Se pensi a Iacopo Melio viene subito in mente il suo sorriso. Anche dal letto dell’ospedale di Empoli, quando il Covid lo ha fermato, pensava al dopo, a cosa fare e in quale nuova battaglia buttare le sue energie. Ci racconta di questo assurdo anno fatto di alti e bassi fortissimi, ma soprattutto del futuro che, nonostante tutto, ci sarà. Per questo, come dice lui, dobbiamo sorridere “perché sennò è finito tutto”.
Come siamo diventati secondo te dopo un anno di pandemia?
Per certi versi, siamo meno tolleranti e meno solidali rispetto alla prima ondata. Sono finiti i tempi del “ce la faremo” e delle canzoni sui balconi, delle iniziative online per intrattenere e della positività cercata con forza nelle piccole cose. Il complottismo e il negazionismo continuano drammaticamente a diffondersi, al punto da prendere spesso a pesci in faccia quegli stessi membri del personale sanitario che pochi mesi fa erano visti come eroi. Dobbiamo fronteggiare tutto questo invitando alla responsabilità e al rispetto delle regole, ma soprattutto dobbiamo avere massima fiducia nella vaccinazione che ci sta portando verso la fine di questo incubo. Siamo sicuramente tutti stanchi ed ognuno deve fare la sua parte, politica e società civile, ma non possiamo cedere adesso all’irrazionalità.
Come ti ha cambiato quest’anno, dall’elezione in Consiglio al Covid?
È stato un anno assurdo, per quanto la situazione sia stata ed è drammatica – per la pandemia generale e per il contagio personale – è stato paradossalmente anche un anno ricco di soddisfazioni ed opportunità: a febbraio mi sono laureato, a luglio ho iniziato una lunghissima campagna elettorale che mi ha fatto tessere relazioni preziose, a settembre la vittoria delle elezioni, e infine in un letto d’ospedale ho “festeggiato” tutte le festività invernali continuando a gettare le basi per nuovi lavori e progetti che saranno pubblici a breve. Insomma, nonostante tutto, mentre il mondo si è in parte fermato, io ho continuato a camminare avanti, e mi sento estremamente fortunato per questo.
Sei entrato in Consiglio regionale con un carico di voti non indifferente. Da dove vorresti riprendere il tuo lavoro?
Dai diritti di tutte e tutti. Da ciò che riguarda la parità, la libertà, la difesa di ogni minoranza, dell’ambiente, dei nostri amici animali… L’autodeterminazione di ciascuno. Sto cercando di dare veramente ascolto ad ogni input che mi arriva, mettendo in fila le cose per, quantomeno, sollevare questioni e smuovere coscienze, accendendo i riflettori su quei temi progressisti che la politica spesso non affronta perché scomodi
La prima cosa da fare appena avrai recuperato le forze?
Siamo già ripartiti in quinta tutelando le persone estremamente vulnerabili attraverso la vaccinazione di familiari e Caregiver di persone con disabilità grave e gravissima. Un risultato importantissimo che ho fortemente voluto, spingendo per settimane anche sui media nazionali, e che è stato poi possibile attraverso una risoluzione approvata dal Consiglio.”
La pandemia ha amplificato le disuguaglianze e le situazioni di fragilità, come la disabilità. Come possiamo migliorare?
Avvicinando la politica ai cittadini. Servono servizi di maggior prossimità, a partire dall’assistenza personale che ad oggi può e deve essere ancora migliorata. Penso, ad esempio, al progetto “Vita Indipendente”, fondamentale ma insufficiente per garantire una piena autonomia a chiunque voglia autodeterminarsi, per quanto la Toscana sia anni luce avanti su questo fronte rispetto alle altre Regioni.
I social sono uno dei tuoi principali strumenti di comunicazione. Quanto ti hanno aiutato in questo periodo?
I social sono fondamentali, fanno parte del mio lavoro a tempo pieno: senza una comunicazione efficace ormai non è più possibile ottenere effetti sociali, politici e culturali importanti, ma resterebbe tutto circoscritto. La pandemia ci ha poi fatto capire quanto il web possa essere utile se usato in modo costruttivo: dallo smart-working alla didattica a distanza, ma anche la telemedicina, ad esempio, giocano un ruolo importante. Speriamo di far tesoro di questa esperienza potenziando certe risorse ed educando a un loro utilizzo sempre maggiore e sempre migliore. La tecnologia deve diventare un supporto facilitatore nel quale investire e non una minaccia da demonizzare.
Qual è il post che hai visto e che non avresti voluto leggere in questi 12 mesi?
Non c’è un post in particolare. Vorrei evitare di leggere i commenti delle persone che ancora oggi non hanno compreso la gravità della situazione e si sentono prigionieri a tutti i costi di uno Stato che ci sta semplicemente chiedendo di comportarci in modo responsabile per il bene della nostra salute e di quella degli altri, in modo da poterne uscire il prima possibile. Eppure c’è ancora chi rema contro tutti questi sforzi, banalizzando…
Cosa ti ha fatto arrabbiare di più in questo anno?
L’ingiustizia della vita. Ho visto scomparire persone sanissime in pochi giorni. È devastante.
Perché oggi dobbiamo sorridere?
Perché sennò è tutto finito. Perché ne usciremo. Perché sì.
Facci un augurio
Auguro di abbracciarci presto, dal vivo, senza più avere paura.