Palazzo Blu a Pisa ha acquisito un dipinto del celebre Orazio Riminaldi (1593-1630), pittore pisano formatosi a Roma nelle più importanti botteghe del tempo e rientrato a Pisa per realizzare la cupola del duomo, in occasione del restauro della cattedrale coordinato da Curzio Ceuli.
“Il buon Samaritano” (1625-1630) entra così a far parte del percorso museale di Palazzo Blu e sarà visibile a ingresso gratuito a partire da giovedì 23 fino a domenica 26 novembre.
Il Buon Samaritano rientra in una costellazione d’interventi realizzata dalla Fondazione Pisa allo scopo di rivalutare un periodo storico-artistico, quello della Pisa medicea, tradizionalmente ritenuto povero di episodi significativi.
In questo senso il quadro di Riminaldi si inserisce in una campagna di acquisti che ha visto l’anno scorso l’ingresso nel museo pisano del ‘Cristo e la Samaritana al pozzo’ di Artemisia Gentileschi.
“Per la nostra città – sottolinea Stefano Renzoni, storico dell’arte e curatore del volume che raccoglie gli studi compiuti sul dipinto – Acquisti di opere, mostre e relativi cataloghi realizzati negli anni, esprimono uno sforzo non banale da parte della Fondazione per riassegnare il giusto valore ad un periodo storico che fu per Pisa assai importante e animato da artisti di primissimo piano”.
L’opera
Il dipinto, attribuito al Riminaldi da Pierluigi Carofano e Franco Paliaga già nei primi anni 2000, rappresenta il buon Samaritano che nel Vangelo di Luca si prende cura del viandante aggredito dai briganti e lasciato moribondo sulla strada che da Gerusalemme porta a Gerico.
Il Samaritano è raffigurato nel momento in cui versa una mistura di olio e vino nella ferita del viandante, steso nudo in diagonale nella composizione della scena.
La rappresentano di questo episodio evangelico conosce una discreta fortuna negli anni delle grandi epidemie, che con l’affermarsi della medicina moderna può essere letta come il prestare soccorso da parte di persone veramente in grado di restituire la salute, in contrapposizione ai ciarlatani ingannatori. In questa prospettiva, Pierluigi Carofano ha suggerito che il committente o la destinazione del dipinto potrebbero essere legate al mondo della medicina.
Da un punto di vista stilistico, il buon Samaritano deve molto alla lezione del caravaggismo europeo, stemperato però dalla lezione dei Carracci, di Lanfranco e del Guercino.
Cosimo Bracci Torsi presidente di Palazzo Blu ha dichiarato: “Il buon samaritano è l’ultimo splendido dipinto di Orazio Riminaldi, acquistato dalla Fondazione Pisa, che entra nella nostra collezione. Esso si aggiunge agli altri dello stesso autore già presenti e va ad arricchire il nucleo di opere rappresentativo di un grande momento della pittura, forse meno noto, legato alla nostra città.
Dopo la lunga crisi seguita alla conquista fiorentina, dalla metà del Cinquecento Pisa iniziò la sua rinascita come seconda città del principato Mediceo. La famiglia granducale soggiornò per lunghi periodi nella città, riaprì lo Studio pisano, fu fondato l’ordine monastico militare dei Cavalieri di Santo Stefano che ebbe sede nella omonima piazza totalmente rinnovata, si procedette al restauro della cattedrale, gravemente danneggiata dall’incendio del 1595 ricorrendo ai migliori artisti disponibili. La popolazione della città, anche attraverso l’arrivo di molte famiglie dal contado o dalla stessa Firenze come i Galilei, prese ad aumentare, così come le attività economiche, rianimando lo stesso contesto urbano.
In questa cornice la nuova pittura si sviluppò legata soprattutto a due famiglie i Lomi Gentileschi e i Riminaldi. Attive principalmente fra la Toscana e Roma, con Orazio Gentileschi e la figlia Artemisia, trasferitasi poi a Napoli, si proiettarono fino a Parigi e Londra. Orazio Gentileschi fu maestro a Roma della figlia Artemisia come di Orazio Riminaldi, insieme costituivano un cenacolo artistico e culturale originario della nostra città, al quale partecipava, in veste di amico, protettore e mecenate Cassiano dal Pozzo e potevano aggiungersi grandi artisti stranieri come Simon Vouet.
Questo ultimo importante acquisto è quindi anche un’occasione per ricordare questa vicenda della quale Palazzo Blu conserva nella nostra città l’unica testimonianza, almeno fino ad oggi.”