Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 esplose un’autobomba in via dei Georgofili a Firenze, nei pressi della storica Galleria degli Uffizi. L’ordigno imbottito con 277 chilogrammi di esplosivo provocò la morte di cinque persone: i coniugi Fabrizio Nencioni e Angela Fiume con le loro figlie Nadia Nencioni di 9 anni, Caterina Nencioni (50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio di 22 anni, nonché il ferimento di una quarantina di persone.
A 28 anni dal feroce attentato di stampo mafioso per ricordare le vittime è stata inaugurata in via de Georgofili la scultura di un olivo in bronzo, un pezzo unico realizzato dal maestro Andrea Roggi.
L’Albero della Pace è alto 4,40 metri, ed è stato realizzato con la tecnica della fusione a cera persa, fusione dinamica e patina a fuoco.
L’opera è stata svelata durante una cerimonia a cui hanno partecipato il sindaco Dario Nardella, gli assessori alla cultura della memoria e alla toponomastica Alessandro Martini e alla cultura Tommaso Sacchi.
Presenti anche il presidente dell’Accademia dei Georgofili Massimo Vincenzini, il presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime della strage dei Georgofili Luigi Dainelli, il presidente del consiglio Luca Milani, oltre ovviamente all’artista e a Maria Oliva Scaramuzzi, figlia di Franco Scaramuzzi già presidente dell’Accademia dei Georgofili.
“L’angolo tra via Lambertesca e via dei Georgofili – ha ricordato Massimo Vincenzini presidente Accademia dei Georgofili – fu tragicamente testimone di quella che, ventotto anni fa, fu definita la “vile barbarie”. Da allora, giorno dopo giorno, questo angolo del centro di Firenze è progressivamente divenuto un vero e proprio luogo della memoria, ove soffermarsi, con rispetto, in ricordo delle vittime della terribile esplosione e ove rinnovare l’impegno di condannare, senza alcuna esitazione, tutti gli atti di violenza, ovunque essi vengano commessi.”
“Questo gesto è molto bello – ha dichiarato il sindaco Nardella – anzitutto perchè è nato da chi vive e conosce questo luogo: Oliva Scaramuzzi e l’Accademia dei Georgofili, protagonista questa settimana al G20 dell’agricoltura. E perché trasforma quella una creatura vegetale come un olivo, in un’opera d’arte permanente che pone l’accento sull’importanza delle radici. Ricordare, avere memoria significa coltivare le proprie radici. Vuol dire proteggere e promuovere l’identità della nostra città senza dimenticare le prove difficili e dure che ha vissuto come l’attentato del 27 maggio del 1993”. “Sono grato – ha aggiunto – all’Accademia dei Georgofili, al maestro Roggi, alla giunta comunale, e in particolare agli assessori Martini e Sacchi, per il lavoro che è stato fatto. È un’iniziativa molto bella quella di portare nelle nostre strade e piazze opere d’arte contemporanea, soprattutto se si tratta di artisti toscani”.