Firenze è una città amica delle donne che lavorano, grazie soprattutto alla buona offerta di servizi per l’infanzia che pone la città ai vertici della classifica nazionale. I dati diffusi dall’Osservatorio Confartigianato Donne Impresa sull’imprenditoria femminile artigiana in Italia indicano che Firenze è terza nella classifica nazionale del tasso di occupazione delle donne con il 65,3%, dietro soltanto alla Provincia autonoma di Bolzano (67,9%) e alla città di Bologna (67,3%). Stacca di gran lunga l’ultima in classifica, Agrigento (23,6%). Il dato fiorentino del 2018 è in crescita di un punto percentuale rispetto al 2017: un buon segno, anche nel confronto europeo, visto che il tasso medio di occupazione femminile dell’Eurozona è il 62,1% mentre quello della Ue a 28 è del 63,%.
Al dato positivo delle donne impiegate nelle realtà artigiane, si aggiunge quello delle imprenditrici titolari di aziende: a Firenze sono 4.302 (il 31,2% del totale). Le imprenditrici under 35 sono 2.415 (il 10,3% delle under 35 che lavorano). Una percentuale che cresce ancora, arrivando al 18% (oltre la media nazionale che si ferma al 16,5%) se si restringe il campo alle imprese artigiane high tech: le donne quindi non guidano soltanto imprese attive nei settori più tradizionalmente considerati “femminili”, ad esempio i servizi di cura della persona o le confezioni, ma sono al vertice di realtà attive in comparti come i servizi informatici (47,5%), la fabbricazione di prodotti farmaceutici (39,4%) e di prodotti chimici (19,7%), di apparecchiature elettriche (19,5%) e nelle attività editoriali (17,9%).
“I dati del nostro osservatorio mostrano che il tasso di partecipazione femminile al lavoro a Firenze cresce costantemente dal 2015 – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Firenze, Alessandro Sorani – ma resta la differenza con gli uomini: il tasso di mancata partecipazione al lavoro degli uomini è dell’8,7%, quello delle donne dell’11,6%. Questo significa che abbiamo ancora un gap del 2,9%: è una distanza che va colmata”.
A fare la differenza sono i servizi per l’infanzia: i dati nazionali indicano che il tasso di occupazione delle donne per la classe di età 25-44 anni è del 55,0% quando hanno dei figli, tasso che sale al 74,9% quando non li hanno. L’Osservatorio di Confartigianato ha incrociato i dati sull’occupazione femminile con quelli dell’offerta di asili nido (o strutture equivalenti) per i bambini da 0 a 2 anni: in Italia sono soltanto 12 le province in cui tutti i Comuni sono coperti da servizi di prima infanzia. Di queste province, considerando solo gli Asili nido, la copertura è totale in otto: Gorizia, Pordenone, Prato, Ravenna, Reggio Emilia, Taranto, Udine e Valle d’Aosta. Firenze non presenta una copertura totale del servizio di asili nido, ma raggiunge la copertura totale considerando anche i servizi integrativi.
“Firenze ha un indicatore di presa in carico dei bambini del 28,6% oltre il doppio della media italiana che è il 13%. Tutti i Comuni della provincia sono coperti dal servizio di asilo nido o integrativo e questo fa ottenere un posizionamento molto alto alla città nella graduatoria nazionale – prosegue Sorani – Firenze ha un rank di 11 punti su 100 per l’offerta di servizio e di 3 punti su 100 per la spesa dedicata ai servizi per l’infanzia, oltre 1.400 euro per i residenti di età inferiore ai due anni, fra le più alte del Paese. Il collegamento tra l’offerta di servizi per l’infanzia e la partecipazione delle donne al lavoro è chiaro ed evidente: i dati mostrano che Firenze è una città virtuosa, ma la vetta della campionessa europea, la Contea di Stoccolma che vanta un tasso di partecipazione delle donne al lavoro del 79,7% è ancora lontana. Firenze è al 65,3%: colmare il divario mostrato da questi 14 punti percentuali è un cammino di civiltà che non possiamo non percorrere”.
Oltre al potenziamento degli strumenti esistenti, serve un salto culturale che coinvolga soprattutto gli uomini: “Dall’ultimo rapporto emerge che le donne lavorano 2,48 ore in più al giorno rispetto agli uomini, dedicandosi ad attività non retribuite come la cura della casa e della famiglia – conclude Sorani – Un salto culturale, un cambiamento di mentalità degli uomini, insieme all’impegno delle istituzioni e del mondo delle imprese, è un passo fondamentale nella giusta direzione”.