In occasione delle celebrazioni per i dieci anni del museo di Palazzo Pretorio a Prato è stata inaugurata una nuova sala con dipinti del ‘400 e del ‘500 provenienti dai depositi.
La nuova sala rientra in un progetto di ampliamento dell’offerta museale che vedrà a breve altri due spazi: “Prato prima di Prato” con reperti archeologici provenienti dal territorio e dalla vicina area di Gonfienti, sede di un insediamento etrusco del VI secolo avanti Cristo, arricchito anche da contenuti multimediali, e il Museo del Risorgimento, con una raccolta di cimeli dell’antico Museo del Risorgimento che dai primi del Novecento fu allestito nel Pretorio e ancora conservati nei depositi.
Gli allestimenti si aggiungono al recente percorso parallelo multisensoriale arricchito di contenuti interattivi, opere da toccare e da ascoltare, guide nella lingua dei segni, nuovi device multimediali.
Il museo celebra il decennale proponendo anche un programma di eventi, performance, danza, laboratori, musica, incontri a tema e attività, rivolte a pubblici diversi.
Le nuove opere in mostra a Palazzo Pretorio
Le nuove opere trovano finalmente una collocazione adeguata in una delle sale dell’antico Monte dei Pegni, grazie all’ampliamento degli spazi espositivi restaurati.
Il nucleo di dipinti di maestri del Quattrocento apre uno spaccato su nomi meno noti, ma protagonisti di quel clima culturale animato dalle tante botteghe che soprattutto a Firenze contribuiscono allo sviluppo di temi e modi stilistici derivati dagli artisti più importanti.
In mostra bellissime tavole dipinte, pensate soprattutto per la devozione privata in cui accanto ad attribuzioni consolidate emergono le incertezze su nomi che ripetono caratteristiche e particolari riconducibili, più che a un autore, a una bottega o a un ambito di influenza.
Tommaso di Piero Trombetto, grazie a studi che ne hanno ricostruito l’iter artistico, è un pittore documentato a Prato: a lui e alla sua bottega si deve il perdurare del linguaggio di Filippino Lippi nel territorio pratese.
La piccola raccolta di Sacre Famiglie e di Madonne con Bambino del secolo XVI è composta da dieci dipinti: la bellezza e la vivacità artistica delle composizioni fa emergere la ricchezza della terra di Prato, in cui, all’ombra della grande Firenze, si cimentano personalità meno note che dalla capitale medicea si irradiano nelle periferie, rielaborando un linguaggio condizionato dalla cultura artistica dominante.
I modelli sono quelli di Raffaello e soprattutto di Andrea del Sarto, considerato l’artista più copiato nel panorama artistico del periodo al quale Vasari riconosce il primato dell’invenzione, del disegno e del colorire e che Filippo Baldinucci considera «il miglior pittore che abbia avuto la Toscana».
Si copia per studio o per inganno, ma nelle versioni esposte a Prato prevale l’esercizio di omaggio al maestro, reinterpretando – in modo talvolta veramente originale – modelli di opere in quel tempo visibili a Firenze o conosciute attraverso i disegni preparatori.
Prevalgono le opere devote che prima con Fra’ Bartolomeo e poco dopo con Andrea del Sarto segnano la cultura artistica pratese dominata da Pierfrancesco Riccio, maggiordomo e segretario di Cosimo I de’ Medici, collegato all’ambiente fiorentino riformato e protettore di artisti quali Zanobi Poggini e Giorgio Vasari, nonché benefattore dell’Ospedale della Misericordia.