La fine dello stato d’emergenza, l’ultimo mese di restrizioni, l’addio al green pass, l’arrivo della primavera. Tutti elementi che avrebbero fatto presagire una nuova rinascita. E forse sarà così. Ma i due anni appena trascorsi pare abbiano segnato in modo evidente il tessuto sociale della Toscana, che si scopre più fragile di quanto potevamo immaginare. Le conseguenze peggiori? L’aumento della diffidenza (percepita dal 90,5% delle persone), la minore attenzione verso gli altri (lo pensa il 75,8% dei toscani) e la diminuzione della tolleranza di fronte alle opinioni non condivise (l’87,4% crede che si sia ridotta).
Come se non bastasse la pandemia ha inciso negativamente e con maggiore forza sulle categorie più deboli e ha fatto aumentare la solitudine, con una percezione quasi raddoppiata nel giro di un solo anno (dal 36,9% del 2021 si è passati in soli dodici mesi al 64,1%). C’è però una buona notizia: aumenta la fiducia nei confronti del volontariato e del terzo settore (dal 73,8% al 76,3%). Purtroppo anche qua c’è il risolvo della medaglia: è infatti in diminuzione la disponibilità a svolgere attività di volontariato.
Questi dati, che fotografano una situazione preoccupante, sono tutti contenuti nella ricerca “Opinione pubblica e volontariato in Toscana” condotta da Sociometrica per conto del Centro servizi volontariato Toscana (Cesvot). “Siamo di fronte a dati non confortanti, che mettono in evidenza difficoltà oggettive, personali e collettive” spiega il presidente di Cesvot, Luigi Paccosi. “Questo sondaggio ci rappresenta anche la sofferenza della popolazione più fragile: minori, anziani e persone con disabilità. Il volontariato può considerarsi un antidoto a questa tendenza disgregatrice. Per sua natura è una costruzione continua di relazioni e di soluzioni. Il volontariato scorge i bisogni nelle persone, nelle famiglie, nella comunità. E organizza risposte capillari, vicine alla gente”.
“La pandemia ha agito come una tossina morale”
Non usa giri di parole Antonio Preiti, direttore di Sociometrica. “La pandemia ha agito come una tossina morale, oltre che fisica, perché ha allontanato le persone le une dalle altre” ha commentato il curatore della ricerca. “Ha ridotto le relazioni umane e ha creato un’ombra di pericolo verso ogni persona che ha agito anche su un piano subliminale. Per fortuna il volontariato si presenta come strumento per cambiare segno e riportare la socialità al centro della vita delle persone”. E allora proviamo ad analizzare lo studio, punto per punto.
1 – La frammentazione sociale
Questa è la terza edizione dell’indagine di Cesvot e Sociometrica sullo stato di salute della società toscana. Tre edizioni, tre anni, tre livelli di complessità differenti. Nel 2020 l’epidemia non era ancora “scoppiata” del tutto, il volontariato era considerato “esemplare” e la società toscana si dimostrava salda. Le uniche tensioni riguardavano il tema dell’immigrazione. Un anno dopo tutto è cambiato: la diffusione del covid, il volontariato messo a dura prova, l’impossibilità d’incontrarsi e socializzare. L’edizione 2022 presenta per certi versi il conto di questi anni particolarmente difficili. E, come si legge nel rapporto, “ci restituisce un quadro sociale molto complicato, a tratti deformato da processi di crescita della solitudine, di frammentazione sociale e di comparsa di fenomeni anche di microegoismo, rispetto a cui il volontariato è visto dai toscani come forse l’unico antidoto a una deriva tanto inattesa quanto negativa”.
2 – Cresce la diffidenza
Il 90,5% delle persone sono convinte che l’epidemia non abbia consolidato la coesione sociale. Anzi, ritengono che l’abbia disgregata. Sull’aumento della diffidenza generale delle in questi due anni di Covid, il 44,6% della popolazione residente in Toscana afferma che è “molto d’accordo” (un dato che nel rapporto viene definito “sconvolgente”), mentre il 45,9% si dice “abbastanza d’accordo” sul fatto che la diffidenza sia cresciuta.
3 – Diminuisce l’attenzione verso gli altri
Per il 75,8% degli intervistati c’è la tendenza a pensare soprattutto a sé stessi, senza attenzione verso gli altri. Soltanto il 2,6% si esprime in senso contrario. “Si tratta di un quadro molto negativo rispetto alle tendenze della psiche collettiva, evidentemente messa a dura prova dall’epidemia, che dura già da due anni” si legge nel rapporto.
4 – Aumenta la solitudine
Questo è forse il dato che in un anno ha subito la maggiore variazione. Agli intervistati è stato chiesto se percepiscono o meno una crescita della solitudine. Ebbene – si fa per dire – mentre nel 2021 avvertiva una crescita generalizzata il 36,9% della popolazione toscana, nel 2022 la percentuale è di 64,1 (quasi il doppio). Una tendeza che crea ancor più preoccupazione se si pensa che questa posizione viene registrata proprio nel momento in cui le norme anti contagio si sono progressivamente allentate.
5 – Più intolleranza verso le opinioni altrui
Lo studio confermerebbe la polarizzazione su temi e opinioni. O pro o contro, senza concedere spazio alla comprensione o all’analisi delle questioni. Anzi, non c’è proprio tolleranza per chi non la pensa allo stesso modo. L’87,4% degli intervistati sostiene infatti che in questo periodo la tolleranza verso le opinioni non condivise si sia ridotta (è contrario un risibile 1,8%). Di fatto la società si è divisa soprattutto sui provvedimenti collegati alla gestione della pandemia: green pass, limitazioni, vaccini.
6 – La “crisi” della solidarietà
Facendo un’analisi incrociata (e complessiva) delle risposte, si scopre purtroppo che la polarizzazione non si manifesta solo di fronte alle opinioni altrui, ma si estende anche agli altri ambiti. Di fatto, creando una semplice e sintetica distinzione tra pessimisti e ottimisti, la maggioranza dei toscani dimostra di essere particolarmente sfiduciata. Lo conferma il dato secondo cui solo il 9% delle persone (e sono soprattutto le persone più anziane) ritiene che la solidarietà sia cresciuta, mentre il 60,2% è convinto del contrario
7 – Soffrono le categorie più deboli
Quando si vive una crisi, le categorie più colpite sono sempre quelle: fragili, anziani, donne, minori, disabili. Aumenta lo stress (46,7%) e quasi la totalità dei genitori (93,8%) sostiene che i loro figli siano stati colpiti dal punto di vista psicologico. Percentuali altissime anche per quel che riguarda le conseguenze sugli over 70: il 93,8% si dichiara infatti colpito con varia intensità e la metà di loro ha rinunciato anche a prestazioni sanitarie di qualche tipo. Ma non è tutto: il 65,8% delle famiglie con persone disabili dichiara di aver avuto “problemi importanti”.
8 – Impatto sulla percezione di genere
Analizzando i dati esiste infine una questione di genere che si traduce in una percezione dei problemi assai più acuta da parte delle donne. Prendiamo ad esempio il dato sull’aumento della diffidenza: la percepiscono il 55,7% delle donne e il 32,5% degli uomini. Secondo i curatori della ricerca “è una differenza enorme, la cui interpretazione, in assenza di altri elementi, è difficile”. Anche per quel che riguarda la comparsa di comportamenti patologici o stati personali di difficoltà, a registrare gli stati d’animo più critici sono soprattutto le donne, in particolare per quanto riguarda il minor controllo dell’alimentazione, la minore attività fisica e il maggior livello di stress. Un dato confermato anche dalla riduzione delle uscite con le altre persone: le donne sono al 71,6%, gli uomini al 60,9%.
9 – La percezione positiva sul volontariato
Dopo la pandemia, ecco la guerra. E tra le immagini più ricorrenti ci sono quelle dei volontari. Se prima li vedevamo intenti a supplire i bisogni sempre crescenti di un’emergenza sanitaria, oggi li vediamo impegnati a caricare camion carichi di aiuti o, nel migliore dei casi, con in braccio bambini profughi nel corso di missioni di soccorso. Forse è per questo che nonostante il quadro preoccupante che emerge dalla ricerca, pur trovandoci di fronte a uno sgretolamento della fiducia e della solidarietà, il giudizio della popolazione toscana sul volontariato e sulla sua funzione appare in crescita: il 76,3% ritiene infatti che il volontariato sia fondamentale (era il 73,8% nel 2021) e anche l’ammirazione nei confronti dei volontari passa dal 79,9% del 2021 all’83,2%.
10 – Minore disponibilità a impegnarsi in attività sociali
Eppure questa sostanziale fiducia nel volontariato non si traduce nell’assunzione di una responsabilità diretta e personale. Di fatto la disponibilità a fare volontariato (anche in modo occasionale) diminuisce di circa dieci punti percentuali: dall’82,6% del 2020 si passa oggi al 72,9%. Diminuiscono anche coloro che lo farebbero certamente (dal 32% al 26,8%), mentre è in leggero aumento chi si dichiara disponibile a fare volontariato soltanto occasionalmente (dal 42,7% al 46,1%).