È statao un dialogo contro l’odio quello che si è tenuto oggi a Palazzo Vecchio a Firenze per “Il vero nemico è la guerra”, l’evento organizzato dalla Cittadella della pace di Rondine, in provincia di Arezzo, che ha messo insieme studenti ed ex studenti provenienti da paesi che oggi vivono un conflitto armato: ragazzi e ragazze israeliani, palestinesi, russi e ucraini, accumunati dal desiderio della pace.
Vaccari: la via della pace è quella del dialogo
“Siamo qui per la prima volta con israeliani, palestinesi, russi e ucraini insieme: questo già ci dice che la via della pace è quella del dialogo – ha detto Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della pace – Rondine è un francobollo di terra in Toscana, nella provincia di Arezzo, in cui si raccoglie il dolore del mondo. Ma questi giovani coraggiosi decidono che dal dolore non ne nasca l’odio.”
“Gli ultimi 6-7 mesi sono stati un incubo, senza fine – ha detto lo studente israeliano Noam – la strage del 7 ottobre per noi israeliani era una cosa mai vista, mai sentita: uno shock. Ha rotto qualcosa dentro di noi, ha fatto anche risvegliare traumi e paure esistenziali. Rondine è un luogo importante. Noi facciamo il nostro ma là fuori devono smettere, far finire questa guerra”. Il palestinese Loai ha parlato di “ferita aperta. Sono palestinese, grazie a Rondine ho conosciuto tanti amici israeliani. Rondine è un posto dove si vive la pace”.
Il dialogo tra Sabina, studentessa russa, e Kateryna, studentessa ucraina, è partito anche dal rapporto tra loro due, arrivate entrambe nel 2022 a Rondine. “Quando dico di essere russa vedo che i russi sono identificati come aggressori, purtroppo questa immagine passerà di generazione in generazione – ha spiegato Sabina – col tempo mi sono interfacciata con ragazze ucraine, mi hanno parlato: in quel momento mi sono sentita sollevata. Io ora non potrei immaginare un giorno senza poter parlare con Kateryna. Sono grata del fatto che ha avuto il coraggio di accettarmi come persona”.
“Dopo l’inizio della guerra mi sono trasferita a Bucarest, dove ho iniziato a lavorare con i rifugiati ucraini – ha raccontato Kateryna – ad un certo punto ho sentito non solo tanto dolore, ma pure tanta rabbia e odio verso i russi. Io volevo arrivare a Rondine per incontrare i ragazzi russi e raccontare tutte queste storie che ho sentito, per fargli capire le cose vere che ogni giorno succedono nel mio paese. Nei primi mesi io ignoravo Sabina, vedevo solo il suo passaporto russo, la sua identità e tutto ciò mi faceva male. Non vedevo una persona. Poi abbiamo partecipato a una marcia della pace per Roma: quell’evento per me è stato per me un segno che Sabina non sopporta la guerra. Lì abbiamo avuto un vero incontro tra me e lei, in quell’occasione l’ho conosciuta meglio e ho conosciuto meglio me stessa”.