Le scuole in tutta Italia sono chiuse fino al 3 aprile, ma questo non è proprio vero perché insegnanti e alunni si sono organizzati e stanno proseguendo le lezioni con i vari metodi che le tecnologie moderne possono offrire. Abbiamo intervistato Elisabetta Mughini che ci racconta nel dettaglio come funziona l’insegnamento a distanza. Elisabetta è dirigente presso l’Indire che è un istituto di ricerca per la documentazione e l’innovazione della ricerca educativa, è un ente pubblico che dipende dal Ministero dell’istruzione e dal Ministero della ricerca, ha una totale autonomia ed è è l’istituzione che supporta le iniziative del governo per quanto riguarda la formazione degli insegnanti e la parte di supporto al piano nazionale scuola digitale.
Gentile Elisabetta fino ad aprile tutte le scuole sono chiuse, cosa stanno facendo in questo momento gli insegnanti e gli alunni di tutta la Toscana?
Le disposizioni che arrivano dal Governo e dal ministro dell’istruzione sono quelle della chiusura delle scuole ma anche un proseguimento delle attività didattiche in modalità di didattica a distanza. Ovviamente la didattica a distanza non può ricreare la situazione che si ha andando a scuola, basata su una relazione educativa, ma può mantenere una continuità attraverso la formula a distanza che può essere realizzata in varie modalità. La più semplice è quella dell’assegnazione dei compiti in modo che i ragazzi continuino ad esercitarsi e a fare un lavoro che possono svolgere anche da soli, questo è il minimo che le scuole stanno garantendo. Poi però in alcune scuole, non tutte purtroppo, si va oltre. Si stanno mettendo su delle videolezioni dei docenti in modo che possano raggiungere i loro studenti. Questo può avvenire in modalità asincrona, cioè i docenti registrano le lezioni e poi le inviano, in altri casi in modalità sincrona cioè live, ciò significa che gli studenti possono interagire col docente facendo domande.
Quali piattaforme vengono utilizzate per fare queste lezioni?
Il problema più grosso è che le tecnologie esistono ma non è detto che tutte le scuole si siano strutturate prima di questa emergenza per fare un lavoro ‘sistematizzato’, che sia già entrato nel loro Dna e che sia una loro routine che facevano anche prima. Vediamo dal nostro osservatorio che molte sono le scuole che per la prima volta approcciano a questa modalità di didattica. Stanno utilizzando tecnologie open source che esistono sulla rete, ogni docente sceglie quella che può più facilmente aderire a quello che lui sa fare e che gli permette di interagire. Le tecnologie disponibili sono moltissime: da YouTube a Facebook a windows, oppure tutte le app di google. Sono molte, certo è che se una scuola avesse già da tempo strutturato una modalità di didattica a distanza probabilmente agevolerebbe i propri docenti perché avrebbero delle indicazioni precise.
Quali sono le eccellenze in Toscana?
Esistono le scuole del progetto ‘Avanguardie Educative’ un movimento che è nato nel 2014. Sono scuole che tentano di superare il modello tradizionale della scuola, in Italia sono oltre 1100. Hanno sottoscritto un manifesto dove si proclamano gli orizzonti di una nuova scuola, una scuola che si interroga su quanto deve essere centrale lo studente in un processo di apprendimento. Si vuole superare il modello obsoleto di scuola tradizionale in cui si fanno ‘cose’ solo andando a scuola, dove c’è qualcuno che spiega, assegna i compiti, a cui poi segue la solitudine che vivono gli studenti facendo i loro compiti e infine il ritorno a scuola per delle verifiche cioè compiti o interrogazioni per avere una valutazione. Questo è il modello con cui noi siamo stati educati, in questo momento c’è bisogno di immettere metodologie didattiche che vadano a ibridare e superare questo modello. Avanguardie Educative è stato fondato da 22 scuole insieme all’Indire vuole uscire dal vecchio modello per cercare formule diverse di didattica. In classe si decide di lavorare in gruppo, per esempio, si decide di costruire delle competenze che hanno a che fare col lavoro di gruppo perché il ‘team’ è qualche cosa che troverai anche dopo la scuola, in azienda, bisogna sviluppare competenze trasversale. Le Avanguardie in questo momento di emergenza si trovano meno disarmate delle altre.
Le scuole che affrontano questo problema per la prima volta come stanno reagendo?
La didattica a distanza pone dei problemi e degli orizzonti non esplorati perché non esiste una scuola che non ha fisicità. Le scuole fanno quello che possono, quelle che non hanno mai fatto questo tipo di esperienza si stanno attrezzando a provare nuove modalità. L’Indire ha preparato una pagina dedicata (http://www.indire.it/2020/03/02/indire-pronto-ad-assistere-le-scuole-chiuse-per-lemergenza-sanitaria/) che si compone di varie sezioni. Oltre 40 webinar cioè video-conferenze che Indire sta facendo per docenti e dirigenti. Sono docenti che hanno già fatto queste esperienze che insegnano ad altri come fare la didattica a distanza, come insegnare diritto, come insegnare arte o anche musica e ginnastica. Tutte le materie hanno pari dignità in questo momento e tutte devono essere insegnate.