Saranno dieci in tutto i concerti per la nuova stagione concertistica 2023/2024 dal titolo “Il piacere della scoperta” della Camerata Strumentale Città di Prato che si divideranno tra il Teatro Politeama, la Chiesa di Sant’Agostino e la Chiesa di San Domenico.
Sarà Antije Weithaas, nel duplice ruolo di violino solista e direttrice, a dare il via agli eventi il prossimo 9 novembre al Teatro Politeama. Il programma include tre partiture fra le più celebri del repertorio: incorniciato tra ‘Coriolano, Ouverture op. 62’ di Beethoven e ‘Sinfonia n. 40 in sol minore K550’ di Mozart, torna dopo tanti anni il ‘Concerto in mi minore op. 64’ di Mendelssohn.
Ci sarà però un’anteprima già il 6 ottobre con il concorso di composizione sinfonica ‘Dante 700 – La dolce sinfonia di Paradiso’, con esecuzione delle tre partiture finaliste e la proclamazione del vincitore.
Secondo appuntamento della stagione concertistica il 30 novembre, con direttore e viola Yakov Zats in un itinerario musicale che ha anche il valore di testimonianza.
La ‘Suite’ composta nel 1925 dall’americano Quincy Porter è infatti un omaggio a chi soffre in questi giorni i disastri della guerra, affiancata all’elegia di Hindemith per viola e archi. Altrettanto carica di significato è la scelta del ‘Monolog’ di Alfred Schnittke, uno dei più importanti protagonisti della musica del secondo Novecento, ebreo russo perseguitato dalla censura sovietica.
Ultima data per il 2023, prima della ripresa a gennaio, il 14 dicembre con Suyeon Kang, violino e direttrice alle prese con Bach e con il ‘Quartetto op. 131’ di Beethoven.
Alberto Batisti direttore artistico della Camerata fin dalla fondazione nel 1998 ha dichiarato: “Fra i nostri doveri c’è indubbiamente l’impegno all’esecuzione delle partiture che sono i fondamenti del repertorio, in modo che tutti, dai più piccoli ai più anziani, possano nutrirsi di quella bellezza. Limitarsi a ripercorrere queste musiche amatissime potrebbe tuttavia sortire come effetto l’omissione di un altro compito, non meno importante. Esso consiste nell’accendere la curiosità del pubblico verso autori meno frequentati o composizioni meno note, ma che è giusto offrire all’ascolto perché rivelano meraviglie. In sala da concerto, così come nei teatri d’opera, si dovrebbe invitare il pubblico a conoscere e non solo a riconoscere ciò che già ama. Altrimenti sarebbe come andare in libreria a comprare sempre lo stesso libro, cosa che notoriamente non succede. Questa Stagione della Camerata, come accade da un quarto di secolo, cerca di mantenere fede a entrambe le vocazioni, mettendo però un particolare accento proprio sul «piacere della scoperta», così come l’indimenticabile Piero Angela ha insegnato a tante generazioni di italiani.
È la fiducia che ci avete accordato in tutti questi anni il movente che ci sprona a presentarvi The Patience of Trees, composto da Dobrinka Tabakova solo due anni fa, un lavoro di grande suggestione e di squisita fattura, o la splendida pagina per viola e archi Monolog di Alfred Schnittke. Conoscere la musica del nostro tempo ci porta ad allargare i nostri orizzonti culturali e ad affinare la nostra sensibilità di ascolto. Il confronto con l’attualità ci ha spronato anche ad aggiornare la veste grafica del nostro emblema, un’altra piacevole scoperta fra le tante che questa Stagione vi propone. Potrete conoscere perle rare e preziose come le Suites di Quincy Porter e Max Reger, le Sinfonie di Carl Ditters von Dittersdorf sulle Metamorfosi di Ovidio, o ancora le geniali pagine strumentali che ornano Les Indes galantes di Rameau, capolavoro assoluto del teatro musicale settecentesco. Infine, chi conosce in Italia quel gioiello della Cantata Saint Nicolas di Britten? Basta aspettare fino ad aprile, quando tanti di voi potranno rispondere che a Prato l’hanno ascoltato e sono felici di averlo scoperto. Perché di musica meravigliosa ce n’è tanta ancora da conoscere, credeteci.”
Stagione concertistica 2023-2024
Venerdì 6 ottobre al Teatro Politeama Pratese, la seconda Edizione del Concorso Dante 700 – La dolce sinfonia di Paradiso, giunge al suo compimento e all’assegnazione del Premio. Tanti compositori da ogni continente hanno risposto all’invito ad ispirarsi alla Commedia e in particolare al Canto XI del Paradiso, nel quale Dante affida all’autorità di San Tommaso d’Aquino il compito di tessere l’elogio di San Francesco d’Assisi. È una delle pagine più alte di tutto il Poema sacro, centrata sul mistico matrimonio di Francesco e la Povertà, già sposa di Cristo, da tutti negletta. I tre compositori che la Giuria internazionale ha prescelto sono Francesco Darmanin, Ruggero Laganà e Michał Ziółkowski, autori di tre partiture di grande qualità. All’esecuzione del lavoro di Ruggero Laganà, Laudante – Il canto di Francesco, partecipa il baritono Mauro Borgioni, formidabile protagonista di Noye’s Fludde e del recentissimo The Song of the Ladder, le due produzioni della Camerata strumentale che meglio incarnano la missione sociale dell’Orchestra.
Giovedì 9 novembre al Teatro Politeama Pratese il concerto che inaugura la stagione è affidato a un’artista illustre Antije Weithaas, nel duplice ruolo di violino solista e direttrice. Formatasi alla prestigiosa Musikhochschule «Hanns Eisler» di Berlino, Antije Weithaas a poco più di vent’anni si è aggiudicata il primo premio al Concorso Internazionale «Johann Sebastian Bach» di Lipsia e al «Joseph Joachim» di Hannover. Da allora si è esibita con le orchestre più importanti d’Europa e d’America, collaborando con direttori d’orchestra di fama internazionale. Il programma include tre partiture fra le più celebri del repertorio. Incorniciato dai capolavori di Beethoven e Mozart, il luminoso e amatissimo Concerto in mi minore op. 64 di Mendelssohn torna dopo tanti anni ad essere offerto all’ascolto del pubblico pratese.
Giovedì 30 novembre al Teatro Politeama Pratese concerto con il direttore e viola Yakov Zats esprime eloquentemente l’invito di questa Stagione al piacere della scoperta. La viola, così poco considerata come strumento solistico, è qui protagonista con un musicista fuoriclasse: Yakov Zats, che il pubblico della Camerata ha già applaudito in diverse occasioni. Intorno a una partitura costruita esclusivamente su temi popolari ucraini, la Suite composta nel 1925 dall’americano Quincy Porter è un omaggio solidale a chi soffre in questi giorni i disastri della guerra. Per questo motivo è affiancata all’intensa elegia di Hindemith per viola e archi, che culmina nel commovente corale «Davanti al tuo trono io mi presento», la medesima melodia con cui Bach si congedò da questo mondo. Altrettanto carica di significato è la scelta del Monolog di Alfred Schnittke, uno dei più importanti protagonisti della musica del secondo Novecento, ebreo russo perseguitato dalla censura sovietica. Due vivaci e affettuose rivisitazioni della civiltà strumentale settecentesca, le Suites composte nel tardo Ottocento da Max Reger e Edvard Grieg completano il programma con un’affermazione di fiducia nell’energia positiva della musica.
Giovedì 14 dicembre al Teatro Politeama Pratese, il direttore e violino Suyeon Kang eseguirà il Quartetto op. 131 uno dei capolavori estremi di Beethoven, capace di trascendere ogni esperienza musicale del suo tempo con visionarietà profetica e incredibile audacia d’invenzione. Affidarne l’esecuzione a un’intera orchestra d’archi è scelta certamente discutibile e pericolosamente insidiosa. Eppure questa avventura che sfida le capacità d’ogni singolo strumentista vale la pena d’essere affrontata, come ha dimostrato Leonard Bernstein in una delle sue interpretazioni più travolgenti. L’amplificazione sinfonica rende giustizia alla potenza del pensiero di Beethoven, troppo intenso per essere costretto nelle anguste proporzioni sonore cameristiche di quattro strumenti.
Giovedì 18 gennaio al Teatro Politeama Pratese, concerto con il direttore Filippo Maria Bressan. Protagonista del programma è il Settecento, col confronto fra il massimo compositore e teorico francese di quel secolo, Jean-Philippe Rameau, e il viennese, contemporaneo di Mozart, Carl Ditters von Dittersdorf.
Filippo Maria Bressan, con l’autorevolezza stilistica da anni familiare al pubblico della Camerata, dirigerà la Suite di danze e inserti sinfonici da un’opera che schiuse al teatro musicale argomenti cari all’Illuminismo, ma ancora di viva attualità. Les Indes galantes raffigura in quattro quadri civiltà lontane dalla cultura europea, cercando di coglierne il fascino e la grandezza, minacciate dall’iniqua violenza con cui il colonialismo le ha sfruttate se non addirittura annientate. Le Sinfonie che Dittersdorf compose nel 1781 ispirandosi ai miti cantati da Ovidio nelle Metamorfosi sono tra i più nobili esempi di musica intesa a illustrare una materia letteraria. Dalla prima delle due partiture in programma Beethoven prese più d’uno spunto per la sua celebre Sinfonia Pastorale.
Giovedì 22 febbraio al Teatro Politeama Pratese, concerto con il direttore e violino Hugo Ticciati che proseguirà il suo itinerario intorno alle Sinfonie di Brahms, capisaldi del repertorio sinfonico, ponendole in dialogo con la musica del nostro tempo. La Quarta Sinfonia, approdo finale della musica orchestrale di Brahms si confronta qui con un lavoro composto nel 2021 da Dobrinka Tabakova, compositrice bulgara formatasi e residente nel Regno Unito. La pazienza degli alberi è un atto d’amore verso la natura ritratta nei suoi quattro elementi, terra, acqua, fuoco aria. Composta su commissione di Hugo Ticciati, questa partitura affascinante esalta le qualità espressive e tecniche del geniale violinista con cui la Camerata ha stretto un progetto di collaborazione pluriennale. Per aprire il concerto, sarà proposta la breve Sinfonia che apre la prima cantata composta da Bach nel 1706, «Nach dir, Herr, verlanget mich» BWV 150, affiancata alla Ciaccona che la chiude.
Lunedì 25 e martedì 26 marzo anche nel 2024 il tradizionale concerto spirituale che fa da preludio alla Settimana Santa e alla Pasqua si svolgerà nella Chiesa di Sant’Agostino e avrà come protagonista Simone Ori, maestro pratese, e la voce preziosa del mezzosoprano Lucia Napoli, interprete eletta del repertorio barocco. Due gioielli scaturiti da quell’epoca di altissima civiltà musicale sono posti a confronto. Il canto intimo e affettuoso del Salve Regina di Domenico Scarlatti si specchia nella meditazione religiosa di una delle più toccanti Cantate di Bach, «Vergnügte Ruh, beliebte Seelenlust» («Beato riposo, piacere amato dell’anima») BWV 170, composta nel 1726. La Sinfonia «Al Santo Sepolcro» di Vivaldi fa da raccordo strumentale fra i capolavori vocali dei due compositori coetanei.
A un altro Bach è conferito l’incarico di aprire il programma, Johann Christoph (1642-1703), cugino di secondo grado e prozio di Johann Sebastian. A lui si deve una breve e intensa pagina che intona un frammento delle Lamentazioni di Geremia con ispirazione altissima. Con voluto contrasto, quel canto seicentesco è seguito da una commossa pagina strumentale di Giacomo Puccini, Crisantemi.
Mercoledì 17 e giovedì 18 aprile, alla Chiesa di San Domenico concerto con il direttore Jonathan Webb, il tenore Mark Milhofer, il Coro di voci bianche della Scuola di Musica «G. Verdi», il Coro Euphonios, il Coro «Città di Prato», archi e percussioni della Scuola di Musica «G. Verdi» e la Camerata strumentale di Prato.
Da molti anni la Camerata ha eletto Benjamin Britten a suo santo protettore. The Song of the Ladder, l’Opera commissionata a John Barber per celebrare i venticinque anni di vita della Camerata, è nata dalla lezione di Britten. La Cantata Saint Nicolas, composta nel 1948 dal musicista britannico per l’anniversario di una Scuola, è il suo primo lavoro in cui studenti, musicisti amatoriali e musicisti professionisti sono chiamati a dar vita a un grande affresco musicale animati da un medesimo senso di responsabilità e dalla gioia condivisa di far musica insieme, ciascuno secondo le proprie abilità. La scelta di collocare l’esecuzione di Saint Nicolas nella Chiesa di San Domenico sottolinea il valore comunitario di questa proposta, in uno spirito di continuità con la missione a cui la Camerata è stata fedele fin dal primo giorno della sua esistenza.
Giovedì 9 maggio il concerto conclusivo della stagione al Teatro Politeama si apre con un omaggio a un altro grande musicista toscano scomparso un secolo fa, Ferruccio Busoni, un visionario nel rinnovamento musicale del Novecento che ebbe per patria il mondo. Oggi lo si ricorda soprattutto come sommo pianista e autore di meravigliose trascrizioni della musica di Bach, lavori che ebbero un’importanza capitale nella divulgazione di quell’imprescindibile eredità musicale. Compositore mosso da un instancabile spirito di sperimentazione, Busoni fu anche filosofo della musica e in questo ruolo fu una delle grandi coscienze critiche del Novecento.
Con questo concerto Jonathan Webb aggiunge un altro capitolo al progetto d’esecuzione di tutte le Sinfonie di Sibelius, guidando la Camerata alla conquista di uno dei lavori più amati e importanti del compositore finlandese, la Quinta Sinfonia.
Un altro grande scandinavo, Edvard Grieg, è rappresentato in questo ultimo programma della stagione da una delle sue pagine più popolari e da sempre nel cuore degli appassionati di musica, il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra. La freschezza di questo capolavoro si addice perfettamente alla fisionomia artistica e alla grazia della giovane interprete chiamata ad eseguirlo, Beatrice De Maria, figlia d’arte e da sempre appartenente alla grande famiglia della Camerata.