L’invasione russa dell’Ucraina è nata come “operazione speciale” nella notte fra il 23 e il 24 febbraio: secondo le intenzioni del presidente russo Vladimir Putin con l’obiettivo di “smilitarizzare il Paese” e “proteggere il Donbass“. Ma cosa si nasconde dietro le parole di Putin, quali sono le reali mire e soprattutto cosa succederà dopo l’attacco sfugge ancora oggi alla comprensione della maggior parte delle persone.
Serena Giusti, docente di relazioni internazionali alla Scuola Sant’Anna di Pisa, conosce bene la realtà dell’Est Europa e ha dedicato parte dei suoi studi e delle sue ricerche proprio alla Russia.
“Putin cerca di riconquistare un paese come l’Ucraina così importante non solo sotto il profilo economico ma anche da un punto di vista simbolico” sottolinea la docente ripercorrendo i fatti degli ultimi otto anni: i passi compiuti dall’Ucraina dopo la rivolta di piazza Maidan culminata con la cacciata dell’allora presidente Viktor Janukovyč per avvicinarsi all’Unione Europa e i successivi tentativi, senza successo, di aderire alla Nato.
“L’attacco all’Ucraina nasce con l’intento di destabilizzare il paese e di generare crisi in Europa e nel sistema internazionale” puntualizza ancora la Giusti. Putin sfrutta alcuni elementi di debolezza: “gli Stati Uniti attraversano un momento difficile: il presidente Joe Biden non gode di un ampio consenso nel suo paese e a livello internazionale non ha ancora superato quanto avvenuto in occasione della ritirata dall’Afghanistan“. Il mondo invece esce da una pandemia che ha molto indebolito le economie dei vari paesi.
“Nel momento in cui gli altri paesi sono concentrati sugli aspetti di politica interna, Putin ha scelto di riasserire il proprio ruolo e al tempo stesso di far capire che la Russia è disposta a utilizzare lo strumento militare” prosegue nella sua analisi la docente della Scuola Sant’Anna di Pisa.
A livello internazionale, anche tra gli esperti, non ci si aspettava un attacco del genere. Soprattutto in questo momento. Di fatto Russia e Ucraina vivevano una situazione di conflitto già da più di otto anni nell’area del Donbass.
“Le esercitazioni militari venivano interpretate come segnali forti per arrivare a riaprire un negoziato – insiste ancora la docente – Forse c’è stato un scontro interno al Cremlino e una forte pressione dalla parte militare dell’ex Kgb. Questo è quello che possiamo immaginare“.
Una decisione che potrebbe essere partita quindi da un atto irrazionale, ma che ha una sua precisa finalità e viene perseguita sistematicamente: “certo, l’obiettivo nel lungo periodo potrebbe danneggiare la Russia. La situazione economica non è delle migliori, c’è stata una pandemia che li ha colpito duramente e di cui sappiano poco“. D’altro canto è evidente che Putin ha messo
Gli scenari che si aprono secondo la studiosa della Scuola Sant’Anna passano dal tentativo di destabilizzazione per un cambio di leadership all’annessione dell’Ucraina alla Russia. In queste fasi concitate è ancora difficile capire quello che potrà avvenire.
Per l’Unione Europea l’unica strada possibile è quella delle sanzioni, strategia già messa in atto dopo l’annessione della Crimea. “Le sanzioni non hanno potere deterrente, sono uno strumento simbolico. Vedremo con che gradualità verranno applicate. Di fronte alla gravità della situazione si può immaginare che il fronte sarà più unito di quanto avvenuto in passato. Gli stati membri non possono tirarsi indietro anche se è evidente che ci saranno alcuni, come la Germania, la Francia e l’Italia che pagheranno di più questa scelta” ammette la studiosa.
Per l’Italia il contrappeso economico è già evidente tra il rincaro dell’energia e la salita dei prezzi di alcuni generali alimentari. “L’Ucraina è un paese di passaggio per gasdotti e oleodotti e dunque ci potrebbero essere interruzioni nell’afflusso di beni energetici per l’Europa stessa – fa notare Giusti – L’Italia importa il 40 per cento del fabbisogno dall’Ucraina“. Insomma risvolti economici e sociali non tarderanno a farsi vedere con l’innalzamento dei costi delle materie prime.
“Il conflitto va a esacerbare una crisi già in atto, causando disagio sociale ed economico. Fenomeni – conclude Giunti- che si andranno a incrementare“.