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Intelligenza Artificiale, opportunità e ricadute della normativa europea per tutelare cittadini e diritti

Con Erik Longo, docente di diritto di Unifi, facciamo il punto sui possibili effetti dell’AI Act su aziende, enti pubblici e cittadini e sulle azioni che dovrà mettere in campo la Regione Toscana

L’intelligenza artificiale è una tecnologia in forte ascesa, sono tantissime le startup e le aziende in tutto il mondo che stanno lavorando su questa realtà cercando di sfruttarne le massime potenzialità. Ora anche gli enti pubblici stanno testando l’IA per migliorare i servizi che quotidianamente offrono ai cittadini. In questo scenario, a marzo di quest’anno, l’Unione Europea ha approvato l’AI Act, primo regolamento che mira a garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti fondamentali nello sviluppo e nell’uso dell’intelligenza artificiale in Europa. Un provvedimento di cui si è discusso tanto proprio in occasione della sua approvazione e che ha alcuni aspetti positivi ma che ha fatto sorgere dubbi e perplessità tra gli esperti di questo settore. Per approfondire questa normativa e capirne meglio gli effetti che avrà anche sull’innovazione nel nostro Paese abbiamo intervistato Erik Longo, docente di diritto costituzionale e pubblico presso l’Università di Firenze, tra i relatori del convegno “AI Act. Le nuove sfide dell’intelligenza artificiale” organizzato dalla Regione Toscana con il supporto di Fondazione Sistema Toscana che si terrà a Firenze il prossimo 22 luglio.

Partiamo subito dagli aspetti legati al tempo, una normativa dedicata ad una tecnologia in così continuo sviluppo, non rischia di essere già superata al momento della sua entrata in vigore?

Questo è già un primo problema. Noi stiamo facendo delle regole che entreranno in funzione, tra l’altro, a scaglioni. Alcune prima, alcune dopo, ma il cuore entrerà in vigore tra due anni, quindi stiamo parlando di tempi lunghi.

Può essere un problema?

La parola tecnica vera, diciamo, è un termine non scientifico, ma che noi utilizziamo tantissimo, è obsolescente. Avremo una disciplina che è soggetta a una obsolescenza quasi sicura da un certo punto di vista. Le dirò di più, in realtà l’obsolescenza già ora, perché quelle norme sono partite nel 2021, ci hanno messo praticamente tre anni per arrivare al testo definitivo.

Dal 2021 ad ora, l’IA è evoluta tantissimo

Sì; infatti, nel 2022 quando è entrato in scena ChatGPT e OpenAI hanno dovuto di corsa cambiare parte della normativa rispetto, potremmo dire, al quadro originale. Abbiamo un problema di obsolescenza e di approccio normativo che è stato utilizzato e ha già creato problemi di adattamento della norma alla realtà.

Da cosa è partita l’Europa

Il quadro originario che avevano immaginata era fondato su intelligenza artificiale vietata, intelligenza artificiale alto rischio, intelligenza artificiale basso rischio, e potremmo dire, diciamo così, il canale per tutti. L’intelligenza artificiale generativa (come quella di ChatGPT, ndr) ha posto un altro problema. Con l’IA generativa, quindi ChatGPT, Dall-E e Midjourney è possibile creare immagini, video che possono essere utilizzati per creare e diffondere disinformazione. Tutte questa parte non era prevista dell’IA Act, l’hanno dovuta a un certo punto mettere.

Però nel frattempo è entrato in vigore il Digital Services Act

Sì, ed è qui che si parla di disinformazione. Quindi, da questo punto di vista, c’è bisogno anche di un coordinamento con quella e le altre norme europee. L’AI Act non è solo, si inserisce in una costellazione di regolamenti europei, da quelli che riguardano la concorrenza alle piattaforme, alla cybersecurity, la governance dei dati, agli aspetti legati, per esempio, alla responsabilità penale e civile. C’è tutto quanto una costellazione nella quale l’AI Act si inserisce e non sarà semplice.

Facciamo però un passo indietro. Quali sono gli aspetti positivi di avere una normativa europea che regolamenta l’intelligenza artificiale?

Il fatto che ci sia una disciplina è già un aspetto positivo. Il secondo elemento positivo è che è una disciplina basata non sull’intelligenza artificiale, intesa in senso scientifico, tecnologico, ma si basa sui prodotti che utilizzano l’intelligenza artificiale. Parlamento e il Consiglio Europeo, sulla base della proposta della Commissione, hanno inteso disciplinare l’intelligenza artificiale considerandola come un prodotto, come i prodotti che incorporano l’intelligenza artificiale, dai cellulari ai computer, a tutto ciò che riguarda, per esempio, l’Internet of Things, tutto ciò che riguarda l’uso, per esempio, dei chatbot che rispondono automaticamente.
L’altro elemento positivo, secondo me, è che viene disciplinata l’intelligenza artificiale dal punto di vista della sicurezza e dell’incolumità di chi interagisce, di chi potrebbe subire le decisioni o le valutazioni dell’intelligenza artificiale. Una disciplina che si basa sulla protezione dei diritti e dei valori fondamentali dell’Unione nello spazio del mercato unico europeo.

Ovvero?

Ciò vuol dire che anche i prodotti cinesi, anche i prodotti americani, si dovranno adeguare a quegli standard di tutela dei diritti, per esempio la privacy, la libertà di informazione, appunto la sicurezza intesa come cyber security, gli aspetti legati, per esempio, alle discriminazioni. Tutto questo dovrà avere un livello di garanzia per i cittadini, delle persone che utilizzano questi strumenti molto elevato.

Immagino che come ci sono aspetti positivi, l’AI Act abbia anche aspetti negativi

Il primo aspetto negativo, sempre dal mio punto di vista, è che questa disciplina è frutto del fatto che evidentemente non abbiamo una forte industria dell’intelligenza artificiale. Regoliamo il prodotto, ma regoliamo soprattutto il prodotto importato.
Nonostante noi abbiamo un livello grandissimo di ricerca su questi temi, purtroppo non riusciamo a mettere a terra la ricerca. Abbiamo poche aziende che poi commercializzano questi strumenti. Le big tech sono poche, mentre c’è un tessuto molto forte di piccole e medie imprese che dobbiamo, chiaramente, tutelare. Stiamo regolando qualcosa che, sostanzialmente, nel mercato non mettiamo a terra no, ma i big player dell’IA come Microsoft, Google con Gemini e Meta.

Come tuteliamo cittadini e imprese?

Questo è un altro aspetto negativo, l’obiettivo è quello di tutelare le imprese e i cittadini, ma la regolamentazione è molto densa e difficile da comprendere. Per fare un paragone: mettiamo, in scena una, potremmo dire, una pièce teatrale nella quale gli attori non si sa se riusciranno a performare nel modo che richiede lo strumento.

In questo scenario complesso, chi avrà il compito di verificare l’applicazione dell’AI Act e il rispetto della normativa?

Questo è un ulteriore problema. Lo fa l’Unione Europea? Lo fa gli Stati? Hanno cercato un compromesso in modo che lo faccia sia l’Unione Europea, cioè la Commissione Europea, sia gli Stati. Funzionerà? Non lo sappiamo ancora perché praticamente stiamo guardando il futuro e molto dipenderà dalla sua messa a terra.

In questo complesso scenario che ruolo può avere la Regione?

La Regione dovrà attrezzarsi come pubblica amministrazione in un triplice senso: deve darsi un’organizzazione amministrativa che capisca che un giorno queste tecnologie e le regole amministrative su queste tecnologie dovranno passare anche dalla Regione. Quindi la Regione dovrà sviluppare servizi internamente per i propri cittadini del territorio toscano e dovrà utilizzare questi strumenti, perché oramai non è fattibile non utilizzarli.
L’altro elemento è che la Regione dovrà tutelare le aziende del tessuto locale con regole per garantire che le aziende che ci sono in Toscana possano, anche loro, sfruttare le potenzialità di questa tecnologia.
Chiaramente poi dovrà assicurare la tutela dei propri cittadini, perché la Regione, parlando di uno dei livelli territoriali di governo più vicini al cittadino, dovrà incentivare l’alfabetizzazione informatica soprattutto delle persone più vulnerabili. Servirà una legislazione e un’implementazione a livello locale di queste regole per tutelare, ad esempio, bambini e anziani nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale

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