Cento milioni di euro già sul tavolo e altri in arrivo con il nuovo ciclo di fondi europei. La Regione Toscana investe sulla formazione per superare quello che gli economisti chiamano “skill mismatch”, ossia la mancanza di figure professionali adeguate e qualificate alla richiesta delle imprese. Un problema nazionale, che si è acuito con la pandemia, e con cui oggi tutti si trovano a fare i conti. La Regione Toscana ha scelto di partire dai fatti, o meglio dai numeri: capire dove il mercato del lavoro è più carente per poi potenziare gli strumenti. Obiettivo: essere più competitivi ed attrarre investimenti esteri.
La Toscana, sul fronte attrattività, “ha fatto meglio di altre regioni in Italia”, spiega Filippo Giabbani, dirigente Attività internazionali della Regione, ma “è necessario accompagnare lo sforzo di promozione con una formazione e una qualificazione della forza lavoro e delle competenze presenti in regione”.
Il punto della situazione è stato fatto da Invest in Tuscany – l’ufficio regionale nato per attrarre capitali stranieri a supportare le grandi imprese e le multinazionali – nell’evento “Superare lo skill mismatch”, un incontro che ha messo sul tavolo i problemi e soprattutto le soluzioni e le strategie per superare le difficoltà riscontrate nel mercato del lavoro, a tutti i livelli. Un confronto fra imprese, istituzioni ed esperti partito dalla ricerca realizzata dall’Aidp Toscana- Associazione italiana per la direzione del personale in collaborazione con Kilpatrick e il gruppo di ricerca Icohrs del professor Vincenzo Cavaliere dell’Università di Firenze.
La ricerca sul mercato del lavoro in Toscana
L’analisi ha coinvolto 111 imprese toscane, il 52 per cento delle quali di grandi dimensioni. Sono stati contattati, attraverso questionari, direttamente i direttori del personale. Dalle risposte rielaborate è emerso che a mancare sono soprattutto manager, quindi figure organizzative con una visione a tutto tondo. “E’ un gap culturale – spiega il professor Ceccarelli – che ha bisogno di essere colmato all’interno del nostro sistema produttivo”. Mancano anche informatici e ingegneri e, in generale, tecnici della filiera tecnico-scientifica.
“È necessario orientare i più giovani verso gli studi che sono necessari oggi ad affrontare le nuove sfide e rispondere a quello che le aziende realmente chiedono”, commenta Claudia Paoletti, managing partner Kilpatrick. “Il tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie imprese non aiuta la ricerca di figure con esperienza internazionale”, aggiunge poi Simona Giuliani, presidente Aidp Toscana.
Gli strumenti della Regione Toscana
La Toscana ha dal canto suo diverse risorse per rispondere alle richieste mutate del mercato del lavoro. Come i corsi Its, l’istruzione tecnologica superiore costituita come una fondazione che collega scuole, enti di formazione, imprese, università, centri di ricerca e enti locali.
In Toscana ce ne sono 9.
La copertura capillare sui territori è data dai centri per l’impiego per supportare i lavoratori nella ricerca del lavoro e le aziende. “Arrivano migliaia di richieste dalle aziende – spiega Simonetta Cannoni, direttrice dell’Agenzia regionale Toscana per l’impiego – Le principali carenze si riscontrano nella ricerca di figure della filiera tecnico scientifica, ma anche nel settore del turismo, dove mancano cuochi. Le azioni in campo per supportare le aziende sono molteplici, grazie ai fondi messi a disposizione dalla Regione”.
I fondi regionali e quelli europei
La Regione Toscana risponde alle problematiche che il mercato del lavoro riscontra investendo risorse per un totale di circa 100 milioni di euro tra fondi regionali e quelli messi a disposizione all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma non solo, come annunciato dal Direttore della Competitività territoriale di Regione Toscana, Paolo Tedeschi, a breve il presidente Eugenio Giani presenterà i nuovi fondi europei per il periodo 2021-2027 che riguarderanno anche gli incentivi per le assunzioni, per varie forme di imprenditoria e per aumentare le competenze dei lavoratori.