È uscita l’indagine ‘Le tecnologie 4.0 in Toscana’, realizzata da Raffaele Brancati, della società di ricerche MET, per conto della Regione Toscana. Quello che emerge dallo studio è che la Toscana rispetto all’industria 4.0 deve recuperare ancora un po’ di terreno rispetto alle regioni più attive.
In Toscana infatti la diffusione delle tecnologie 4.0 è inferiore rispetto alle regioni prese a confronto (Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia e Marche). La ricerca prova a dare risposte sui motivi del divario e cioè: attitudine delle imprese verso i driver della competitività, composizione struttura proprietaria, presenza di competenze specifiche manageriali, utilizzo di incentivi pubblici.
L’indagine si basa su un campione di circa 24 mila imprese italiane e 2395 imprese toscane intervistate. Circa l’8,5% delle imprese italiane utilizza almeno una tecnologia 4.0, con una propensione all’utilizzo direttamente proporzionale alle dimensioni: le aziende 4.0 con più di 10 addetti sono il 18,4% del totale delle piccole imprese, percentuale che tocca il 36,4% in quelle con più di 50 addetti. La Toscana supera il dato nazionale (37,9%) sebbene abbia una diffusione di imprese 4.0 ancora inferiore: -7% rispetto a Veneto e Piemonte, -6%, -5% e -3% rispettivamente nei confronti di Emilia Romagna, Lombardia e Marche.
È evidente la carenza toscana di tecnologie 4.0 in tutti i comparti considerati dalla ricerca, col picco del 20% nel caso della fabbricazione dei mezzi di trasporto. Il settore toscano che le utilizza maggiormente è quello delle macchine elettriche e delle apparecchiature elettroniche (40%). Di rilievo il settore della gomma, plastica e chimica (29,3% contro il 30,9% italiano) mentre è più basso nei settori meccanica, alimentare e abbigliamento, con percentuali poco superiori al 10%.
Sempre dall’indagine emerge che, sia a livello nazionale che regionale, le difficoltà di applicazione del paradigma 4.0 dipendono dalla presenza di personale con competenze non al passo con le esigenze richieste dal processo di digitalizzazione. In Toscana questo è più evidente per le tecnologie legate alla gestione dei dati. Allo stesso tempo però va sottolineata la grande propensione delle imprese toscane a superare questo vuoto: il 12% lo ha fatto assumendo nuovo personale, il 10% investendo in formazione, un altro 10% rivolgendosi a collaborazioni esterne.
Altro elemento interessante evidenziato riguarda l’atteggiamento delle imprese toscane nei confronti dei driver della competitività (programmi R&S, innovazione, presenza sui mercati internazionali). La percentuale di imprese 4.0 che hanno introdotto almeno un’innovazione nell’ultimo triennio (2015-2017) è molto al di sotto di quella delle regioni prese a confronto: Veneto, Emilia Romagna e Marche si aggirano attorno al 20% (dato nazionale 17%) mentre la Toscana è ferma al 10,4%. Una minor diffusione di imprese innovative (il divario con le regioni di confronto è elevato) può essere in parte ricondotta al minor numero di queste che operano in subfornitura (2,3% contro il 13,4% italiano): elemento questo che potrebbe indicare una bassa partecipazione delle unità produttive toscane alle catene globali del valore e che, legato alle modalità di gestione delle imprese toscane, può essere il motivo del ridotto dinamismo.
Scenario analogo anche riguardo alle imprese esportatrici: in Piemonte, Emilia Romagna e Veneto supera il 22%, in Toscana non arriva all’8% toscano. Tuttavia, seppur dimostrino una minore predisposizione a strategie dinamiche innovative e di apertura internazionale, le imprese toscane confermano buone performance economiche: il 43% ha dichiarato di aver registrato un aumento del fatturato, il 37,1% una sostanziale stabilità e solo il 19,9% un calo significativo.
Circa il 70% delle imprese tradizionali che ha usufruito di aiuti pubblici ha beneficiato di un solo strumento (sia in Toscana che a livello nazionale). Le imprese 4.0 toscane si sono dimostrate più propense ad accumulare più incentivi rispetto alle regioni di confronto però un’alta percentuale (41%) non ne sfrutta alcuno. Tra quelli più sfruttati ci sono quelli fiscali di supervalutazione degli investimenti (Iper e Superammortamento) e gli incentivi ai beni strumentali: rispettivamente il 35,8% e il 27,6% delle imprese 4.0 toscane.