I Bronzi di San Casciano dei Bagni fanno visita ai Bronzi di Riace: dopo le mostre al palazzo del Quirinale a Roma ed al Museo archeologico nazionale di Napoli, approdano al Museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria
I bronzi ritrovati nell’estate 2022 nel Bagno grande del Santuario termale etrusco e romano del piccolo centro in provincia di Siena rimarranno a Reggio fino al 12 gennaio 2025.
Lo scavo stratigrafico ha portato alla luce il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo.
Riproduzioni di parti anatomiche, offerte per chiedere alle divinità la salute o ringraziare di una guarigione, e statue realizzate secondo i canoni della cosiddetta mensura honorata (alti tre piedi romani, equivalenti a circa un metro), che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro o i fedeli dedicanti.
È l’acqua l’elemento comune tra i due ritrovamenti, dei Bronzi di Riace e dei Bronzi di San Casciano
La gran parte di questi pregevoli reperti si data tra il II e il I secolo a.C., un periodo storico di grandi trasformazioni che vede la definitiva romanizzazione delle potenti città etrusche.
“Reggio è stata un po’ una scelta obbligata da subito – ha dichiarato Massimo Osanna, direttore generale dei Musei -. La scoperta di San Casciano è stata subito associata a quella dei Bronzi, non dal punto di vista qualitativo, ovviamente, ma come scoperta di bronzi importanti. È bello vederli qui, anche per capire come cambia il mondo fra due capolavori del quinto secolo e che dovevano trovarsi in un grande santuario greco e queste statue oggetto della devozione privata di una élite”.
“Durante la loro permanenza a Napoli, abbiamo pensato di farli arrivare a Reggio – ha rivelato il direttore del Muso archeologico nazionale di Reggio Calabria Fabrizio Sudano – Sono reperti che riescono a raccontare quello che succedeva nel santuario antico. Per noi è fonte inesauribile di conoscenza. Racconta della quotidianità, della sacralità degli oggetti e dei riti che si svolgevano nel santuario, in un luogo lontano dalla Magna Grecia, dalla Calabria, ma molto vicino a noi a livello di riti e di rituali. Sarà un confronto ravvicinato con i bronzi di Riace di cui tanto si parlò allora, all’epoca del rinvenimento. Ma sono contesti, statue e oggetti completamente diversi che dialogano perché fanno parlare finalmente dell’antichità in modo diverso ma con lo stesso intento, quello di valorizzare l’immenso patrimonio culturale italiano”.
“Per noi, oggi, aver avuto l’opportunità di portare i Bronzi di San Casciano dei Bagni qui, è una grande emozione – ha commentato Agnese Carletti, sindaca di San Casciano dei Bagni -. Si tratta di un parallelismo che tutti abbiamo fatto. Sappiamo che è un parallelismo fatto con l’anima. Ci sono delle differenze infinite. Farli incontrare significa un po’ raccontare all’Italia, il patrimonio incredibile che abbiamo”.
La mostra è stata promossa dal Ministero della Cultura e realizzata dalla Direzione generale dei Musei del Mic, guidata da Massimo Osanna, con il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria.
“È l’acqua l’elemento comune tra i due ritrovamenti, dei Bronzi di Riace e dei Bronzi di San Casciano – ha ricordato Jacopo Tabolli, dell’Università per Stranieri di Siena e responsabile scientifico degli scavi -. Nel nostro caso è un’acqua calda a quarantuno gradi nella quale per ottocento anni, prima gli etruschi e poi i romani hanno compiuto le loro azioni rituali e votive all’interno di una vasca sacra”.