Tutto iniziò con una palafitta innalzata sul mare: una costruzione in legno pensata per accogliere le signore della buona società, che così potevano godersi la spiaggia con discrezione, senza prendere troppo il sole e facendo il bagno in tutta privacy. Era l’estate del 1828 e Viareggio aprivano i Bagni Dori, tra i primi stabilimenti balneari in Italia: era l’inizio del mito della Versilia estiva come meta dei vacanzieri di tutta Europa.
I primi stabilimenti balneari: Viareggio pioniera
Proprio nell’Ottocento infatti le nuove teorie mediche teorizzavano le capacità terapeutiche dell’aria salmastra e dei bagni marini. Insieme ai Bagni Doria, riservati alle donne, aprirono a Viareggio il Bagno Nereo per gli uomini, seguiti dallo Stabilimento de’ Bagni e dai Bagni Santini, sempre a Viareggio.
Dalle palafitte di legno a ferro di cavallo gli stabilimenti balneari seguirono una rapida evoluzione per trasformarsi in capanne sulla spiaggia, comprese di bar, ristoranti e sale da ballo, per offrire un soggiorno non solo salubre ma anche divertente. E con l’arrivo del nuovo secolo, nel 1904, aprì anche il primo stabilimento di Forte dei Marmi: l’Onda Marina.
Il Novecento vede un proprio boom dei soggiorni estivi in Versilia. Tra i suoi frequentatori più celebri c’è anche Gabriele D’Annunzio, ospite a Marina di Pietrasanta della sua amante, la marchesa Alessandra di Rudinì, alla Versiliana, nel cui splendido parco il poeta avrebbe avuto dopo un temporale estivo l’ispirazione per scrivere la celebre “La pioggia nel pineto”.
I ruggenti anni Sessanta (e Settanta)
Il boom economico del dopoguerra vede la Versilia al centro della scena culturale: negli anni Cinquanta e Sessanta, i cosiddetti anni ruggenti, la costa da Viareggio a Forte dei Marmi diventa una meta imperdibile per tutti i vacanzieri, grazie anche alla nascita di tanti locali che segnarono la storia della musica italiana.
Le sale da ballo e i locali dove si suona musica dal vivo si moltiplicano: si balla al dancing Gatto Nero nella pineta di Viareggio, al Carillon a Marina di Pietrasanta, al Principe di Piemonte, al Cavalluccio Marino di Lido di Camaiore, al Piper, che ospiterà anche i Genesis, e molti altri.
Ma i locali che negli anni Sessanta passano alla storia sono due: La Capannina di Franceschi a Forte dei Marmi e La Bussola a Marina di Pietrasanta.
La Capannina nasce nel 1929, quando Achille Franceschi trasforma il suo capanno degli attrezzi sulla spiaggia in un locale che all’epoca aveva solo qualche tavolo per giocare a carte, un piccolo bar e un grammofono a manovella per ascoltare la musica. Secondo la leggenda sarebbe stata una contessa a suggerire il nome “Capannina” che riscuote subito successo, venendo frequentato da nobili e intellettuali, tra cui anche Giuseppe Ungaretti e Eugenio Montale e più avanti la famiglia Agnelli.
Negli anni del boom economico qui si esibiranno artisti come Edith Piaf, nella sua unica esibizione in Italia, ma anche Patty Bravo, Ray Charles, Edoardo Vianello, Gino Paoli e molti altri.
La Bussola: il tempio della musica italiana
La Bussola, aperta nel dopoguerra dall’imprenditore pratese Alpo Benelli, diventa un punto di riferimento per la musica dal vivo italiana a partire dal 1955 grazie alla gestione di Sergio Bernardini che, a partire dalla prima serata il 4 giugno di quell’anno, in cui si esibisce Renato Carosone con la sua orchestra, porta a suonare live in Versilia gli artisti più importanti degli anni Sessanta e Settanta.
Nomi leggendari come Mina, Gino Paoli, Lucio Battisti, Ornella Vanoni, Luigi Tenco e molti altri creano un proprio sodalizio artistico con il visionario impresario.
Sul palco della Bussola per due decenni passano i maggiori interpreti della musica italiana: qui Fabrizio De Andrè tiene il suo primo concerto pubblico, qui si esibiscono Patty Bravo, Milva, Mia Martini, Loretta Goggi e molti altri.
La star assoluta è Mina, che canta alla Bussola la prima volta nel 1958, appena diciottenne, e il 23 agosto del 1978 a Bussoladomani (un locale più grande a Lido di Camaiore, aperto nel 1976 sempre da Bernardini) tiene la sua ultima apparizione pubblica dal vivo.
Alla figura di Bernardini Andrea Soldani ha dedicato il documentario uscito lo scorso febbraio “La Bussola – Il collezionista di stelle”, che raccoglie le testimonianze dei protagonisti degli anni della Versilia ruggente.
“Il rapporto professionale di Bernardini con Mina è stato qualcosa di irrepetibile – ha raccontato il regista Soldani – ma era molto legato anche a Vittorio Gassman e a Celentano, che lui chiamava i nipotini e poi c’era la sua amicizia con Gino Paoli. La Bussola era un locale dove tutto poteva succedere, dove l’imprevedibilità faceva parte dello spettacolo.”
Come le improvvisazioni sul palco di Vittorio Gassman oppure la serata che racconta Gino Paoli sempre nel docu-film di Soldani dove si ritrovò a litigare con il pubblico. “Ero andato a Parigi a sentire Jacques Brel e voleva che io traducessi le sue canzoni in italiano, allora andai alla Bussola e dissi: vorrei farvi sentire una delle più belle canzoni d’amore che io abbia sentito, era “Non andare via” ma alla prima strofa mi fischiarono.” Allora Gino Paoli cantò “Il cielo in una stanza” ma dopo l’applauso mandò il pubblico a quel paese.
Spigolature di un’epoca indimenticabile, che ha proiettato la Versilia nell’immaginario di tutta Italia e nel cuore di un’intera generazione. Oggi quegli anni d’oro si possono rivivere in film di grande successo popolare come “Sapore di mare” di Carlo Vanzina, che ha tra i protagonisti proprio un habitué della Versilia, Jerry Calà, che ancora oggi a volte si esibisce al piano bar alla Capannina di Forte dei Marmi.