Debutto assoluto al teatro del Maggio per I due Foscari di Giuseppe Verdi, quarto titolo operistico per l’84mo Festival del Maggio Musicale Fiorentino.
L’opera andrà in scena il 22 maggio, alle 20, sul podio il Maestro Zubin Mehta, con Carlo Rizzi, alla guida del coro e dell’orchestra del Maggio e Plácido Domingo come interprete del protagonista Francesco Foscari, Doge di Venezia.
La regia dell’opera, che fu eseguita per la prima volta a Firenze al Teatro della Pergola nel gennaio del 1845, è firmata da Grischa Asagaroff.
Oltre a Domingo saranno sul palco Jonathan Tetelman, nel ruolo di Jacopo Foscari e il soprano María José Siri che interpreta Lucrezia Contarini, moglie di Jacopo.
Le altre recite in cartellone sono in programma il 25 maggio, il 31 maggio e il 3 giugno, alle 20 e il 28 maggio alle 17, lo spettacolo del 3 giugno è in vendita con uno sconto del 50% grazie al contributo della Fondazione Cr Firenze.
“Dopo Traviata e Un Ballo in Maschera dell’estate del 2020 sono davvero felice di ritornare al Maggio con I Due Foscari, questa volta nella nuova sala Zubin Metha – ha commentato Rizzi -. È la prima volta che dirigo i Foscari e sono particolarmente contento di poterlo fare con il coro e l’orchestra del Maggio che hanno un’innata affinità con questa musica e con un cast di grandissimi artisti”.
Il Maggio Musicale Fiorentino celebra Plácido Domingo
Con la recita del 22 maggio, Plácido Domingo taglia un suo personale traguardo: sarà la 4.100esima recita della sua carriera.
“Ho avuto la grande gioia di impersonare i ‘due Dogi’: prima nel Simon Boccanegra e poi, qualche anno più tardi, ne I due Foscari – ha detto Domingo -. Penso che sia un’opera di Verdi assolutamente straordinaria, anche se, magari, poco conosciuta. Devo dire che sono davvero felice e divertito di tornare al Maggio, in questa produzione che segna la mia recita numero 4100 come cantante. Iniziai con Traviata, appena diciottenne, quasi coetaneo di Alfredo Germont e ora, a 81 anni compiuti interpreto Francesco Foscari, che proprio da libretto ha la mia età. Ho avuto il piacere di sostenere questo ruolo in più di 30 recite”.
Fra i più apprezzati, acclamati e famosi tenori del XX secolo, Domingo è stato capace, nel corso degli ultimi anni, di imporsi, non solo come direttore d’orchestra ma anche come baritono.
Nei suoi quasi sessant’anni di attività musicale Domingo ha costruito uno tra i più ampi ed eclettici repertori musicali del Novecento.
La sua grande poliedricità vocale, unita alla profonda conoscenza e sensibilità musicale e a una naturale propensione per lo studio professionale e le lingue gli hanno infatti permesso di affrontare un numero sconfinato di ruoli, oltre 130 diversi.
Innumerevoli le sue collaborazioni, inclusa un’imponente discografia, con alcuni dei più grandi direttori dello scorso mezzo secolo tra cui Claudio Abbado, Riccardo Muti, Zubin Mehta, Leonard Bernstein, Carlos Kleiber e Bruno Bartoletti.
I due Foscari di Giuseppe Verdi
I due Foscari, opera in tre atti di Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, debutta al Teatro Argentina di Roma il 3 novembre del 1844.
La première, come riferì Verdi stesso, si rivelò «un mezzo fiasco», dovuto in parte a un cast vocale impreparato e in parte ai limiti del soggetto scelto. Eppure in prima battuta Verdi si era entusiasmato per quel «bel dramma, bellissimo, arcibellissimo» – così lo aveva descritto a Piave – il cui soggetto era ispirato all’omonima opera teatrale di Lord Byron, salvo poi rendersi conto in fase di composizione che mancava totalmente d’azione, risultando monotono e ripetitivo.
Il dramma è infatti costruito interamente sul contrasto tra amor paterno e amor di patria del Doge Francesco Foscari e sulle pene di suo figlio Jacopo, accusato ingiustamente di omicidio e di aver tramato contro la Repubblica di Venezia.
Nel corso dell’opera non accade nulla di più di quanto già espresso all’inizio e anche le aggiunte di Piave quali l’apparizione del fantasma di Carmagnola, o la scena madre di Lucrezia che irrompe coi figli al seguito dinanzi al Consiglio dei Dieci per difendere il marito, in realtà non riescono a movimentare una trama priva di elementi narrativi capaci di tenere viva l’azione teatrale.
Ma pur mancando della vivacità d’azione e del nerbo dei drammi verdiani precedenti, I due Foscari si distingue per alcune soluzioni compositive nuove e sperimentali, con un posto di primo piano riservato all’arpa e ai legni che restituiscono una tinta strumentale elegiaca e notturna perfettamente aderente all’immagine di Venezia descritta da Byron.