Il nuovo direttore artistico dell’Orchestra della Toscana è il giovane maestro Daniele Rustioni che di questa istituzione è stato prima direttore ospite principale e poi direttore principale fino allo scorso maggio. Milanese, 37 anni, è il più giovane direttore artistico di una ICO, Istituzione concertista orchestrale di sempre. È uno dei più importanti direttori d’orchestra della sua generazione sia nel repertorio operistico che in quello sinfonico.
Chi è Daniele Rustioni?
Daniele Rustioni, direttore principale dell’ORT fino al maggio scorso, ha costruito in questi anni una carriera formidabile che lo ha portato a suonare alla Royal Opera House Covent Garden, all’Opera di Monaco di Baviera, all’Opéra di Parigi, all’Opernhaus di Zurigo, al Teatro alla Scala, alla Fenice di Venezia, al Metropolitan di New York. Nella stagione in corso ha inaugurato alla Philharmonia Zürich, ha diretto per la prima volta la Hallé Orchestra di Manchester mentre ha fatto il suo debutto sinfonico al Concertgebouw di Amsterdam con la Netherlands Philharmonic e negli Stati Uniti con la Indianapolis Symphony Orchestra. A fine stagione debutterà con l’Orchestre de Paris alla nuova Philharmonie. Vanta una lunga discografia, con l’ORT ha inciso negli ultimi anni tre CD per Sony Classical co-prodotti dalla Fondazione ORT che omaggiano il Novecento storico italiano.
La nostra intervista
Com’è nato il suo amore per la musica?
Devo ringraziare la mia mamma. Il mio amore per la musica è nato a 5 anni, lei cantava nel coro della chiesa e mi portava alle prove. A volte mi mettevo anche a cantare. Con questa esperienza corale ho cominciato a sentire la musica palpitare. La mamma poi mi ha insegnato pianoforte, quindi già a sette-otto anni studiavo. Mi ha poi iscritto al coro di voci bianche del Conservatorio. Ho vissuto questa esperienza collettiva con i miei coetanei e non mi ha mai pesato studiare musica. Ovviamente muovendomi all’interno della Scala ho potuto godere della musica al massimo livello, ho sentito fin da piccolo il ‘sapore’ del teatro.
É un momento di massima creatività e progettazione, sembra un controsenso, ma proprio in questo momento di crisi dobbiamo essere sempre più creativi
Al di là delle difficoltà legate al Covid, alla pandemia, mi sembra che sia arrivato il momento per la musica classica e le orchestre di ripensare le modalità di fruizione, siamo agli albori di una trasformazione ormai inevitabile
Assolutamente sì, dovremmo tornare a una nuova normalità che non sarà mai uguale a prima. In questi giorni stiamo vedendo i primi cambiamenti nella gestione della programmazione. Non si possono fare concerti più lunghi di un’ora e un quarto anche perchè non possiamo fare un intervallo. La programmazione si è accorciata, continueremo in questa direzione con programmi più snelli. Il distanziamento spero che prima o poi smetta di esistere perchè non va bene suonare distanti, per creare un suono omogeneo e compatto dobbiamo suonare vicini. Per riportare la gente in sala ci vorrà tempo. Dovremmo essere tutti bravi ad avere una reazione quasi rabbiosa e ammiccare al pubblico nella fase di ripartenza. La programmazione dovrà essere rivista in termini di tempo cioè di durante e in termini di offerta artistica. Soprattutto dovrà cambiare la comunicazione, tutte le orchestre e gli uffici marketing dovranno aggiornarsi, essere presenti sulle piattaforme social, ed essere molto attivi per far sentire la presenza delle istituzioni musicali in città. Questa è la battaglia che ci aspetta nei prossimi mesi.
Lei è giovane, questo aiuterà, credo che uno sguardo nuovo, diverso sulle cose aiuti molto
Sì, ho lavorato accanto a direttori artistici di prestigio, ho imparato e fatto mie le loro esperienze e le filtrerò attraverso il mio ‘essere giovane’. Anche se ormai ho 37 anni, mi sto avviando verso gli ‘anta’, non sono proprio un giovinastro, anche se non sono più ‘sbarbato’.
La linea della prossima programmazione che lei ha dato è un’attenzione per la musica del ‘900 e per il 2021 un omaggio a Dante
Sì tanta musica italiana sinfonica, non solo contemporanea ma anche ‘700 e ‘800. Firenze è un po’ il centro dell’Italia io vorrei veramente creare un’identità di orchestre italiane senza fare provincialismo o nazionalismo. Il grande repertorio verrà suonato, anche tedesco, ma queste sono le due linee guida. Sappiamo quanto in questi giorni si navighi a vista, dovremo essere pronti a tutto, dovremo avere un piano a, b e c per ogni settimana di concerti. Dovremo anche fare proposte per gli abbonati su internet tramite piattaforma digitale, materiale audio e video da produrre per stare vicino a chi ama la musica anche nel caso in cui non si potesse più tornare a teatro. É un momento di massima creatività e progettazione, sembra un controsenso, ma proprio in questo momento di crisi dobbiamo essere sempre più creativi.