Un nuovo omaggio a Zeffirelli. Mentre il Maggio Musicale Fiorentino si appresta a vivere il suo penultimo concerto sinfonico dell’ultimo calendario del Festival – appuntamento giovedì 20 giugno con il maestro Micheal Boder, che dirigerà l’Orchestra del Maggio in “Dai calanchi di Sabbiuno” di Fabio Vacchi e nella Sinfonia n. 4 in mi bemolle maggiore Romantica (ore 20) – all’indomani dei funerali del regista fiorentino, ecco l’idea: intitolare una sala del Teatro del Maggio a Franco Zeffirelli.
Verrà ribattezzato col suo nome lo spazio nel foyer, finora dedicato a incontri, conferenze e convegni. Un gesto simbolico che il teatro ha voluto indirizzare al maestro Zeffirelli e che anticipa il ricordo che gli verrà tributato dal teatro nel prossimo futuro.
Nella sala saranno esposte le testimonianze della carriera fiorentina di Franco Zeffirelli legata al Maggio: le immagini fotografiche dei suoi spettacoli, le riproduzioni dei bozzetti e dei figurini, le locandine degli spettacoli a cominciare da “Troilo e Cressida” di William Shakespeare con la regia di Luchino Visconti per le quali firmò le scene nel 1949, per arrivare ai “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo del 2009. Le testimonianze non tralasceranno “L’Euridice” di Jacopo Peri (1960), “La Lupa” di Giovanni Verga (1965), “Romeo e Giulietta” di Shakespeare su musiche di Nino Rota (1965), le celebre “Traviata” di Verdi che fu diretta da Carlos Kleiber (1984), “La fille du régiment” di Gaetano Donizetti (1985) e infine la Bohème di Giacomo Puccini, per la quale firmò regia, scene e costumi nel 1987.
«Il Maggio non poteva non celebrare il ricordo di un grande fiorentino, di un grande artista, di un uomo di cultura come Franco Zeffirelli, che ha legato il suo nome anche alla lirica con produzioni che sono entrate nella storia del teatro musicale di tutto il mondo» ha detto il sovrintendente del Maggio, Cristiano Chiarot. «Non potevamo non portare la musica della nostra orchestra e del coro, che il maestro ha apprezzato tanto, nei momenti che lo hanno accompagnato all’ultimo saluto, nella solennità sia del Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio prima che della basilica di Santa Maria del Fiore poi. Lo ricorderemo ancora, sotto il punto di vista artistico, con un appuntamento nella futura programmazione, ma nel frattempo abbiamo ritenuto doveroso intitolargli una delle sale del Teatro, quella dedicata agli incontri, alla divulgazione, al teatro nella sua forma raccontata in modo che Zeffirelli e la sua poesia vengano evocati a ogni utilizzo dello spazio».
Intanto le ceneri di Franco Zeffirelli sono state tumulate oggi, con una cerimonia strettamente privata, all’interno della cappella di famiglia nel cimitero monumentale delle Porte Sante a Firenze, posto sul colle di San Miniato al Monte, dove sorge la basilica omonima e che domina la città natale del regista scomparso sabato scorso all’età di 96 anni.
Contenute in un’urna di alabastro, le ceneri di Zeffirelli hanno ricevuto la benedizione da padre Stefano Brina, di fronte ai figli adottivi Pippo e Luciano, e a un ristrettissimo gruppo di amici. «È stato scenografo fino in fondo» ha detto padre Brina. «Ha voluto che chi viene qui veda Firenze, San Miniato, e lui. E allo stesso tempo lui, che aveva una profonda fede, ha voluto vedere San Miniato che è la porta del cielo”.
Nella cappella riposano anche la madre di Franco Zeffirelli, la sorella Fanny, la zia che lo aveva cresciuto, la tata, e l’amica e costumista Anna Anni.