Compie 20 anni l’Incubatore del Polo tecnologico di Navacchio, che dal 2003 ad oggi ha visto crescere circa 100 imprese mentre sono state valutate oltre 600 idee imprenditoriali. Un vero e proprio “vivaio” di tanti talenti prodotti dagli atenei e dai centri di ricerca del territorio e da chi ha deciso di scommettere sulla propria idea e di farne un’azienda.
Nel suo percorso, spiega una nota, la struttura, oggi certificata Mimit, è cresciuta e si è adattata ai cambiamenti della società e del mercato, performandosi a seconda delle necessità e delle esigenze delle startup. Ha ricevuto oltre 40 tra premi e riconoscimenti importanti, nazionali e internazionali. Nel 2011 è stato decretato il miglior centro del mondo per quanto riguarda i servizi offerti alle start up. Ha raddoppiato i suoi spazi, oltre 1.200 metri quadrati tra uffici dedicati e aree comuni, rispetto ai 600 del 2003.
“La sfida più interessante è aiutare chi ha voglia di innovare a non sbagliare strada – sottolinea Silvia Marchini, responsabile dell’area startup del Polo tecnologico -. Dal 2003 ad oggi la percentuale di successo delle startup che sono passate dal nostro incubatore è del 85%. Con molte di loro, oggi aziende solide e ben posizionate sul mercato, lavoriamo ancora“.
Secondo il presidente del Polo tecnologico di Navacchio, Andrea Di Benedetto, l’ente “si sta muovendo su tre fronti: il deep tech, ovvero le tecnologie rivoluzionarie”, “l’open innovation, per la trasformazione del Made in Italy: le tecnologie delle nostre startup possono accelerare i processi di innovazione delle aziende tradizionali, anche di piccola e media dimensione” e “le startup ibride, la via italiana alle startup: dai percorsi di open innovation, infatti, possono nascere startup ibride, con modelli digitali che rivoluzionino i settori tradizionali grazie ad approcci totalmente nuovi. Solo ‘unendo questi puntini’ le startup saranno i vettori di una rivoluzione epocale”.