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Gregorio Paltrinieri si racconta agli studenti di Unisi: tra vittorie, sconfitte e lo spirito olimpico

Il nuotatore plurimedagliato è stato protagonista di un incontro con gli studenti e le studentesse dell’Università di Siena condividendo la passione e alcune riflessioni sullo sport e i suoi valori

L’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Siena è stata teatro di un incontro speciale con Gregorio Paltrinieri, campione olimpico di nuoto, protagonista dell’evento “Lo spirito olimpico. Il mondo in gioco: quando Nike era una dea”. Accanto a lui, personalità accademiche e istituzionali hanno esplorato i valori universali dello sport, il senso del riscatto, e l’importanza di saper affrontare vittorie e sconfitte con lo spirito giusto.

Paltrinieri ha offerto al pubblico, composto in gran parte da studenti, uno spaccato sincero del suo percorso umano e professionale, alternando aneddoti personali a riflessioni sul significato della competizione. “Io voglio che sia un gioco, voglio trovare piacere da questo,” ha dichiarato con passione. Un approccio che per il campione è essenziale, anche quando il risultato non è quello sperato: “Alle ultime Olimpiadi ho fatto una delle migliori gare della mia vita, ma sono arrivato secondo. Quel giorno, il mio avversario ha battuto il record del mondo. Non posso controllare tutto, e va bene così: fa parte del gioco.

La sfida come motore di crescita

Paltrinieri ha raccontato di come la sua carriera sia stata scandita da una continua ricerca di stimoli. Dopo anni di successi in piscina, tra cui un periodo imbattuto di quattro anni nei 1500 metri, ha deciso di cimentarsi nel nuoto in acque libere. “All’inizio ero scarsissimo,”ha ammesso con un sorriso. “Venivo battuto da specialisti che facevano solo quello. Ma questa nuova sfida mi ha tenuto attivo, mi ha fatto crescere.” Il passaggio alle acque libere, inizialmente un territorio sconosciuto, si è rivelato fondamentale per alimentare la sua passione per lo sport. “Mi sono buttato in qualcosa dove non ero bravo, e ho cercato di farlo diventare mio. È facile fare bene solo quello che già ci riesce. La differenza la fa trovare soluzioni quando le cose non vanno.”

Vittorie, sconfitte e il senso del limite

Raccontando i momenti difficili, Paltrinieri ha offerto una visione matura e sfaccettata della competizione. “Posso vincere una medaglia d’oro e non sentirmi soddisfatto, oppure arrivare quarto e sapere di aver fatto tutto il possibile. Non possiamo essere definiti solo da una gara o da un risultato.” Ha poi sottolineato l’importanza di mantenere un equilibrio mentale, accettando le sconfitte come parte del percorso: “Non lasciate che siano le cadute a definirvi. Se oggi perdo, domani ci riproverò.

Il valore del team

Pur praticando uno sport individuale, Paltrinieri ha ribadito quanto sia cruciale il supporto degli altri: “Non avrei mai potuto raggiungere certi risultati senza le persone che mi hanno sostenuto: famiglia, amici, compagni di squadra. Anche se in acqua ci sono solo io, il lavoro di squadra è fondamentale.”

Un messaggio per i giovani

Nel corso dell’incontro, Paltrinieri ha condiviso un consiglio per i più giovani, invitandoli a trovare nella passione e nella perseveranza la spinta per affrontare ogni sfida. “Io sono ossessionato da quello che faccio. Se entro in piscina, lo faccio con l’idea di dare il massimo. Ma ho imparato che lo sport non è una questione di vita o di morte: ogni giorno possiamo migliorare, e questo basta per sentirci soddisfatti.

Tra aneddoti personali, riflessioni profonde e un dialogo aperto con il pubblico, Gregorio Paltrinieri ha dimostrato che lo spirito olimpico non si misura solo in medaglie, ma nel coraggio di mettersi in gioco ogni giorno.

Un futuro da scrivere

Gregorio Paltrinieri non si pone limiti e guarda con determinazione al futuro. “Ormai i miei obiettivi seguono quasi dei cicli di vita. Ero arrivato a Parigi pensando solo al 2024, puntando a performare al meglio in quell’Olimpiade, e solo dopo avrei fatto il punto sul futuro. Negli ultimi mesi, però, ho riflettuto tanto e mi sono reso conto che nuotare – anzi, competere – mi piace ancora tantissimo. Certo, quattro anni per una programmazione sportiva sono tantissimi, ma se decido di continuare è per puntare a qualcosa di importante: il 2028 è nel mirino. Voglio provare ancora una volta“.

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