’efficienza delle strutture operative delle istituzioni, al mondo della ricerca e della formazione. Una grande azienda che viene dall’estero gioca, per così dire fuori casa: anche attraverso questo nuovo strumento cercheremo di rendere la Toscana più attraente e più attrattiva”.
L’intesa si propone anche di aumentare la conoscenza del ruolo e delle potenzialità, non solo economiche, derivanti dalla presenza di multinazionali (innovazione, digitalizzazione, trasferimento tecnologico, formazione), favorire lo scambio di esperienza e la diffusione di buone pratiche fra Regioni e istituzioni.
“Dai dati ISTAT – spiega Licia Mattioli, vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione – emerge chiaramente come gli investimenti delle imprese italiane a capitale estero siano centrali per la crescita. Per attrarre nuovi investimenti occorre attivare un customer care che, attraverso il dialogo continuativo con gli investitori, abbia il polso della situazione sul loro livello di soddisfazione e sulle eventuali criticità da superare. Si tratta di un’attività che può essere svolta da soggetti più vicini alle imprese. Il Protocollo di oggi rappresenta, quindi, un primo importante passo anche verso questa direzione”